Parte senza titolo 11

2.1K 10 0
                                    

A tanto mi ero ridotta, pensai mentre tornavo a casa dopo aver ridato i soldi ai tre bulli, a vendere la fica e la bocca in cambio dei soldi destinati a mio figlio, che insieme a chissà quanti altri veniva derubato ogni giorno affinché quei ragazzi potessero spassarsela con me in barba a ogni regola, ogni morale, e all'ultimo briciolo di decenza che chissà come ero riuscita a perdere.

Prima di andarmene via avevo giurato ai tre ragazzi che se mai avessero raccontato ad anima viva quel che gli avevo permesso di fare fino a quel giorno, e che dal quel giorno in poi si sarebbero ovviamente scordati, non solo gli avrei tagliato le palle e gliele avrei fatte ingoiare, ma avrei anche detto a chiunque, compresi i loro genitori, degli spinelli che li avevo sorpresi a fumare nei bagni dell'ultimo piano, e di tutte le altre loro bravate di cui non solo io ero al corrente.

Due dei bulli capirono subito che la pacchia era finita, e solo uno provò a fare il giorno dopo una battuta su come il preside non avrebbe gradito il mio dietrofront, e di conseguenza il loro tornare a spadroneggiare ai danni degli altri studenti e del buon nome del liceo.

Fu allora che, mentre già mi preparavo a mollargli un ceffone, in mio soccorso venne Marcello, che pur essendo in fondo la causa di tutti i miei guai, finalmente aveva deciso di riparare almeno in parte a quel che aveva combinato.

"Se vi ripesco a infastidire Milena o qualcun altro giuro che vi chiudo nel ripostiglio e non vi tiro fuori prima di una settimana," gli disse puntandogli contro una scopa, prima di spiegare a tutti e tre che con quella scopa avrebbe provveduto a fargli scoprire, per dirla molto più elegantemente di come gliela disse lui, le gioie e i dolori del sesso anale con un bastone di legno.

I tre bulli si dileguarono in men che non si dica, e guardandoli andar via avrei giurato che tutti e tre tenessero le chiappe ben strette dopo la minaccia di Marcello. Il quale, appena restammo da soli e dopo che lo ringraziai per il suo intervento, rispose dicendo che era il minimo che potesse fare. Dopodiché mi disse anche altro.

"Non te l'ho mai detto prima, Milena, ma da quando sei entrata qui dentro mi hai cambiato la vita, e se è successo quel che è successo è solo perché non ho saputo come reagire a qualcosa che non provavo per una donna da più di trent'anni."

Oltre a quella, quel giorno, Marcello disse tante altre sciocchezze, una più grande dell'altra, e anche se mentre parlava non sentivo praticamente neanche una parola, decisi comunque di farlo parlare, pensando che avesse solo voglia di sfogarsi e di sentirsi meno in colpa per quel che era successo. Dopo tutto era la stessa voglia che avevo anch'io, e a soddisfarla non sarebbe certo servito l'amore di un bidello che non sapeva quel che diceva, e che se anche lo avesse saputo non sarebbe di certo arrivato lontano. Di certo non con me, e non solo perché sbagliare una volta mi era più che bastato.

La bidellaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora