Parte senza titolo 6

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Il perché del suo essere lieta lo capii il giorno dopo, quando dopo aver portato a casa Diego, più che altro per evitare che Marcello mi venisse di nuovo in bocca, preparai il pranzo a mio figlio e la cena per quando Marco sarebbe rientrato dal lavoro, quindi riuscii di casa dopo neanche due ore per recarmi a casa della Martini, dopo averle telefonato al numero che mi avevano dato in presidenza.

Dopo avermi fatto entrare in casa, la professoressa mi accompagnò in salotto, dove sedendosi sul divano mi fece accomodare sulla poltrona di fronte. Così che, prima ancora d'iniziare a parlare, appena allargò le gambe potei accorgermi di come sotto la gonna non indossasse nulla.

Quando vide che me n'ero accorta, la Martini decise di andare subito al sodo. "Sai, Milena, è da ieri pomeriggio che ci penso," disse guardandomi negli occhi prima di versarsi un po' di tè. "Se uno come Marcello può prendersi la libertà di spassarsela con una bella signora come te, perché non dovrei farlo anch'io?"

Prima di cercare di comprendere a fondo quelle parole aspettai che versasse del tè anche a me, ma quando la vidi iniziare a bere e allargare ancor più le gambe, mi resi subito conto che non c'era molto da capire, né tantomeno da rispondere.

"Vedo che alla fine un'idea sbagliata se l'è fatta e come," riuscii finalmente a ribattere, e in tutta risposta lei posò su un tavolino il suo bicchiere, quindi si tirò su la gonna fino a scoprirsi completamente la passera.

"Mia cara, un'idea non potevo non farmerla," confermò mentre mi faceva segno di avvicinarmi. "E l'idea è che anche se il tuo periodo di prova è finito, non vuol dire che tu abbia il diritto di trasformare il nostro liceo in un bordello."

Stavo già per alzarmi e lasciarla da sola su quel divano quando la Martini si voltò verso la borsa che aveva di fianco, e invitandomi a non offendermi prese da un borsello cinquanta euro e posò anche quelli sul tavolino.

"Non la prendere sul personale," disse rivolgendomi un sorriso. "Volevo solo dire che certe cose è meglio farle a domicilio, al riparo da occhi indiscreti. Vero caro?"

Quando si voltò verso il corridoio mi voltai anch'io, e sulla porta vidi il bell'uomo di mezza età che doveva essere il marito della Martini.

"Io e Milena stavamo giusto per parlare delle insufficienze del figlio," disse lei sorridendo anche al marito, e facendomi capire una volta per tutte come non avessi modo di tirarmi fuori da quella situazione. "Sono sicura, però, che se glielo chiedi gentilmente potrà dedicare qualche minuto anche a te."

Sul tavolino si materializzarono altri cinquanta euro, e la Martini ci tenne a farmi sapere come grazie al suo stipendio e a quello del marito togliersi uno sfizio ogni tanto non era certo un problema. A farmi rabbia più di ogni altra cosa fu proprio la realizzazione di essere diventata di fatto una puttana, non solo agli occhi di un mio collega ma anche a quelli di una delle insegnanti di mio figlio. Mi fece più rabbia anche del sapore della sua fica bagnata, che iniziai a leccare senza poter dire nulla quando la Martini mi mise una mano sulla testa e se la spinse tra le cosce.

Non so perché quel pomeriggio mi fossi messa la gonna, ma so per certo che il marito della Martini non me ne sarebbe mai stato grato abbastanza. Mentre continuavo a lappare una fica sempre più calda e sempre più umida, sentii un'altra mano sollevarmi la gonna e scansarmi di lato gli slip, e dopo avermi passato due dita bagnate sulla passera, il marito mi spinse dentro un cazzo duro come un lampione.

Anche a quello non potei ribellarmi, ne andava non solo del mio lavoro ma del futuro scolastico di mio figlio, e anche se erano più di vent'anni che non leccavo una fica, da quando con un'amica ce l'eravamo leccata a vicenda per gioco, provai a farmelo piacere, passando la lingua sulle labbra e sul clitoride della Martini, che per non farmi smettere mi aveva intanto afferrato per i capelli. L'uccello del marito che mi martellava la passera riuscì quanto meno a distrarmi, e anche se non sarei mai riuscita a godere in una situazione del genere, e con quei cento euro in bella vista sul tavolino, quando sulla schiena mi arrivò una raffica di schizzi caldi quasi mi dispiacque che il marito fosse venuto così presto.

Anche se non vedevo l'ora di tornarmene a casa per farmi una doccia o più di una, la professoressa non aveva alcuna intenzione di mollare la presa sulla mia testa, che manovrava a suo piacimento come se la mia lingua non fosse altro che un vibratore.

Il marito non fu più di alcun aiuto, anzi, poiché l'unica cosa che gli venne in mente di fare, invece di tornare a scoparmi o quanto meno a sditalinarmi, fu alzarmi il maglione tirarmi fuori le tette e iniziare a smaneggiarle tanto per non annoiarsi.

Quando tornai a casa, senza che la Martini mi avesse detto una sola parola sulle insufficienze di mio figlio, riuscii a lavarmi e a nascondere i cento euro in un cassetto poco prima che Marco arrivasse per cena. Quando Diego andò a letto e restammo da soli in salotto, per sentirmi meno in colpa e sentirmi ancora una moglie e non una puttana da due soldi, infilai una mano sotto il pigiama di mio marito, dimostrando più a me stessa che non a lui come nonostante tutto fossi ancora sua e sua soltanto, intenzionata com'ero a tirargli fuori l'uccello per succhiarglielo come non glielo avevo mai succhiato prima. Purtroppo, però, quella giornata aveva in serbo per me ancora un'ultima umiliazione, e come faceva sempre più spesso ormai da qualche mese a quella parte, Marco spinse via la mia mano dicendo di essere troppo stanco anche per quello.

Ai brutti pensieri che mi affollavano la testa e di cui non potevo che incolpare me stessa, si aggiunse anche il sospetto che Marco si fosse trovato un'amante, e non mi restò che lasciarlo alla sua partita in diretta e andarmene a letto, pur sapendo benissimo che quella notte non avrei dormito neanche un minuto.

La bidellaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora