19 LIV.

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La pace della libreria è tutto ciò di cui avevo bisogno: la notte passata è stata un incubo ad occhi aperti per non parlare della mattina.

I pensieri sembravano perseguitarmi, avvolgendo ogni tentativo di concentrazione con un velo soffocante. La mia mente tornava a quella sera, al Bit. Verso lo sguardo perso di Noah e il sorriso sadico di quel criminale. Mi hanno tormentata.

Per non parlare poi della discussione di stamani, con quel pallone gonfiato di Perkins. 

Questo posto, con il suo odore di carta e legno, è un pò il mio rifugio, penso mentre osservo la luce soffusa che filtra dalle ampie finestre, creando un'atmosfera calda e rassicurante, quasi magica.

Durante l'arco della giornata ho provato a tenere lontani quei pensieri, con tutte le mie forze, fallendo miseramente. Sono chiusa in questo sgabuzzino da un po' ma sono anche arrivata in fondo alla pila di libri che avrei dovuto catalogare ed esporre.

Non vedo Logan da stamani, quando ho rifiutato categoricamente uno strappo a lavoro. Siamo partiti col piede sbagliato perché siamo incompatibili: lui è un muro di cemento armato mentre io, con lui, sembro essere fatta di cristallo. E per evitare di sbriciolarmi, tiro fuori il peggio di me. Nonostante ieri notte sia venuto a casa mia per assicurarsi che fosse tutto ok, non ho fatto altro che comportarmi da stronza per tutto il tempo.

Liv, quello è uno stronzo e lo sai.

Lo so, ma ieri notte, quando l'ho trovato addormentato sul tavolo mentre sognava...

Cosa nascondi, Perkins?

Dopo aver rifiutato il passaggio, la colazione e il suo aiuto, è sparito del tutto.

La giornata è trascorsa serenamente e, nonostante ami il lavoro in libreria, non vedo l'ora di tornare a casa: controllo che sia tutto a posto prima di spegnere le luci e sospirare profondamente. Il silenzio che riempie la libreria al tramonto è quasi mistico, ogni scaffale sembra respirare con me, condividendo le mie mille paranoie.

Devi smetterla di pensare a lui.

La porta si sta chiudendo alle mie spalle quando mi accorgo di una piccola scatola appoggiata a terra con accanto una busta chiusa:

"PER LIVIA EVANS"

Un brivido freddo mi corre lungo la schiena facendomi trasalire e il mio pensiero corre dove non dovrebbe, lasciandomi stampato in faccia il classico sorriso della povera imbecille perché la mia mente corre dove non dovrebbe.

Non può essere stato Perkins...

Mi accuccio per raccogliere la scatola, sentendo le mani tremare e il cuore battere freneticamente, mentre la gola mi si stringe dall'ansia. Devo trovare un modo per controllare le mie emozioni, altrimenti rischio di perdere completamente il controllo. 

Tienilo lontano, ti farai male!

Chiudo gli occhi e con una mano agitata sollevo il coperchio della scatola: ma ciò che trovo al suo interno mi fa gelare il sangue nelle vene.

Una foto.

Io, insieme a Kim, mentre aiutiamo Noah a scendere dall'auto proprio davanti a casa mia.

MERDA!

Con mano tremante apro la busta e ogni dubbio viene spazzato via dalle parole scritte nero su bianco:

"TU SARAI LA PROSSIMA, BAMBOLINA".

Il terrore arriva dritto al cuore passando, in primis, dalle gambe alle braccia.

Sono loro.

Non so che diavolo fare: il sole sta tramontando, ormai lo fa sempre prima e questo gioca a mio sfavore. 

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