«Non sai niente, Evans! Ti illudi di saper leggere le persone, ma non sei nemmeno capace di comprendere te stessa!»
Quelle parole mi esplodono nella mente come schegge, mi rubano il respiro e incendiano il sangue nelle vene.
Non sono abbastanza. Non lo sarò mai.
Stronzo. Maledetto, arrogante bastardo.
Lo odio.
Odio il suo modo di essere così ostinatamente sé stesso, come se non esistesse altra realtà se non quella che si è costruito. E io, così stupida da pensare di potermi avvicinare a lui, di potermi illudere che in qualche modo sarei stata diversa, speciale.
Ma non c'è nulla di speciale in me.
Tutto è sbagliato, da cima a fondo. Non ho niente da tentare, niente da sperare. Lui prende quello che vuole, senza compromessi, senza mezze misure.
E ciò che desidera è lontano anni luce da me, da tutto ciò che sono e che non sarò mai.
Che stupida.
Patetica, ridicola. Se solo avessi avuto dietro le chiavi del mio pickup, sarei scappata da qui, da lui e da tutto quello che rappresenta. Ma le chiavi, ovviamente, sono rimaste nella mia borsa, in camera.
Bloccata. Intrappolata.
Questo giardino, vasto e sconfinato, non può nascondermi a lungo. Devo trovare un posto lontano dalla sua presenza soffocante. Stringo i pugni guardandomi attorno, cercando disperatamente una via di fuga. In lontananza, vedo il confine del bosco che avvolge il retro della casa. Lì, tra quegli alberi, potrei scomparire, almeno per un po'.
Senza pensarci troppo, mi addentro a passo rapido in quella boscaglia fitta e verde, ignorando il cielo nero che si addensa sopra di me, minacciando tempesta. Le nuvole si gonfiano, pesanti, e so che presto scoppierà un temporale. Probabilmente pioverà così tanto che perderò ogni traccia del sentiero e non saprò più come tornare indietro.
Ma chi se ne frega. Io non voglio tornare indietro.
Voglio solo stare da sola e affrontare il disordine che mi porto dentro, facendo i conti con me stessa. Con la Liv inconsapevole che vive dentro di me e che si ostina a farmi battere il cuore quando penso a quella testa di cazzo.
Come può una persona così detestabile riuscire a infiltrarsi sotto la mia pelle in questo modo?
Devo metterle un freno, o finiremo entrambe per sbandare e schiantarci contro un muro, e lo faremo da sole, senza nessuno che ci tiri fuori dalle macerie.
Una goccia di pioggia mi cade sul naso, fredda e improvvisa. Un'altra mi colpisce sulla nuca, scivolando lungo il collo come un brivido gelido. La pioggia comincia a cadere, prima irregolare, poi sempre più fitta. Le foglie degli alberi, che all'inizio mi davano un minimo riparo, ora non riescono più a trattenere il diluvio che si sta riversando dal cielo. Le gocce rimbalzano sul terreno umido, creando piccoli rivoli di fango. La mia maglia è già inzuppata, i capelli appiccicati alla fronte, ma continuo a camminare. Non mi fermerò, non ora.
«Merda, ci mancava anche l'acqua!» esclamo, fermandomi bruscamente nella mia corsa verso l'ignoto.
A pugni stretti, alzo lo sguardo verso il cielo plumbeo e minaccioso che avvolge la foresta in un mantello di ombre dense. Tutto sembra più cupo, più lontano dalla realtà. Ma c'è qualcosa di strano in questo momento, qualcosa che mi trattiene.
Per la prima volta dopo ore, forse giorni, sento che riesco a respirare.
Un respiro profondo, liberatorio, come se tutta l'aria trattenuta dentro di me stesse finalmente trovando una via di fuga. La pioggia, che ora mi scorre sul volto, sembra quasi accarezzarmi. Non è più solo acqua che mi bagna, è una sorta di liberazione. Si, in questo attimo sospeso, mi sento finalmente libera. Un piccolo frammento di paradiso nel mezzo dell'inferno interiore.
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HEARTBEATS-OUT
RomanceEsistono amori che vengono al mondo fragili e deboli, che la vita mette a dura prova, Tom e Mary lo sanno, l'hanno vissuto sulla loro pelle. Purtroppo, il tempo ha deciso per loro. Ma, nonostante tutto, quegli amori, non muoiono mai e forse, quando...