57 LIV.

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I lampi squarciano la stanza, illuminandola come un palcoscenico mentre cerco di aiutare Kim a prendere sonno.

Le accarezzo dolcemente i capelli, le dita che scorrono tra le ciocche setose, mentre le racconto tutto quello che è successo nel locale: dall'incontro inaspettato con Alek, il suo fascino magnetico e i suoi occhi penetranti, fino allo scontro acceso con Logan, un confronto che mi ha fatto battere il cuore.

E non solo.

Naturalmente, ometto il dettaglio su quanto fossi pronta a farmi scopare contro quella porta, un pensiero che preferisco tenere per me.

Siamo distese su quello che, per stanotte, sarà il suo letto, con Kim accoccolata sul mio petto, come due amiche pronte a godersi una serata in puro stile pigiama party. Mi piace un sacco perché mi fa tornare alla mente le notti in bianco passate a ridere con le mie amiche, in Italia, mentre ci raccontavamo i segreti più profondi e imbarazzanti, con il mondo fuori che sembrava sparire.

«Questo Alek sembra tanto interessante quanto pericoloso, devo ammetterlo...» mi dice, mentre un ampio sbadiglio si fa strada sulle sue labbra.

«Peccato che sia il capo di un clan di spacciatori e papponi...» ribatto con un sorriso, continuando a far danzare le dita tra le sue ciocche brune. La nostra risata risuona nella stanza e per un attimo dimentichiamo tutto.

«Liv, non mi piace...», dice con un altro sbadiglio che le sfugge dalle labbra. «Non mi piace per niente questa situazione...».

Cerca di tenere viva la conversazione, ma il suo sforzo è vano: gli occhi si chiudono lentamente, come se fosse già in viaggio verso un altro mondo, mentre le parole le escono con un leggero ritardo, come se le dimenticasse poco prima di pronunciarle. È Morfeo che la avvolge, portandola lontano dalla realtà.

Con una delicatezza che non sapevo di avere, le sfioro la fronte con un leggero bacio, poi le sussurro all'orecchio: «Dormi, Kim. È stata una lunga notte. Ne riparleremo domani».

«Ti voglio bene, Liv. Sono felice di averti incontrata», mormora, le sue ultime parole cariche di affetto prima di cadere in un sonno così profondo che neanche una bomba riuscirebbe a risvegliarla.

«Te ne voglio anche io», le sussurro all'orecchio, certa che non abbia sentito neanche una parola, visto che ha già iniziato a russare.

Mi alzo con delicatezza, le rimbocco le coperte e spengo la luce della abat-jour in totale silenzio, per poi uscire dalla sua camera. Prima di chiudere la porta, mi fermo un attimo appoggiata allo stipite, concedendomi un momento per apprezzare questa amicizia nata per caso, ma così autentica.

La guardo abbracciata al suo cuscino con quel leggero sorriso che ha disegnato sulle labbra e che mi stringe il cuore.

«Grazie di tutto...», dico a bassa voce, mentre richiudo la porta con cura, lasciandola lì, al sicuro da ogni cosa brutta che potrebbe capitarle per causa mia.

Raggiungo la mia camera, desiderosa di spogliarmi e di tuffarmi sotto la doccia per lavare via il disgusto che mi ha assalita stanotte, in quell'inferno.

Prima di farlo, però, afferro il cellulare, sperando di trovare un messaggio di Logan. Fisso lo schermo, mordendomi il labbro, ma la mia speranza si affievolisce quando non vedo nemmeno un piccolo pallino rosso sull'icona dei messaggi

Lancio il cellulare sul letto, decisa a scacciare questi pensieri per almeno qualche minuto. Entro in bagno, apro il rubinetto e lascio che l'acqua scorra fino a raggiungere una temperatura bollente, mentre il vapore inizia a riempire l'ambiente, trasformando il tutto in una nuvola avvolgente.

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