59 LIV.

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Sono a corto di fiato e mi manca l'aria ma se smettesse di baciarmi non riuscirei a respirare affatto.

Cosa diavolo stai facendo, Liv?

Per la prima volta, vivo.

Mi tremano le mani, sudate e impazienti, tanto da non riuscire nemmeno ad afferrare un singolo bottone, per farlo scivolare via dall'asola della sua camicia bianca, una sfida che risulta impossibile.

La stoffa liscia, sotto le dita, sembra ridere di me, ed è l'unica cosa che mi separa dalla sua pelle che desidero toccare con una voglia che mi toglie il fiato. Maledetta!

«Non qui.» geme sulle mie labbra, afferrandomi le mani e impedendomi di spogliarlo.

Poi mi travolge con un bacio più intenso, andando più in profondità, mentre sento la sua erezione premere contro di me, innescando una scossa che attraversa ogni cellula.

Dall'anima fino alla pelle.

Lo voglio, Dio, se lo voglio, più di qualsiasi altra cosa al mondo.

Ma quella piccola e fragile, razionale parte di me cerca disperatamente di resistere, di ricordarmi che, forse, potrei ancora salvarmi.

«Siamo sempre in tempo, forse dovremmo fermarci e...» riesco a mormorare, mentre la sua lingua cerca la mia con una fame che mi manda in pezzi.

«Non ci pensare nemmeno, mostriciattolo!» ringhia contro la mia bocca con un tono che sembra una specie di comando autoritario misto al gioco.

Quella parola mi fa sussultare, eccitata e persa nella sua presa, senza più scampo.

«Ti prego, Logan...» la mia voce è un sussurro che non riconosco, una richiesta che mi sfugge senza che io riesca a capirne il motivo.

Non riesco a pensare, posso solo sentire.

Le sue mani, calde e sicure, scivolano sotto la maglia, sfiorandomi la pelle, risalgono lentamente fino al petto.

Le dita mi accarezzano i capezzoli, delicate ma decise, mentre con la bocca traccia una scia di baci sul mio collo, scatenando brividi che sembrano cancellare ogni minimo pensiero.

«Cristo, Liv...» sibila con voce roca, fermandosi per un attimo, con il respiro teso, come se faticasse a contenere tutto ciò che prova.

«Ti voglio dal primo momento in cui ti ho messo gli occhi addosso» confessa.

Mi sto sciogliendo.

Le sue parole mi fanno sciogliere, mi sento liquida come una pallina di gelato che si arrende sotto il sole cocente di luglio e che si schianta a terra.

In questo momento, fissandolo negli occhi, prendo in considerazione la possibilità di essermi sbagliata: forse ci tiene davvero a me, forse non sono solo un'avventura di una notte.

Potremmo esistere. Potremmo?

«Io...» cerco di dire qualcosa, con il cuore che mi batte in gola.

Non posso dirgli "ti amo"!

Non così, non ora, è impossibile!

Quindi, resto in silenzio, guardandolo, mentre il suo pollice scivola lentamente sul mio labbro, gonfio e ancora pulsante. La sua mascella è contratta, gli occhi sono fissi su di me, così penetranti che è come se riuscissero a leggermi dentro, spogliandomi di ogni timore che mi attanaglia in una morsa.

Il petto si alza e si abbassa velocemente, anche il mio battito sembra esplodere all'unisono con il suo. Ogni secondo che passa, il suo viso così vicino al mio, rende chiaro ciò che siamo in questo istante: due persone che si perdono l'una nell'altra, senza possibilità di scampo.

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