Una settimana dopo...
[Francesco]
Un'altra domenica ad annoiarsi.
Fare il bravo ragazzo faceva schifo, perché era una noia mortale.
Durante l'anno precedente, Francesco aveva seguito, svogliatamente, il corso preparatorio alla cresima. Sua madre non è che fosse di quelle fissate con la religione (aveva qualche compagno combinato così, ma casi sempre più rari), ma teneva a certe cose. La comunione, la grande festa, certo, era un'occasione importante e una scusa per riunire la famiglia, che poi non è che fossero numerosi, con papà figlio unico e i nonni soli, mentre dal lato di mamma aveva diversi cugini, ma nessuno della sua età. Per suo padre, e anche per lui, poteva finire lì. E invece no: dopo qualche anno, era tornata all'attacco, doveva fare la cresima, non si poteva più rimandare, e togliersi il pensiero.
Avevano discusso, del resto a dodici anni aveva già imparato a impuntarsi. Sua madre aveva fatto ricorso a ogni argomento possibile: è un modo per fare conoscenza, non hai altri impegni oltre la scuola, non puoi stare sempre chiuso in casa. Capirai: usciva da casa per chiudersi in uno dei locali della chiesa a dieci minuti di strada a piedi. E ancora, ma lo fanno tutti, ci sono i tuoi vecchi compagni della comunione. Sì, bambini che nemmeno ricordava più, come anche i compagni delle elementari. Alle medie, in effetti, aveva ritrovato un gruppetto di compagne, dalle quali si era tenuto alla larga. E Giorgio, che anche alle medie s'era confermato un secchione. Già era tanto se si salutavano quando entravano in classe, ecco.
Poi, a cresima fatta, non contenta, aveva deciso che dovevano mantenere la buona norma, andare a messa ogni settimana. Dal sabato pomeriggio, di quando era piccolo, e che non tollerava più, una volta finito il corso di cresima, alla domenica mattina, ancora più insostenibile, dato che voleva dormire fino a tardi, fare colazione con calma, e giocare. E invece no: storie e liti di prima mattina, la colazione di corsa, la doccia, nemmeno il tempo di una partita alla play, poi via, a messa, e subito dopo, all'uscita a mezzogiorno, dritto a casa della nonna. Se andava bene, trovava i cugini, benché fossero o troppo piccoli per lui o troppo grandi. I piccoli gli si attaccavano a cozza, i grandi cercavano ogni scusa possibile per andare via appena dopo pranzato. Se andava male, non li trovava nemmeno.
La domenica immediatamente successiva alla sculacciata, aveva trovato solo i piccoli. Meglio che restar solo. I suoi genitori si comportavano come al solito, nulla lasciava immaginare fosse cambiato qualcosa in casa loro.
La domenica successiva, invece... c'erano i cugini più grandi. Che come al solito l'avevano punzecchiato, preso in giro, e poi, dopo la solite lite con lo zio, erano usciti, lasciandolo solo, ad annoiarsi. Del resto, non voleva stare in compagnia degli zii, le domande fastidiose dello zio. Ci mancava solo che capisse che era cambiato qualcosa. In effetti, aveva fatto qualche commento, per esempio quando, finito di mangiare, non s'era alzato come al solito, ipotizzando che fosse stato punito, ma i suoi avevano cambiato discorso.
Per il resto del tempo, s'era annoiato. Non poteva allontanarsi, stare da solo, al telefonino, non avendo altro con cui passare il tempo, sua madre lo sgridava. Almeno, suo padre lo lasciava stare in pace.
Degna conclusione di una settimana fastidiosa. La scuola era stata pesante. A turno, ogni professore aveva ripetuto la solita storia: datevi una svegliata, mettetevi sotto, quest'anno siete d'esami. Aveva avuto una enorme mole di compiti per casa, e siccome i suoi gli stavano col fiato sul collo (la mamma che controllava i compiti giorno per giorno e suo padre che la sera si faceva raccontare, quando mai s'era interessato dei compiti!, al massimo lo sgridava per le note), aveva davvero dovuto impegnarsi. E poi, suo padre continuava a minacciarlo di dargliele di nuovo, e davvero non voleva ripetere. In quel frangente, ormai più di una settimana prima, la sculacciata gli era sembrava una alternativa valida e da prendere in considerazione. Ma senza un'altra punizione, senza il confronto, la minaccia della sculacciata, sola opzione, non l'aveva per nulla rassicurato.
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L'antico rimedio
General FictionItalia, oggi. Una tipica famiglia: Saverio, papà spesso assente per lavoro, mamma Maria, armata di buone intenzioni e preoccupazioni, e Francesco, tredici anni all'inizio della terza media. Tra discussioni, conflitti tra genitori e figli, guai a scu...