9. Un passo falso

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[Francesco]

Non dormiva così bene da chissà quanto tempo. Si era persino svegliato, riposato e impaziente, e alzato al primo richiamo da parte di papà. Gli era parso secco e impaziente, più del solito, ma colmo di buon umore e senza più il sonno negli occhi, non aveva spazientito ulteriormente il padre, tirandosi su e preparandosi per andare a scuola.

C'erano tutte le premesse per un'ottima giornata. Il modo in cui si erano concluse le cose faceva proprio pensare a una svolta positiva. Finalmente era stato ripagato di tutte le sfighe che gli erano capitate: la settimana di noia, frustrazione, impazienza, la nota, la domenica da solo dalla nonna senza alcuna traccia di cugini, e poi l'interrogazione a sorpresa, con quel 4 ingiusto e che avrebbe faticato a recuperare... ma poi, tutto s'era sistemato come per incanto. Sua madre non gli aveva rotto le scatole e aveva dato il permesso, poteva invitare i ragazzi, certo, gli aveva imposto le solite regole, ma nulla di problematico. E poi, che sorpresa, quando ormai aveva accettato di buon grado l'imminente punizione, un buon prezzo da pagare vista la situazione... suo padre l'aveva graziato! Gli aveva dato quattro schiaffetti sul sedere e poi l'aveva lasciato andare.

Era stato... bello, addirittura. Al punto che gli era venuto spontaneo, alla fine, saltare in braccio a papà, per la contentezza, senza imbarazzo. Tutta la tensione che aveva provato era svanita di colpo, s'era sciolta. S'era sforzato di mostrarsi collaborativo, come pure quel ragazzo sul sito gli aveva suggerito... e combattendo l'imbarazzo, quando suo padre gli aveva dato l'ordine di mettersi sulle sue gambe, si era mostrato davvero collaborativo, pronto ad abbassarsi il pigiama e le mutande, ma poi suo padre se l'era tirato addosso così, vestito, quattro colpi e via.

A letto, cercando di dormire, aveva ripensato a quanto successo. Quel momento che aveva condiviso con suo padre era stato davvero particolare. Stare sulle gambe di suo padre, a prendersi quei quattro schiaffetti... che poi, schiaffetti non erano, glieli aveva dati forti, ma non aveva fatto male, davvero. Era stato intimo e... quasi come un gioco. Si era sentito più vicino, più unito a suo padre. E quel discorso, che non voleva punirlo per ogni voto brutto, che non era giusto. S'era sentito esplodere di gioia e di amore verso suo padre. Sua madre doveva prendere esempio! Invece, lo puniva ogni singola volta. Bastava anche un cinque e via la playstation. Suo padre aveva capito che non serviva a nulla punirlo. Sì... aveva detto che per le pagelle l'avrebbe punito ma insomma, c'era ancora tempo, ci avrebbe pensato al momento giusto.

Con quella decisa, solida ventata di ottimismo, poteva affrontare la giornata di scuola, che aveva inaugurato salutando i suoi quattro amici, impazienti di incontrarli a casa, quel pomeriggio. Gianluca continuava a esser incredulo, ma come hai fatto, chiedeva, ma non aveva certo voglia di raccontargli tutto; del resto, agli altri non importava. Nemmeno quando, a quarta ora, era stato chiamato in italiano, l'ottimismo poteva esser scalfito. Aveva racimolato un cinque e mezzo, che tirchia, ma per una cosa del genere i suoi al massimo potevano dargli una sgridata, nulla di più. Però s'era messo d'impegno a studiare... poteva dargli almeno la sufficienza piena. Per fortuna, la piccola delusione era stata subito compensata dall'ora di matematica: la professoressa aveva controllato i suoi esercizi, che aveva fatto insieme alla mamma, e aveva mostrato approvazione, erano tutti corretti.

Alla fine della mattinata, avevano guadagnato un pacchetto di compiti e verifiche programmate che rischiava di spazzar via il suo buon umore. Tema in classe, verifiche di storia, e pure un compito di inglese in classe.

"Certo che ne abbiamo da studiare per un mese intero, altro che una settimana", s'era lagnato. Gianluca gli aveva fatto eco, e Mattia, che s'era affrettato a raggiungerli all'uscita, li aveva richiamati all'ordine. "Oggi pomeriggio cominciamo subito a farli, così ci togliamo il pensiero e resta tempo per giocare, se vi mettete a cazzeggiare già all'inizio se ne va tutto il pomeriggio..." Giovi, però, era poco collaborativo in questo senso, e Alberto, come al solito, non s'era espresso.

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