11. Il posto di mamma

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[Mamma Maria]

Non era stato facile mantenere la calma, in quei momenti drammatici. Si era sforzata di restare lucida, vigile, pronta a scattare se necessario. Francesco e suo padre, tale padre, tale figlio, erano come impazziti, sembravano trasformati, degli sconosciuti. A Maria toccava l'ingrato compito di mantenere la calma, doveva restare l'unica persona in quella casa, almeno, a vedere le cose in modo razionale.

A conti fatti, quando l'emergenza era poi rientrata, Saverio rinsavito, e Francesco, pentito e remissivo, era stato punito a dovere, aveva compreso, in uno sprazzo di lucidità, la portata di quel cambiamento. Non si trattava soltanto di sostituire un mezzo di correzione con un altro, sculacciate anziché sequestri e divieti, no, era stato sostituito un intero metodo educativo, operazione che comportava una messa in discussione dei ruoli in famiglia. E quella messa in discussione si era posta come necessaria, perché stava cambiando tutto, Francesco cresceva, cambiava, e loro dovevano riadattarsi.

Non era più il suo bambino affettuoso, come lamentava spesso a Sara, a sua madre, pure a suo marito, benché certe cose non potesse capirlo, ci voleva una sensibilità femminile, solo un'altra madre poteva comprendere il dolore di quel distacco, vedere il proprio figlio, inizialmente parte di sé, del proprio corpo, diventare altro. Francesco faceva cose che non si aspettava, diceva cosa che la ferivano, rispondeva male, aveva improvvisi attacchi d'ira, reagiva stizzito per banalità assolute. E poi... certo, lo sapeva, era stata preparata, era stata adolescente anche lei, era cresciuta con due fratelli maschi, lei nel mezzo, intrappolata tra Giacomo, sempre in rotta con suo padre, ribelle, polemico, impaziente di andare per la sua strada, ed ecco che fine aveva fatto, era diventato il tipico padre tutto fumo e niente arrosto, teneva su quell'aspetto burbero, che incuteva timore a Francesco, ma con i figli non si impuntava, del resto, non aveva seguito le orme dei suoi genitori, no, a punire era sua moglie, che, come aveva provato anche lei, faceva la mamma moderna, distillava i 'no', cercava sempre di accontentare, premiava gli sforzi e soprassedeva sugli errori, i capricci, le sciocchezze, e Luca, bambinone, giocherellone, pasticcione, che oscillava tra piccolo di casa, viziato, coccolone, e adolescente senza freni, dalla vita facile e la strada spianata dai fratelli maggiori. E che sorpresa, quando era entrato a medicina, svelando il suo vero volto. E che sorpresa quando aveva confessato senza tanti fronzoli che sì, il giovane pediatra, l'adolescente scellerato, ebbro, disinvolto, era favorevole alle punizioni, i castighi, gli sculaccioni, convinto che la medicina più efficace fosse sempre quella più amara.

Credeva di esser preparata, e forse lo era... ma non era pronta. Sapeva cosa l'attendeva, con la crescita di Francesco, ma non era ancora pronta, esigeva altro tempo. Cresceva così in fretta... e quando, la prima volta, aveva avuto il sospetto, riconoscendo la puzza di fumo chimico in casa... aveva cercato in camera di suo figlio, quasi con la speranza di non trovare nulla. E chissà se quella speranza l'aveva abbagliata, al punto da fermarsi e ingannare se stessa, dicendosi che no, suo figlio non avrebbe mai tenuto nascosto una sigaretta elettronica. Parlarne con Saverio, al suo ritorno, significava riconoscere il problema, allargare la maglia del dubbio, del sospetto... e aveva preferito credere che fosse stato tutto un errore. E poi... poi Francesca gliel'aveva sbattuta in faccia, a tutti e due. L'aveva passata liscia, per la nota, per il quattro. Gli aveva dato il permesso di invitare i suoi compagni, per studiare... e questo era stato il risultato. Avevano fumato, e stavolta aveva cercato a colpo sicuro, mentre Francesco protestava e cercava in tutti i modi di fermarla. Poi, erano state le scuse, le giustificazioni ridicole... era solo per provare, diceva. Una sigaretta elettronica da 600 tiri! Solo per provare! Quella robaccia chimica, aromatizzata, era pure peggio, ma non voleva starla a sentire, era di nuovo trasformato nell'adolescente scontroso e provocatore. Aveva sentito il desiderio, l'impulso irrefrenabile di zittirlo, afferrarlo per un braccio, tenerlo fermo e scaraventargli sul sedere una raffica di sculaccioni fino a riportarlo indietro, un bambino buono e ubbidiente. Ma non l'aveva fatto, perché non spettava a lei, avevano deciso, non era quello il suo ruolo.

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