CAPITOLO 9 - SORRY IS THE HARDEST WORD TO SAY

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CAPITOLO 9 – SORRY  IS THE HARDEST WORD TO SAY

Non sono una persona perfetta
Ci sono tantissime cose che vorrei non aver fatto
Ma continuo ad imparare
Non ho mai voluto fare quelle cose a te
E quindi vorrei solo che tu sapessi

Che ho trovato una ragione per me,
Per cambiare quello che ero
Una ragione per iniziare da capo

E la ragione sei tu.

The Reason – Hoobastank

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Passarono tre giorni e la domenica arrivò. Eravamo sul tetto della scuola; il vento soffiava leggero. I Capelli di Keiko si affollavano davanti al suo viso rendendola, se possibile, ancora più bella del solito. Le avevo chiesto di venire sul tetto per parlare di quello che era successo tre giorni prima.

In classe mi aveva ignorato anche se io le avevo dato il solito calcetto sulla zampa della sedia. Aveva fatto finta che non esistessi ed era andata avanti così per tre snervanti giorni.

"Che c'è?" mi disse lei fredda. Non hai un gattino da andare a torturare?"

 Non hai un gattino da andare a torturare?"

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Me lo meritavo. Ora voleva punirmi. "Davvero pensi che sia quel tipo di persona?" le dissi

"No. Però sei uno stronzo"

"Questo è vero ed è per quello che sono qui"

"Per cosa? Perché sei uno stronzo? Non credo che la cosa possa cambiare sai?"

"Forse. Ma questo non significa che non me ne renda conto o che non possa chiedere scusa. Non sono così immaturo da non capire quando ho sbagliato e con te ho sbagliato."

Lei guardava da un'altra parte.

"Guardami Keiko"

"Meglio di no." Disse criptica

Dovevo prenderlo come un segno positivo? Forse anche lei andava in confusione quando mi guardava come capitava a me quando guardavo lei.

La presi per le spalle costringendola a guardarmi. "HO SBAGLIATO D'ACCORDO? ERO GELOSO MARCIO DI QUEL TESTA A META' AVEVO BEVUTO E MI RODEVA PER AVER PERSO LA LICENZA E... QUANDO GLI HAI TOCCATO IL VISO MI E' ANDATO IL SANGUE ALLA TESTA!"

Feci due tre passi indietro allargando le braccia: "Sono un casino ok? E colpa mia ma ti volevo solo per me, anzi: TI VOGLIO SOLO PER ME!"

"Perché? Per possessività?" mi disse lei cattiva, ma non caddi nella sua provocazione.

"NO, KEIKO, ASSOLUTAMENTE NO!!

Cercai di calmarmi, non volevo dirle quello che provavo urlandole in faccia. Feci un respiro profondo e dosai la voce: "Keiko tu mi piaci, tanto. E voglio fare le cose per bene con te, non voglio essere il tipo di persona che hai visto l'altra sera.

"Te l'ho già detto Katsuki, solo tu puoi decidere chi vuoi essere" disse lei con lo sguardo più dolce.

"Non penso di poter più decidere niente, ormai ci sto troppo dentro" dissi avvicinandomi anch' io a lei.

Uno strano coraggio si affacciò alla mia mente. La guardai intensamente coi miei occhi di brace incatenandola al mio sguardo: "Se non te ne frega niente di me, me ne andrò e non ti romperò più i coglioni, ma guardami negli occhi e dimmi che non mi vuoi. Dimmi che non provi niente e che non sei attratta da me e mi leverò dalle scatole."

La guardai e colsi la verità nei suoi occhi prima che la esprimesse lei stessa.

"Non posso dirti una cosa del genere, perché sarebbe una bugia"

Vedevo che anche lei fremeva per me. Vedevo che mi desiderava e questo fece salire i miei battiti a mille.

Mi avvicinai stringendola a me con energia. Lei rimase totalmente senza fiato.

"Dimmelo" le sussurrai

"No..." disse lei resistendo

"Dimmelo Keiko". Ero un narcisista patologico e volevo sentirlo dalle sue labbra. Le mie braccia la stavano strizzando addosso al mio corpo e sentivo tutto.

"Mi piaci Katsuki....Mi piaci da morire" mi disse trafiggendomi con il suo sguardo

"Anche tu." Le dissi senza pensarci. Il contatto col suo corpo mi stava sballando

Mi chinai verso di lei colmando gli ultimi centimetri lentamente, cercando di capire se anche lei voleva e stavolta lei si sporse sulla punta dei piedi venendomi incontro.

Le nostre labbra si incontrarono assaggiandosi prima con delicatezza e poi più in profondità. Mi feci strada dentro la sua bocca e sentii la sua lingua entrare in contatto con la mia.

Il sangue mi salì alla testa ed iniziò a battermi nelle tempie. Il mio corpo si irrigidì in preda all'eccitazione mentre la assaporavo alternando baci più lenti a baci che le toglievano il fiato. Finalmente era mia.

La baciai per parecchi minuti spingendola addosso al muro ma a me non bastava. E a quanto pareva nemmeno a lei. Iniziai a scendere sul suo collo iniziando a leccarlo e sentendomi completamente fuori controllo. Volevo toccarla addosso.

"Katsuki...andiamo in camera tua" sussurrò lei all'improvviso mandandomi totalmente in tilt. Passare da zero a cento così mi fece sballare.

"Non dire così Keiko" dissi senza smettere di baciarla. Le mie mani fremevano per toccarla, ma non ero sicuro della sua reazione. Più che altro non ero sicuro della mia.

"Perché?" mi chiese lei.

"Perché se ti porto in camera non penso di riuscire a fermarmi fino a domani mattina" Avevo il fiatone cazzo.

"E se io volessi stare in camera tua fino a domani mattina?" mi disse staccandosi da me e guardandomi negli occhi.

Precipitai dentro di lei.

"Sei...sicura?" Non le avrei mai fatto qualcosa che non voleva veramente.

"Si. Ti voglio Katsuki"

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