*4 anni prima*
Uscii di scuola e scrutai la figura ancora troppo distante da me.
Più mi avvicinavo e più riuscivo a mettere a fuoco chi fosse davanti a me, indossava dei pantaloni della tuta grigi che gli fasciavano le cosce grosse e a coprire il volto c'era il cappuccio alzato della felpa scura che evidenziava il petto e i bicipiti muscolosi.
Provai a passargli accanto come se non l'avessi notato nemmeno per un secondo.
Il ragazzo iniziò a muoversi deciso nella mia direzione mentre continuavo, imperterrita, ad allontanarmi da lui. Velocizzai il passo, invano.
Mi afferrò il polso. Iniziai a fremere dall'ansia. La paura che vagava dalle viscere si soffermò all'altezza delle corde vocali in modo tale da non permettermi neppure di fiatare.
Mi voltò con una facilità tale da farmi quasi cadere a terra. I palmi delle sue grandi mani bloccarono le mie spalle con una presa decisamente forte.
Sussultai appena tentai di fare un movimento che venne bloccato nell'immediato. Quando mi accorsi di non poter muovere nemmeno un muscolo, un rivolo di sudore mi attraversò la schiena.
<<Dobbiamo allenarci, mocciosa>> disse con voce rauca. Dal soprannome riuscii a capire che fosse Kaden.
Mi tranquillizzai. <<Potevi semplicemente dirmi chi fossi, dannazione!>> sbuffai esasperata.
<<E abbassa quel dannato cappuccio, sembri un serial killer>> affermai schietta.
Eseguì il mio ordine e lo abbassò.
<<Muovi quelle chiappette, Lia>> ammiccò perverso. Lo guardai sorpresa, sgranando gli occhi.
<<C-cosa?>> balbettai. <<Aha! Sei carina quando ti imbarazzi per così poco, sai?>> mi sussurrò sfacciato.
<<Non voglio, mi hai spaventata. Pensavo, davvero, che volessi uccidermi!>> piagnucolai. <<Scusa, mocciosa. Non era mia intenzione, non lo farò più>>, un ghigno affacciò sul suo volto.
<<Andiamo>> mi prese la mano, sembrando preoccupato per qualcosa ma non capivo cosa.
<<Non sono una bambina!>> schiamazzai contro di lui.
<<Mmh... se non lo fossi non urleresti o mi sbaglio?>> mi provocò irritante, mi fece innervosire tanto che gli tirai una gomitata. Tentai così scappare dalla sua presa, invano. Non si mosse di un millimetro.
Questo ragazzo era inflessibile o cos'altro?
<<Ti prego, Dahlia, andiamo ad allenarci>> mi implorò esausto.
<<Prima mi provochi e poi mi preghi, ah?>> lo presi in giro a mio modo. Mollò la mia mano momentaneamente per prendermi il viso tra le mani. Lo guardai negli occhi, sapevo che avremmo fatto un altro errore restando così attaccati.
Non riuscivo a non distogliere lo sguardo dalle sue labbra. Erano davvero invitanti. Ed io gli appoggiai i palmi sui pettorali gonfi per cercare di allontanarlo o forse no. Non sapevo realmente quello che volevo.
La sua bocca lambì, raffinata, la mia. Ogni tocco sembrava stregato. Socchiusi gli occhi dal piacere, che la sensazione del suo tocco mi stava provocando.
La sua lingua si fece strada nella mia bocca, accarezzando la mia.
A ogni tocco e movimento mi toglieva sempre più fiato. Non riuscivo ad allontanarlo anche se sapevo che avrei dovuto farlo dall'inizio. Prima ancora che potesse entrare anche nella mia mente oltre che nel mio cuore.
Allontanammo le nostre labbra e sentii cadere il mondo ai miei piedi, fissai le sue iridi luccicanti di passione quando ancora mi teneva il volto tra i palmi enormi.
<<Adesso possiamo andare o ne vuoi un altro?>>, fece calare lo sguardo dai miei occhi alle labbra gonfie e ancora desiderose del suo tocco.
Mi fissò le pupille mentre sorrideva appagato.Andammo in moto come la volta precedente e arrivati mi fece provare qualche mossa nuova sia a mano libera che con una katana. Finalmente mi accontento nel poter utilizzare quella spada così incantevole ai miei occhi.
Ci allenammo per più di due ore, entrambi esausti non mi portò a casa mia ma bensì nella sua, generalmente solitaria come lui.
All'entrata della villa del padre di Kaden, c'era un uomo interamente vestito di nero.
Fissai per bene l'uomo, notando l'arma nascosta dentro i pantaloni dal fianco sinistro.
Mi tenni al braccio di Kaden, che volto il capo verso di me, mentre l'uomo mi fissava con un sorriso sconcertante. <<Tranquilla, lavora per mio padre>> bisbigliò, sorridendomi sia con gli occhi che con le labbra.
<<Buongiorno signorino Koslov>>, la frase uscì dalla bocca dell'uomo così fluida e fredda, quasi robotica, sembrando talora come un'abitudine troppo frequente.
<<James>> disse Kaden accompagnato da un cenno del capo.
<<Buongiorno anche a lei, signorina Wanner>> disse ancora l'uomo in nero, mi sorpresi a sentir dire il mio cognome da un uomo che nemmeno conoscevo ma non potevo dire lo stesso per lui nei miei confronti.
<<Salve>> timorosa, risposi, le sue iridi chiare vagavano su tutto il mio corpo. Cercai di guardare fisso davanti a me per non far caso a quel paio di occhi attaccati alla mia schiena, in quel momento.
Entrammo all'interno chiedendogli poi come, quell'uomo, facesse a sapere chi fossi.
<<Diciamo che sei molto conosciuta in casa Koslov, mocciosetta. Ma non è qualcosa di cui doversi preoccupare>>, le prime parole uscite dalla sua bocca mi fecero provare un certo scalpore. <<Cosa intendi dire, Kaden?>> domandai dubbiosa e allo stesso tempo curiosa di sapere il significato delle sue parole.
<<Lo scoprirai presto, forse>> ammiccò un sorriso e salì le scale per il piano superiore ed io lo seguii, senza riuscire ancora a comprendere alcunché. Gli stavo a pochi passi di distanza, lui era davanti a me con tutta la sua immensità.
<<Dove andiamo?>> formulai in attesa di una risposta non vaga, per questa volta.
<<Nella mia camera>> replicò sollecito.
Mi bloccai, all'instante, sulle scale. <<C-come, scusa?>> balbettai, timidamente.
Si voltò di scatto con un sorrisetto maligno stampato nel volto. Si avvicinò a me scendendo un paio di scalini, spostando con le dita una ciocca di capelli dietro il mio orecchio. Le mie iridi erano rivolte verso le sue dita che mi accarezzavano la pelle, immobile come nell'istante prima.
<<Potrei mostrarti qualche nuova tecnica per poi migliorarla successivamente, che ne dici?>>, nel suo tono di voce riuscivo a sentire il pizzico di malizia che cresceva, lento e invariato.
<<Allora? Cosa aspetti, andiamo o no?>> ribattei vivace, fece un ghigno sprezzante e ci dirigemmo verso la sua stanza. Curiosai ovunque mi fosse possibile, siccome era enorme e spaziosa.
Il letto maestoso non occupava nemmeno la metà di quella stanza, questo faceva capire quanto essa fosse letteralmente immensa. C'era di tutto... Katane appese ad una parete e molte altre armi esposte come collezione. I colori scuri dei vari mobili si richiamavano l'uno con l'altro con dei dettagli d'oro ad incorniciarli. Il pavimento di marmo scuro era risaltato dalla luce del sole che entrava dalla ampia finestra.
<<Ti piace? L'ho arredata interamente io>> chiuse la porta dietro di se.
Ma dai? Non lo avevo capito, sai?
Imbecille!
roteai gli occhi dal nervoso improvviso.
<<Non l'avrei mai detto>> dissi forse con un po' troppo sarcasmo da sembrare antipatica.
Mi scrutò, dall'altra parte della stanza, per poi avvicinarsi.
<<Come mai? Non eri la persona più attenta ai dettagli o forse era un altra ragazza, non ricordo bene>> affermo da stronzo, non credevo realmente a quelle parole ma in fondo sapevo che c'era un briciolo di verità.
Si avventò su di me, voltandosi per chiudermi tra le sue braccia così da non poter dimenarmi sotto la sua stretta. Il petto muscoloso era saldo al mio dorso.
Il respiro iniziava ad accorciarsi per la fatica di tentare di liberarmi dalla sua presa.
Il muscolo all'interno della mia gabbia toracica stava battendo sempre più incostante.
<<Adesso non fai più la spiritosa, eh?>> mormorò prima di mordermi l'orecchio.
Ansimai al suo ultimo gesto, che mi riempì l'intera mente di peccati che avremmo potuto commettere.
Con la coda dell'occhio notai un arco quello che gli diedi io quando eravamo ancora dei bambini.
<<Non provi nemmeno a liberarti, mocciosa? Così prepotente per poi non tentare di fare qualcosa, mmh?>> continuò a provocarmi.
Mi afferrò il volto con una mano e con il braccio mi tenne ferma dalla vita.
<<Kaden... non possiamo andare avanti in questo modo>>, borbottai con le labbra a un centimetro di distanza.
<<Lo dici sempre ma come ogni volta non riesci a negarmi, so che lo vuoi, riesco a sentire l'elettricità che scorre su tutto il tuo corpo>> sbirciò, desideroso, la mia espressione paonazza dalla vergogna.
Staccò la mia figura dalla sua presa, scontrandomi con tutta la sua forza e altezza contro la porta.
Si chinò alla mia altezza intento darmi un bacio sulle labbra ma lo sorpresi facendolo io. Volevo provare a prendere il controllo su di lui per una volta.
Sfiorai le sue labbra con dolcezza prima di fiondarmici sopra con le mie.
Leccai le sue labbra prima di fare strada alla mia lingua verso il richiamo della sua.
Gemette e il suono fu attutito dalla mia bocca.
Posò le mani sui miei fianchi, iniziando a muoverli sui suoi. Sentii il suo membro gonfiarsi sotto la tuta.
Iniziai a spingerlo con il mio corpo per raggiungere il suo comodo letto ma cademmo sul pavimento e i sogghigni riempirono lo spazio circostante. Senza fermarci più, con il mio permesso, mi tolse la maglietta. Poi mi aiutò a togliere la gonna, restando solo con l'intimo. Gli tolsi la felpa scura e scoprii che sotto era a petto nudo, le miei guance si arrossarono e lui mi accarezzò la coscia interna per stimolarmi.
Scorsi l'elastico dei boxer che spuntava fuori dai pantaloni, abbassai la tuta fino a togliergliela del tutto. Così restammo entrambi in intimo, solo uno strato separava i nostri corpi dalla loro unione.
Mi sganciò il reggiseno, lanciandolo dall'altra parte della stanza.
Fissò i seni piccoli e perfettamente tondi, prendendone uno in mano per palparlo e far passare il capezzolo turgido tra il pollice e l'indice. Fece scorrere il palmo della mano su tutto il mio addome facendomi venire i brividi da tutte le parti.
Infilò due dita dentro le mutandine, facendomi ansimare e roteare gli occhi ogni volta che le faceva entrare e uscire. Appoggiai il peso del mio corpo con le mani sul petto di Kaden. Mossi piano i fianchi che accompagnavano le sue dita a ritmo. Quando uscì le dita umide e le leccò. <<Mmh...così dolce>> ammise, lasciando un bacio stampato sulle mie labbra. Leccai le labbra, riuscendo a gustare i miei umori.
Fece scambiare ai nostri corpi posizione da poter in questo modo avere la meglio su di me. Mi bloccò il corpo al pavimento, freddo, con il suo peso.
Non lo lascerò vincere...
Mi tolse le mutandine, avendo in questo modo una panoramica migliore sulla mia eccitazione. Anche lui fece lo stesso con i suoi boxer, mostrandomi a sua volta quanto fosse eccitato per me. Gli sorrisi timidamente e mi rubò un bacio, così dolce da farmi sciogliere. Lo guardai con occhi dolci e speravo che impazzisse come, infatti, aveva fatto.
<<Sei una verginella perversa, ah?>> più che una domanda sembrava una affermazione, tra l'altro poteva anche essere veritiera.
<<Si che lo sei. Alla mia mocciosa piace giocare con me>>, appoggiò gli avambracci ai lati della mia testa posizionandosi in mezzo alle mie gambe.
Pian piano iniziò a entrare dentro di me, quando lo fece un lamento fuoriuscì dalla mia bocca.
<<Non è vero?>> domandò insistente, sapevo cosa stava facendo.
Annuii come risposta ma sapevo già che non era quello che si aspettava.
<<Dillo! Voglio sentirtelo dire>> proseguì autoritario.
<<Sono una verginella perversa>>. <<E poi? Continua non essere timida>>, entrava sempre di più.
<<E mi piace giocare tanto con te>> confessai nel pieno del mio secondo lamento di dolore.
Mugugnò dall'eccitazione che pian piano riuscivo a sentire sempre di più.
Guardai in basso, tra noi e quasi non spalancai gli occhi.
Dannazione! Non finiva più, era soltanto all'inizio.
Iniziai a preoccuparmi per la mia incolumità, emozione che trasparì in modo eclatante che Kaden se ne accorse. <<Non ti ucciderò Dahlia, non preoccuparti>> un ghigno affacciò sul suo volto. <<Ti farò rilassare, è quello che ti meriti, mocciosa>>.
Iniziò con delle spinte lente e costanti, i gemiti che mi uscivano di bocca diventavano, poco a poco, di piacere.
Mi ruggì, in faccia, dal piacere.
Avevo un miscuglio di emozioni all'altezza dello stomaco. Riuscivo persino a sentire il suo membro fino all'addome.
Sentivo il piacere calare verso il basso ventre, mandandomi delle scosse di piacere fino alle punte dei piedi.
A ogni colpo aumentava la velocità tanto quanto l'intensità.
Eravamo entrambi quasi al culmine. Si appoggiò totalmente a solo un braccio in modo tale da potermi stimolare il seno per venire prima di lui.
Iniziai a raggiungere l'apice dell'orgasmo, sentendomi frastornata.
Kaden uscì da dentro di me ed continuò a toccarsi finché non raggiunse, anche lui, il culmine. Mi venne sull'addome, grugnendo. <<Cazzo, scusa mocciosetta, non so controllarmi quando sono con te>> ammise ancora scosso dall'orgasmo.
Prese dei fazzoletti e mi ripulì del suo seme.
Ci facemmo una doccia insieme e poi ci vestimmo, uscendo dalla sua stanza scontrammo contro Victor, suo padre. Era poco più basso di Kaden, si potevano ancora vedere, definiti, i muscoli sebbene avesse quasi raggiunto la mezza età.
Indossava perennemente vestiti formali, sembrando ogni volta come un boss della mafia.
Mi guardò insinuante, con un sorriso che si arricciava man mano che si avvicinava a me.
<<Ma che bella signorina che sei diventata, Dahlia, speriamo che tu non sia come tua madre>> attestò con soddisfazione.
Sbiancai e rimasi immobile come se fossi paralizzata. Non riuscivo a capire di cosa stesse parlando. Il mio corpo era ancora scombussolato che ogni emozione mi sembra troppo tenace da non riuscire più a chiarirne le caratteristiche.
<<Dimmi un po' è una delle tue puttanelle oppure l'hai solo usata per questa sera?>> si riferì a Kaden e in contemporanea ammutolii.
Ero un accumulo di emozioni che stavano per scoppiare da un attimo all'altro.
<<Aspetta Dahlia, merda... non pensi mai ai fottutissimi cazzi tuoi, eh?>> sentii sbraitare Kaden qualche metro dietro di me.
Ma non volevo darla vinta a nessuno dei due presenti quindi presi e me ne andai scoppiando in un pianto silenzioso nel percorrere le scale.
Il mio volto venne rigato dalle lacrime e un singhiozzo scappò dalle mie labbra.
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Fiery Souls
ChickLitDahlia è una ragazza molto introversa, riflessiva e osservatrice. Vela l'odio che ha verso di sé, mostrando al mondo la sua parte migliore. Vuole affrontare, a ogni costo, quei mostri che sono nella sua testa sin da piccola. La mancanza dell'adorato...