"Il genere umano ha molte debolezze, ma le due principali sono: l'incapacità di arrivare in orario e l'incapacità di mantenere le promesse."
Charles BukowskiMi preparai, optando per un'outfit semplice che mi sarebbe servito per arrivare in ospedale. «Ma quanto tempo ci metti?» domandò Micheal dall'altra stanza, mettendomi fretta. «Molto, se non ti va di aspettarmi puoi sempre iniziare ad avviarti» proposi, sperando di potermi liberare di lui e immergermi nei miei pensieri. «Ti piacerebbe, Minnie» rispose, avendo compreso a pieno i miei piani.
E dopo quindici minuti, uscii. «Eccoti! Non ci speravo più» ammise, lasciando sul tavolo uno dei miei quaderni. «Che ci facevi con quello?» chiesi, preoccupata che avesse frugato fra la mia roba. «Ammiravo la tua scrittura» disse, facendo sì che glielo strappassi dalle mani.
«Quanta violenza... non ti ricordavo così» esclamò, facendo un chiaro riferimento alla serata precedente. «La smetti?» domandai, stanca per le sue continue battutine. «Di fare cosa?» chiese, facendo finta di niente. «Di essere così fastidiosamente stupido» risposi, stremata.
Accennò un sorriso e mi diede un attimo di tregua.
Il tempo continuava a scorrere e noi eravamo sempre più in ritardo.-
Dopo una corsa da premio internazionale per arrivare in ospedale e un'altra ancora per cambiarci, riuscimmo a timbrare solo con qualche minuto di ritardo.
Ma un imprevisto ci raggiunse...«Michael!» il direttore si girò verso di lui. «Infermiera Martinez, come mai è ancora qui?» domandò, squadrandomi da testa a piedi. «Abbiamo avuto un'emergenza prima di timbrare, zio. Niente di preoccupante, ma il dovere chiama sempre» intervenne lui, aggiustandosi il camice con fare altezzoso.
Che gran figlio di...
«Sei l'orgoglio della nostra famiglia, Michael» i miei pensieri si interruppero e lo zio sorrise, lasciandogli una pacca sulla spalla. «In quanto a lei, infermiera, non le verrà segnalato il ritardo per i motivi esposti dal dottor Rodriguez» disse, guardando ancora una volta il nipote con gioia.«Chiarito ciò, auguro un buon turno a entrambi» ci sorrise ancora una volta, prima di sparire fra i reparti. «Quindi, che tipo di emergenza ho avuto?» domandai, incrociando le braccia al petto. «Quella di soddisfarmi, Minnie» sussurrò al mio orecchio destro, provocandomi una scia di brividi in tutto il corpo.
«Michael» alzai la spalla per cercare di scacciare via quelle sensazioni e indietreggiai. Nessuno doveva capire il tipo di rapporto che avevamo instaurato io e Michael, sarebbe stato davvero imbarazzante. Per non parlare delle risatine e degli sguardi curiosi durante il turno di lavoro.
«Siamo al lavoro» misi in chiaro, realizzando che sarebbe stato molto più difficile del previsto. Avremmo dovuto far finta di niente, un segreto da nascondere fra le fragili mura di quest'ospedale. «Hai ragione» disse, dopo un attimo di esitazione.
Afferrò un foglietto dalla tasca del lungo camice bianco e una penna dal tavolo della reception, iniziando a scrivere. «Che fai?» chiesi, alzandomi in punta di piedi per tentare di sbirciare. Mi porse il bigliettino.
Un indirizzo.
Prima che potessi fare domande, una spiegazione fuoriuscì dalle sue labbra. «È il mio indirizzo, ci vediamo in pausa pranzo per ricaricarci con... beh, un orgasmo» accennò un sorriso, facendo tingere le mie guance di rosso accesso. Stavo andando a fuoco dall'imbarazzo e continuavo a guardarmi attorno per controllare che nessuno ci stesse ascoltando.«Non ho parole Michael, nemmeno una» affermai, prima di sparire fra i reparti dell'ospedale.
E prima di giungere proprio in pediatria, il display del mio telefono si accese.
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Heal me
ChickLitTanti sono i segreti che si insinuano fra pareti di un ospedale, specialmente quando la morte è dietro l'angolo e la speranza tarda ad arrivare. Michael e Camille, due anime vittime di un amore frastornato. Vittime di un amore che sembra fare più m...