Parte 10

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JAMES

~ Che cazzo. ~

Freno violentemente la moto, nella strada desolata del Bronx, provocando così, un forte rumore che mi rimbomba nel timpano. Le ruote della moto che stridulano sull'asfalto mentre freno, quando vedo il corpo inerme e dolorante di Elijah, sdraiato supino, pieno di sangue sul marciapiede.
<< Elijah... >>. Provo a chiamare la sua attenzione mentre mi sfilo il casco velocemente scendo dalla moto preoccupato.
<< Elijah ... >>. Lo richiamo quando sono accanto a lui.

Lui guardo il cielo scuro con le mani appoggiate sulla pancia mentre si nota quanto sia distante, in un altro mondo, lontano da questo, lontano dalla realtà dove si naviga in problemi.

Elijah punta finalmente i suoi occhi neri nei miei.
<< James ... >>. Mi dice con tono regolato e tranquillo come se fosse tutto nella norma.
<< Sei distrutto. Andiamo a casa e mi spieghi cos'è successo ? >>. Lo vedo fare " no " con la testa mentre si alza leggermente.
<< Non ho una casa. Non intendo tornare in un edificio che per me non significa nulla , voglio stare all'aperto. >> Dice rimanendo in silenzio per qualche secondo e poi continuando con un altro discorso.
<< Mi hanno fottuto la cocaina...>>. Dice
sorridendomi amaramente.
~ Merda. ~
Quel ghigno che ogni tanto compare sulle sue labbra mi fa gelare completamente il sangue.
<< Capirà ... >>. Cerco di placare la preoccupazione cercando di rimanere leggermente positivi.
Lo vedo scoppiare in una risata amara.
<< Chi lui ? Mi prenderò semplicemente le mie responsabilità >>. Mi dice ridendo mentre cerca di alzarsi in piedi.
Lascio stare il discorso, ci ritorneremo quando sarà lucido e proveremo a trovarne una soluzione.
<< Elijah ... ti hanno pestato a sangue, non ce la farai a cam... >>. Lui si è già alzato.
Mi affretto ad andargli più vicino per sorreggerlo.

<< Dove vuoi andare ? >>. Chiedo mentre lo vedo barcollare.
Lui diventa serio per un attimo e mi guarda con una espressione triste e malinconica, so già dove finirà il discorso.
<< Via... voglio tornare nel mio piccolo paradiso ... secondo te succederà mai ? >>.

Il suo piccolo paradiso.
Non so bene a cosa si riferisca ma lo menziona spesso quando perde il controllo.
Un posto incantato, pieno di bellezza, felicità e soprattutto amore, lui lo descrive così ma dice anche che è nascosto.
Nascosto a gli occhi di tutti, solo lui e Ayla possono vederlo, sentirlo e catturarne la sua essenza.

<< Non lo so Elijah ... spero che potrai tornarci, un giorno >>. Dico cercando di essere più credibile possibile nel tenergli il gioco.
Lui mi sorride triste e mi abbraccia.
Sento il suo sussurro e l'odore di alcool che mi invade intensamente le narici.
<< Se il destino mi ha legato negli inferi, tra le fiamme, non rischierei mai di bruciare un angelo solo per l' egoismo e la presunzione di chi è nato demone >>.
A volte mi è complicato seguire le sue metafore ma quando glielo faccio notare lui ridacchia e mi dice che non potrei mai capirle, quindi osservando il contesto capisco che la cosa migliore da fare quando Sebastian perde l'equilibrio precario di calma che possiede nella sua mente, è semplicemente dargli corda.
<< Lo capisco >>. Dico stringendolo a me.
<< Non puoi farlo >>. Mi risponde all'orecchio e io mi sento profondamente colpito dal suo dolore che sembra trafiggerlo ogni giorno un po' di più.
<< Perché hai bevuto ? >>. Chiedo mentre lo vedo che si trascina lungo il bordo della strada.
<< Perché l'alcool è buono >>. Mi risponde come se fosse irrilevante e del tutto consueto e ordinario.
<< Non per questo la gente si ubriaca >>. Rispondo cercando di farlo ragionare e di avere un riscontro da parte sua.
<< La gente si ubriaca perché è egoista, stronza e arrogante. Oppure perché vuole scappare dal dolore non sapendo che in realtà l'alcool gliene porterà solo il triplo >>.
Elijah è intelligente e pieno di risorse ma si comporta come uno stupido, cosa che diresti guardandolo alle quattro del mattino, ubriaco fradicio, mezzo rotto a fare dei discorsi di questo genere o dicendo roba poetica sugli angeli e il paradiso.

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