Parte 13

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                                    Ayla Eithne

Quello che mi fa incazzare è che da quando è tornato, oltre al fatto che la mia vita sembra più del solito un casino, ha sempre avuto la presunzione che per me lui fosse ancora importante.
Che io non l'avessi mai dimenticato, e a essere onesti è così ma lui con quale fonte e quale spocchia lo crede.

È snervante.

La prima cosa che faccio una volta tornata a casa, dopo essermi chiusa in camera mia, ho cercato un pigiama pulito e mi sono fatta una doccia per levarmi di dosso quella sensazione orrenda.
Lavavo con l'acqua semi fredda tutto il mio corpo, sfregando forte la mia pelle con il sapone nei punti in cui ricordavo di essere stata toccata.

Mi sento invadere il petto e la gola dal panico mentre mi strofino il corpo con foga sentendomi sopraffatta dai ricordi del passato.

~ Non era la prima volta che ci provavano, non era la prima volta. ~

Chiudo gli occhi e per un attimo mi sembra di rivivere in quella notte di 6 anni fa.

                                       PASSATO
11~15

Sbadiglio, svegliandomi perché sento picchiettare alcuni colpi leggeri sulla mia finestra di tanto in tanto.
Mi sveglio stiracchiandomi lentamente, quando poi sento un altro piccolissimo rumore, provocato da qualcosa di molto leggero che sbatte contro il vetro mi butto giù dal letto con uno scatto vivace.

~ Elijah ~

Rischio di inciampare visto che la stanza è buia.
Riesco ad arrivare sana e salva alla finestra e la apro.
Lo vedo sporto sul davanzale davanti intento a lanciare un altro aereoplanino di carta che però gli rimane in mano nel momento esatto che mi vede.
Il suo sorriso si apre e così anche il mio che era già comparsa sul mio volto nel momento esatto in cui ho realizzato chi stesse cercando la comunicazione con me, e l'ho capito appena sveglia.

<< Ayla ! >>. Mi richiama sorridendo, lo vedo lanciare in dietro da qualche parte, indecifrabile  da questa distanza, nella sua cameretta.
<< Elijah ! >>, lo richiamo a bassa voce.
<< Che fai ? È notte fonda >>, gli ricordo stropicciandomi gli occhi.

<< Lo so, lo so, ti ho svegliata ? >>, mi chiede come se già non lo sapesse. I suoi lineamenti contenti si trasformano in un espressione, oserei dire, quasi rammaricata.
Ridacchio e lui inclina la testa di lato, confuso. Lo fa spesso quando è disorientato da qualche mia parola o comportamento.

<< Tranquillo, non ho più sonno. Dimmi, è successo qualcosa ? >>.  Chiedo tranquilla mentre, facendo molta a tensione al mio equilibrio, per non cadere, salgo sul davanzale esterno.
Una volta sopra, mi metto a sedere, pocciando la schiena contro lo stipite della finestra, alla mia destra, mentre porto nuovamente l'attenzione sul volto di Elijah che invece è in piedi, ancora dentro casa con i palmi delle mani che gli sorreggono la testa.

<<Menomale ... comunque... Emh ... nulla. Volevo vederti >>, dice lui essendo molto vago e balbettando.

Stringo le labbra.
Le ipotesi sono: uno, che si vergogna di ammettere che gli manco anche se stiamo insieme tutti i giorni, cosa un po' improbabile visto che io e lui ci diciamo, quasi tutto, senza la minima vergogna.
Soprattuto i sentimenti che proviamo, specialmente l'uno per l'altro, ad esempio, ogni mattina quando ci rivediamo gli dico che mi è mancato e lui uguale, è normale, siamo e saremo per sempre una cosa unica.
Queste cose si dicono senza la minima vergogna o il minimo freno.

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