L'ape regina

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Helias aveva fatto un bel pezzo di strada, con lo scavalcare radici e aggirare enormi palle luminose, e senza incontrare anima viva. Poi, in lontananza si palesò davanti a lui una specie di balaustra a sbarrargli il passo: la strada finiva lì. A formarla, centinaia di colonne rosa pallido e serviva a proteggere dal rischio di cadere in basso chi si affacciava. Dunque Helias si sporse con il tenersi saldo, ma venne subito assalito dalle vertigini e, fatto qualche passo indietro, cadde sul lastricato a peso morto. Sotto c'era un abisso oscuro e non si vedeva la fine. Ma la caduta gli aveva mostrato un percorso nuovo: di lato, a sinistra della balaustra, la strada continuava e portava verso il basso.

Presa la nuova via, i massi con cui avevano eretto il muro, a contenere le eventuali frane, erano stati incastrati uno nell'altro alla perfezione e non sarebbe passata nemmeno una foglia tra le vie di fuga. La sfera di luce gli permetteva di vedere tutto e quindi non si era più sporto per paura gli venissero di nuovo le vertigini. Però la curiosità alla fine l'ebbe vinta e, fregandosene di cosa sarebbe successo, si affacciò, giusto per vedere quanto mancasse ad arrivare in fondo. Un attimo, si tirò subito indietro, e bastò, qualcosa era cambiato. Quindi si fece coraggio e, riaffacciatosi, cosa alquanto strana e curiosa, il fondo si muoveva e rimase interdetto. Subito diede la colpa alle vertigini. Poi scartò l'idea, le aveva avuto altre volte e non gli era mai capitata una stranezza del genere. Per cui non si affacciò più fintanto non arrivò in basso e urlò: «Evviva!»

Però non al piano ultimo, davanti a sé aveva una lunga scalinata in pietra i cui gradini, bassi e larghi, erano abbastanza agevoli da scendere. Ventisette per l'esattezza, Helias li aveva contati e, sceso l'ultimo, credeva di essere giunto alla fine del cammino, quando a bloccargli il passo si palesò un'altra balaustra. Dalla quale Helias si affacciò e non era il pavimento a muoversi, bensì centinaia di Api giganti e giravano in circolo con il portare seco degli involucri da cui emanava una luce giallo paglierino.

Appoggiata la piccola palla luminosa in un cantuccio, Helias si fermò a osservare attento i loro movimenti. Le Api non si avvidero della sua presenza, pur se vicinissimo. Forse non potevano distrarsi per scacciare un intruso, quale lui era in quel momento, pensò. Comunque non lo avrebbero attaccato, ne era certo, lo sentiva, salvo non si fosse intromesso a bloccare il loro andare. A quel punto gli balzò alla mente il giorno in cui alcune Api normali lo avevano punto procurandogli un dolore insopportabile: lo avevano punito in quanto aveva rubato loro il miele. Ora invece era molto diverso, ogni Ape era grande quanto un cavallo e se l'avessero attaccato, sarebbe morto di sicuro.

Helias si chiedeva come mai tutte quelle Api girassero in tondo senza fermarsi. Ancor più del perché una di loro lo avesse portato lì. Forse volevano qualcosa, ma cosa poteva dare un essere piccolo e insignificante quale lui era? E rifletteva su questo dubbioso, seduto su di un gradino spalle al muro e con un filo d'erba secco in bocca, mentre nel contempo guardava le Api nel loro andare quasi innaturale. In quanto non giravano proprio in tondo, dopo aver fatto un mezzo giro, entravano in un antro gigantesco e da lì ne uscivano con un bozzolo luminoso al cui interno dovevano esserci le larve. Quindi, per saperne di più, doveva entrare e lui, stava per alzarsi, che d'improvviso si ritrovò catapultato in un grande sala dove l'odore predominante era quello del miele. Non solo, si sentiva chiaro l'aroma di cannella, castagne, acero e altri aromi di cui non riusciva a fare un paragone con quelli conosciuti per dare loro un nome. Una moltitudine di essenze profumate pervadevano le sue narici e non si chiedeva come avesse fatto ad arrivare in quel nuovo ambiente. E non solo da quello, una dolce melodia si era insinuata nella sua testa e ora sognava di stare in luoghi meravigliosi in mezzo a una moltitudine di fiori colorati.

Helias sapeva di doversi svegliare, ma non ci riusciva, nonostante i suoi sforzi. Qualcosa lo tratteneva, come se lo avessero paralizzato dalla testa ai piedi. E stava per farsi prendere dal panico, allorché una voce calda e gentile nella sua testa gli parlò.

Saga Eternity - Volume Secondo: Le due regine - © In revisioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora