Capitolo 1

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Vivevo in un quartiere di Chacago, probabilmente il più brutto che sia mai esistito. Uno di quei posti dove la gente di fuori non andrebbe mai, dove raramente si muore di cause naturali e dove i bambini non giocano tranquilli nei parchi, nemmeno ci sono i parchi.

La maggior parte delle persone che ci vivevano erano delinquenti, spacciatori, rapinatori e poi c'era chi l'unico reato che aveva commesso era stato di nascere lì, come me e tutta la mia famiglia.
I miei nonni erano immigrati qui dall'africa, scappati dalla guerra speravano di trovare un posto sicuro e un buon lavoro, invece si trovarono in una piccola guerra anche qui e con solo qualche spicciolo per sfamare i numerosi figli.

Che dire di mia madre.... Lei era una donna fantastica, forte e che non si lasciava spaventare da niente e nessuno.
L'unico errore che aveva fatto nella vita è stato amare mio padre malgrado tutto quello che le facesse, la picchiava anche davanti a me e i miei fratelli.
Era l'unica persona di fronte a cui le avevo visto la paura negli occhi.
Per fortuna un giorno morì di overdose quel bastardo, mamma lo amava e fu l'unica persona che stette male per la sua morte.
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Aprii il mio armadietto e mi diedi un'occhiata nel piccolo specchio appeso all'interno, non ero una tipa vanitosa ma mi piaceva essere in ordine.
Le lunghe treccine nere ricadevano sulle mie spalle e correvano giù fino a metà braccio, gli occhi castani erano contornati da un filo di matita nera e del mascara per accentuare le ciglia già molto lunghe e voluminose, misi del lucidalabbra trasparente e presi i libri per andare a lezione di matematica.
Mi piaceva studiare ma la mia media non era molto alta, non avevo mai abbastanza tempo da dedicare ai compiti. Facevo del mio meglio, volevo ottenere una borsa di studio per il college.

Non riuscivo a pensare ad altro che a quando sarei tornata a casa, come ogni giorno non vedevo l'ora di rivedere il suo viso, di farmi stringere tra le due braccia e di baciarlo.

Quando uscii da scuola raggiunsi velocemente lo scuolabus e salii, non molti lo usavano a scuola, la maggior parte di quelli della mia età aveva la macchina.
Mi sedetti al fianco di mia sorella Cece, qualche anno più piccola di me e ci raccontammo un po' come era andata la giornata.

-Kassy mi ha detto che sabato sera Jordan darà una festa sai?- mi avvertì, sapevo che ci voleva andare, lo leggevo dall'euforia nei suoi occhi e naturalente l'avrei dovuta accompagnare, nostra madre non l'avrebbe mai mandata da sola a una festa, sapeva cosa poteva succedere in queste feste.

-Scommetto che ti vuoi far accompagnare.- le dissi con aria scocciata,
-Si! Ti prego Nora- disse unendo le mani in segno di preghiera e facendo la faccia da cucciola. Mi misi a ridere era cosi buffa quando faceva così, si comportava sempre in modo così maturo ma in queste rare volte mi faceva capire quanti anni avesse realmente.
-Vedremo.- le risposi facendola rimanere sulle spine, lei mise subito il broncio incrociando le braccia e girando il viso verso il finestrino, mi scappò una risatina e lei mi tirò un pugno sul braccio e io strattonai giocosamente.
Quando rientrammo da scuola c'era solo Toby allungato sul divano, nostra madre era a lavoro e gli altri fratelli sarebbero tornati poco prima di cena dai corsi pomeridiani a scuola.
-Ehy, come è andata a scuola?- ci chiese prendendo un sorso dalla birra che aveva poggiato sul tappeto logoro.
-Bene, a te il lavoro?- gli risposi posando lo zaino sul pavimento e andandomi a sedere nel piccolo spazzietto che rimaneva sul divano. Toby misi le braccia sotto la testa e mi guarda con un sorriso quasi malizioso, speravi che Cece non lo stesse vedendo. gli diedi un pizzicotto sulla gamba per fargli capire di smetterla e lui scoppiò in una fragorosa risata. Adoravo vederlo ridere così,
- Quello stronso di Ricky Smells ha provato a soffiarmi una consegna, gliel'ho fatta pagare. - mi disse con aria soddisfatta,
-Sei il solito bulletto Toby.- gli rispose Cece bevendo del latte dal cartone.
-Vado di sopra a studiare.- aggiunse salendo le scale con lo zaino in spalla.
Non la persi di vista un attimo finché non sentii la porta della camera chiudersi, non feci in tempo a girarmi che Toby era già a pochi centimetri dal mio viso con la sua solita faccia maliziosa.
-Finalmente soli.- sussurrò prima di unirci un una caldo, intenso e passionale bacio. Affondai le mani nei sui capelli biondi e lui mise le mani calde sui miei fianchi, sotto la canotta nera, mi riempii di brividi e sentii il mio corpo attraversato da milione di scosse, le mani mi sembrarono quasi addormentarsi.
Mi tornò alla mente il ricordo di quando si trasferì a casa da noi, le nostre madri erano molto amiche e quando lei morì Toby si trasferì da noi, aveva appena sette anni e io ne avevo quattro. Siamo diventati subito molto amici, quando avevo tredici anni capii di essere innamorata di lui, perché quando stavo con lui ero felice e mi faceva sentire protetta. Nessuno sapeva della nostra storia e nessuno lo doveva sapere, gli altri pensavano solo che fossimo molto legati e dovevamo dare l'aria del fratello e della sorella che tutti si aspettavano da noi.

~Ciao a tutti! Volevo solo ringraziarvi di aver letto questo primo capitolo, spero vi sia piaciuto. Questo è solo l'inizio per questo non mi sono molto dilungata volevo solo darvi un'idea del racconto. Se vi è piaciuto vi prego di votare a favore e commentare se avete qualcosa da dirmi, qualsiasi cosa. Grazie mille!!~

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