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"Se dovessi mai finir all'inferno, cari amici miei, ne patirò le pene più cruente. Ma credetemi se vi dico che l'inferno è vuoto, tutti i diavoli sono qui, e io, ormai saprete bene il mio nome, sono uno di loro. La mia lama non attenderà oltre, non posso attendere ancora, è così affilata e scintillante, libera dal rosso purpureo di quelle povere puttane, che sento la necessità impellente di utilizzarla nuovamente. Cordiali saluti,"

La lettera si concluse così, con la sua firma e ciò che pareva essere uno schizzo d'inchiostro rossastro. L'agente Smith di Scotland Yard conosceva bene quella calligrafia, l'aveva già vista altre volte, l'aveva studiata e analizzata per notti intere, notti lugubri e macabre in cui faticava addirittura a prender sonno per gli incubi che quelle pagine demoniache provocavano. Da che Smith ricordasse, Londra era sempre stata pericolosa, ma mai come lo era adesso. L'atmosfera creatasi quell'anno soffocava chiunque, il malessere tra i popolani e l'alta borghesia era condiviso e chiunque ormai aveva timore di diventare una preda.
''Quel bastardo, l'ha fatto nuovamente. No, questa volta non lo pubblicheremo in prima pagina, non andrà come vuole lui. Sarete in accordo con me anche voi, signor Gladstone?''
''Non le saprei dire Smith, ho il timore che se non vedrà nulla su sé stesso, beh... passerà alla prossima.''
Smith portò le dita agli occhi, se li strofinò un poco e poi si guardò attorno. Lo studio di Gladstone era ben curato, vi erano librerie alte più di due metri con ogni sorta di romanzo al loro interno, inusuale pensò, ma l'agente più anziano nutriva questa passione ormai da anni. Due finestre si affacciavano su una stradina, quasi sempre desolata, del quartiere di Whitechapel, luogo di perdizione per i membri più altolocati della società e luogo di piccoli criminali, i quali con il nostro uomo non avevano nulla da spartire.
Smith si voltò verso un orologio dall'altra parte della stanza, oltre la scrivania presidiata da Gladstone, segnava le diciannove e quarantasette. L'orario di lavoro era ormai passato ma da quando quel quartiere era diventato teatro di Morte, chiunque faceva gli straordinari. Smith e Gladstone condividevano la stessa sensazione, quella che attanagliava la loro anima ancor prima delle loro menti, stavano lottando contro il Diavolo e stavano perdendo, venendo addirittura presi in giro da esso.
''Ricontrolliamo ancora una volta.''
''Smith la prego, basta. Vada a casa e stia con sua moglie per un po', le farà bene un po' di riposo.''
''Non potrò riposare sapendo che uno come lui è ancora lì fuori, a far dio solo sa cosa.''
''Cerchi solo di tenere la mente libera dai pensieri, non mi servirà a nulla se non ragionerà lucidamente.''
L'espressione di Gladstone era affabile, un uomo paffuto, il baffo grigiastro che svettava sulle labbra fine e rosee, gli occhi azzurri e i capelli arruffati, dello stesso colore del baffo.
Era sempre stato, fin dalla tenera età, un giovane robusto a cui non andavano a genio le malefatte, e una volta cresciuto riuscì ad unirsi a Scotland Yard e a continuare in questo modo la sua crociata contro le ingiustizie.
I due agenti adesso si trovavano di fronte a ben più di semplici ingiustizie, ciò che avevano visto andava ben oltre il giusto, ed era bastato per far sentir male e svenire almeno altri tre agenti più giovani e farne vomitare altri due. 
La sera era ormai prossima, e le strade, anche quelle un tempo più affollate, cedevano il posto a silenziosi palazzi anonimi. Non un'anima viva aveva il coraggio di uscire, o perlomeno, chi non ne aveva motivo.
Nel quartiere di Whitechapel c'era ancora chi non sembrava aver colto il pericolo, chi definiva il tutto come una brutta storiella da raccontare ai propri figli per spaventarli un po'. Poveri pazzi.
La minaccia era più reale che mai, eppure invisibile, inafferrabile.
Quel beffardo mutilatore sembrava fuoriuscire dalla nebbia, e proprio come essa, svaniva.
Mai visto, mai sentito. Di lui, gli agenti di Scotland Yard, non avevano che lettere, pagine e pagine di cruente e dettagliate descrizioni sulle sue vittime e su quanto lo divertisse far patire le pene peggiori che l'uomo avesse potuto concepire. Ma era davvero un uomo?
Smith si voltò nuovamente verso l'orologio, questa volta segnava le ore otto e tre, era tempo anche per lui di tornare a casa.
Riposare era fuori discussione, avrebbe passato un'altra notte insonne alla ricerca di indizi che potessero quanto prima farlo avvicinare anche solo di un passo al colpevole, almeno così sperava.
In una Londra gelida e secca, nel martoriato quartiere di Whitechapel, viveva un Diavolo, il peggiore che questo mondo abbia mai conosciuto, il peggiore che questo mondo abbia mai dovuto affrontare.
Smith diede un'ultima occhiata veloce alla lettera.
"12 Dicembre, 1888"
Con lo sguardo stanco e privo ormai di energie, lesse la fine di quella maledetta lettera, la firma rossastra di quel Demonio.

"Cordiali saluti, il vostro Jack lo Squartatore."

L'eleganza dell'assassinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora