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"Non avete da temere mia giovane amica, lei sarà un caro aiuto per me."
"I-io...?"
"Le assicuro che insieme faremo grandi cose, mi tornerà molto utile."
Ripulì la lama, scrutando il faccino pallido e spaventato di quella povera creatura, rannicchiata contro la parete.

"Smith! Smith per l'amor del cielo si sveglì."
Gladstone sovrastava sull'agente più giovane, ancora in terra, privo di sensi.
Albert riaprì piano gli occhi, scosso e strattonato dall'altro.
"Grazie a dio. Ma che le è successo Smith. Venga, si metta seduto."
"Gladstone... io..." Smith si toccò il capo, aveva battuto la testa, questo lo ricordava. Del sangue si attaccò alle sue mani, guardò in terra e vide cocci di specchio e altro sangue.
Poi ricordò.
"Gladstone, lui è stato qui."
"Cosa sta dicendo? Ha battuto la testa troppo forte per caso?"
"No signore, è la verità. È stato qui."
Gladstone strizzò gli occhi, corrucciò il viso e passò il pollice e l'indice della mano sinistra sul baffo ben curato.
"Come avete fatto a... sopravvivere?"
"Non lo so, signore. Disse che gli servivo."
"Ha parlato con voi?"
Smith abbassò lo sguardo, si sforzò di ricordare le parole, il tono, qualunque cosa potesse tornare utile per catturarlo. Ma niente. Pensò soltanto che quella voce lo fece rabbrividire, non pareva umana.
"Sapeva che lo stavamo tallonando, signore. Disse che sapeva tutto."
"Quel figlio di puttana, è sempre un passo avanti a noi."
La casa di Smith adesso era illuminata, vari agenti erano entrati poco dopo Gladstone. Doveva essere mattina, pensò Albert.
"Mi pareva strano che non si fosse presentato a lavoro, così ho chiesto a Wilburn, Moff e West di seguirmi qui da lei."
"La ringrazio, signore."
"Adesso cerchiamo qualcuno che possa fasciarle quella testa." Gladstone sorresse Smith, tenendolo per il braccio. Percorsero insieme il corridoio per poi arrivare all'ingresso. Smith si accorse che qualcosa non andava, si guardò intorno e cercò di comprendere cosa. Scrutò la poltrona, il camino e infine... la scrivania.
"Aspetti Gladstone."
"Qualcosa non va?"
"C'è una lettera, lì."
I due agenti si avvicinarono, la lettera non era stata sigillata. La calligrafia, così come l'inchiostro, era più che riconoscibile. Smith la prese, aprendola nel frattempo.
"Avete sicuramente trovato inaspettato questo nostro incontro, non temete, non avrete altre occasioni. Le vostre intenzioni, le vostre indagini, non vi condurranno a nulla. Bambini, non siete altro che pargoli ai miei occhi, in attesa di esser sgozzati, portati al macello. E credete ancora di poter fermare l'inevitabile. Rammentate che io sono, e continuerò a essere, il diavolo di quest'inferno, il vostro. Troverete una sorpresa ad attendervi, i miei omaggi."
"Prepariamoci. Dobbiamo prenderlo prima che un'altra povera anima venga uccisa."
Smith annuì in silenzio, posò nuovamente la lettera sulla scrivania e incrociò lo sguardo di Gladstone, adesso più serio e determinato che mai.

Il sangue sgorgava, come un fiume in piena. La lama sprofondava nella carne di quella piccola e indifesa anima pura.
"Non v'è nulla di più bello a questo mondo, posso dirvelo con una certa facilità. La vostra carne è così tenera."
Gli occhi della poverina erano vitrei, spenti. La gola era già stata tagliata, da parte a parte. Questa volta Jack aveva tempo, tempo che avrebbe sfruttato al meglio. Fu un incisione precisa ma anche molto lenta, la ragazzina sentì ogni cosa. I lembi di pelle che si scucivano sotto la lama, il sangue caldo fluire sulle sue vesti e sul suo corpo, l'alito gelido della morte che l'accarezzava.
"Il pensiero della morte è come uno specchio, in cui la vita è apparenza, breve come un sospiro. Fidarsene è errore."
Mentre continuava a recitare la sua parte, spostò la lama sulle guance e iniziò a lavorarci su.

I due agenti arrivarono all'ufficio di Gladstone qualche ora più tardi. Smith prima di arrivare si fece fasciare la ferita.
"Quel bastardo. Ha ucciso Terry Blues, ma perché?"
"Tutte le vittime di quel folle erano donne di strada, signore, prostitute. Terry no."
"Proprio per questo motivo Smith, perché? Cosa lo ha spinto ad un cambiamento così radicale?"
"Non cosa signore, chi."
"Cosa intendete?"
"È Whitechapel, qui ogni sua follia è portata all'eccesso. Noi, così come gli abitanti, siamo il suo pubblico. Forse vuole terrorizzare chiunque, non gli bastano più solo le puttane." L'agente più giovane si tolse la giacca, ripiegandola e poggiandola con cura su una poltroncina presente nella stanza.
"Potreste aver ragione Smith. Ma tale episodio resta comunque un caso isolato."
Gladstone iniziò a lisciarsi i baffi freneticamente, pensando altrettanto freneticamente.
"Dovremmo contattare Jones, signore."
"Prego?"
"Lui ci aveva indirizzati da Blues, forse è coinvolto." Suggerì l'agente più giovane, cercando lo sguardo dell'altro.
Il veterano lo guardò, in un misto di confusione e perplessità. Poi agitò una mano e ribatté.
"La Volpe non s'invischierebbe mai con faccende del genere, Smith. L'avete sentito anche voi."
"A me pare che l'unico nome che c'abbia dato sia defunto e questa, Gladstone, non può essere una coincidenza. Il cadavere era lì da poco, le candele dovevano ancora consumarsi."
"E cosa suggerisc-" Smith lo interruppe subito.
"Dovremmo indagare. Anche sul conto della Volpe. So che era un agente, un bravo agente. Ma dovremmo farlo, per fugare ogni dubbio."
Smith si poggiò alla scrivania del più vecchio, sospirando e cercando di ricacciare il dolore alla testa, battuta la notte prima.
Gladstone restò in silenzio per un po', adesso si udiva solo il ticchettio dell'orologio che pervadeva la stanza, la riempiva completamente, quasi crescendo ad ogni rintocco.
"Va bene, andremo dalla Volpe. Ma non provi neanche a porgli una domanda. Lo farò io. Se lo mettesse sulla difensiva, sarebbe la fine. È furbo, forse troppo."
"D'accordo, signore. Ai suoi ordini."
Gladstone sospirò, pareva esausto, così si mise un attimo seduto dietro la sua scrivania. La sedia scricchiolò sotto il suo peso, mentre lui si portava le mani al volto, coprendolo per intero.
Erano le nove e trentacinque del mattino, il tempo pareva scorrere inesorabile. Entrambi avevano il timore, la consapevolezza, che ci sarebbe stata un'altra vittima se non l'avessero catturato in tempo. Ma come si cattura un demone, questo proprio non lo sapevano.

Il lavoro era quasi terminato, tutto pareva essere al suo posto. In una pozza di sangue, quel corpicino quasi si andava perdendo, mentre quell'assassino stava lì, immobile e irremovibile, su di lei.
La Luna filtrava dalla finestra, rischiarando la tenebra, dando modo a Jack di scrutare il suo operato.
"Forse è il momento di congedarci, mia cara amica. Devo ammettere che la sua compagnia è stata più che apprezzata, mi ha ascoltato per tutto questo tempo, dopotutto. Non le ho proprio fatto mancar nulla nevvero? Oh, giusto. Manca ancora qualcosa."
Prese dei chiodi, parevano vecchi, arrugginiti e smorti.
"Sentirà solo un po' di dolore." Ghignò e iniziò a martellare.

I due agenti uscirono dall'ufficio di Gladstone dopo una ventina di minuti dalla loro decisione di parlare, ancora una volta, con la Volpe.
Nel giro di un quarto d'ora arrivarono dietro la porta di quel malconcio e anonimo locale.
"Quindi, ha capito Smith? Niente domande. Le porrò io ed io soltanto."
"D'accordo signore, soltanto lei."
"Bravo ragazzo." Dopo qualche momento di silenzio, Gladstone si voltò verso la porta, iniziando a battere a pugno chiuso.
Nessuna risposta.
I due si guardarono, l'espressione di Smith parve confusa.
"Provi di nuovo."
Ancora una volta, Gladstone bussò energicamente. Nulla. Poi una voce li colse alle spalle.
"È chiuso oggi..." Pareva bisbigliare.
I due agenti si voltarono ma non videro nessuno, non in strada quantomeno.
Dopo qualche sussurro, alzarono lo sguardo. V'era una vecchierella alla finestra, pareva spaventata.
"È successo qualcosa?" Albert si fece più vicino alla finestra.
"Era furioso... e.. e arrabbiato..."
"Chi lo era?"
La vecchia tremava, forse per via dell'età o forse per via della paura. Il suo volto era scarno, quasi ridotto all'osso, zigomi sporgenti e occhi incavati, pelle pallida e piena di macchie. I capelli erano grigiastri, lunghi e arruffati, e i suoi parevano quasi non aver più colore.
"Non so il suo nome... so che però quella è sua!" La vecchia agitò la mano, indicando la porta su cui Gladstone aveva battuto più volte.
"Si riferisce alla Volpe, Smith. Chiedile se sa dov'è."
"Per caso lei sa dove può essere?"
La vecchia ci rifletté su un attimo, poi indicò ancora una volta con la mano tremante.
"Di là. È andato di là."
"La ringrazio." Poi Smith si rivolse a Gladstone.
"Cosa vi potrebbe essere di là di così importante da non aprire il suo locale?"
"O da chiuderlo. Comunque sia, se la memoria non m'inganna Smith... c'è la sua vecchia casa. So già cosa mi sta per chiedere. Andiamo."
Smith accennò un sorriso e seguì Gladstone.

Tutto era pronto, tutto era perfetto. Ogni cosa adesso era al proprio posto. Aveva lavorato, tanto, forse troppo. Adesso era stanco, aveva bisogno di riposare. Adesso si sarebbe goduto lo spettacolo, in disparte. Osservare cosa avrebbero fatto, come avrebbero reagito a tutta questa violenza, questa artistica violenza.
"Finalmente! E adesso mia cara, aspetterai qui."
Sorrise pulendo la lama e gli strumenti utilizzati, tutti eccetto uno, che decise di tener ben conficcato nel petto della povera vittima, per poi andarsene nella più silenziosa delle notti.

Gladstone fece da guida, l'agente più giovane restò indietro tutto il tempo. Occhio vigile e mente più lucida che mai. Il Demonio di Whitechapel era più attivo che mai, e Smith questo lo sapeva. Passarono così altri sei minuti prima che arrivassero a destinazione.
"Gladstone guardi. La porta."
"Aperta."
I due si scambiarono un'occhiata, mano alla fondina. Entrarono con calma, la casa poco illuminata e silenziosa faceva da scenario.
Passi piccoli, per non farsi udire.
Passando per il corridoio i due agenti provarono ad aprir ogni porta, ma parevano tutte chiuse a chiave. Tutte eccetto una.
Una porta graffiata e usurata, sembrava condurre a una sorta di cantina.
Smith si mise davanti, Gladstone subito dietro. Scesero evitando di far rumore, per quanto possibile.
Un gradino, poi due, poi tre.
Le assi cigolavano, scricchiolavano pericolosamente sotto i loro piedi. Poi il nulla.
Toccarono il terreno, niente più assi, niente più scricchiolii.
Ma adesso, alla luce di alcune lampade a olio presenti nella stanza e di una piccola finestrella che dava sulla strada, rimaneva una sola cosa da fare.
"Si getti a terra Volpe! Lei è in arresto per gli omicidi di Whitechapel e..."
Smith scrutò ciò che v'era dietro Jones, una croce, con sopra ciò che restava d'una bambina, un innocente bambina.
"... e di sua figlia. Getti l'arma, ora!"
La Volpe non rispose, non si voltò neanche a guardarli. Teneva quel coltello insanguinato in mano e lo stringeva forte, più forte che poteva.
I due agenti presero le loro revolver e si avvicinarono cautamente a lui, una volta abbastanza vicini Smith lo colpì alla testa con il calcio della pistola.
"Preso, bastardo."

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 15 ⏰

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