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"È mostruoso, credetemi. Non riesco a immaginare nulla di più raccapricciante."
Smith rimase in silenzio ad ascoltare le parole di un altro agente, arrivato insieme ad altri due detective qualche tempo dopo il ritrovamento di Terry Blues, o almeno, ciò che una volta era stato.
"Quale mente... può concepire spettacoli così osceni?"
Spettacoli? Smith pensò che l'agente Travis avesse usato la parola più giusta, spettacoli. Il demone di Whitechapel aveva messo su un bel teatrino, uno spettacolo di puro orrore che ormai si protraeva da mesi.
"Senta Smith," proruppe la voce di Gladstone, stanca e roca.
"È tardi, cercate di riposare. Domani continueremo a indagare."
"Quel demonio fino ad ora ha ucciso solo donne, tutto questo è insensato! Come posso riposare sapendo che adesso scoppierà il chaos?" Smith era esausto, avrebbe tanto voluto tornare a casa, ma la prospettiva di nuovi orrori prese il sopravvento.
"Terry doveva essere un inizio e-"
"E lo sarà, Smith. Lo sarà. La polizia ci darà una mano con le indagini. Ma adesso, torni a casa a riposare. Non è una richiesta."
L'agente calò il capo in segno d'assenso, tirò un sospiro e si voltò, uscendo a passi lenti dalla stanza.
L'odore pestilenziale della Morte sovrastava il resto, adesso aveva pervaso l'intera abitazione, se ancora poteva definirsi tale.
Smith si poggiò al corridoio, continuando a dirigersi verso l'uscita.
Arrancava, pareva stanco e affannato più del solito. La mente vorticava, i pensieri si fecero confusi e disuniti fra loro.
Si portò la mano alla testa, che pulsava, pulsava da morire, la strinse scompigliandosi un poco i capelli, corrucciò la fronte, fece una lieve smorfia di dolore e continuò a reggersi al muro.
"Diamine." Fu quasi un sussurrò, prima che Smith cadesse in ginocchio.
Il tonfo attirò l'attenzione di Travis e Gladstone nell'altra stanza, che arrivarono dopo pochi secondi, pronti a rialzarlo.
"Smith, che succede? Sta male per caso?"
"Su Smith, si tiri su. Forza."
I due lo presero da sotto le braccia, cercando di rialzarlo. Fecero piano, stringendo lievemente le dita attorno ai suoi avambracci e
Gladstone notò che Smith era più pesante di quanto pensasse.
Una volta in piedi Smith ci mise poco a ristabilirsi.
"Grazie, sarà stato solo un capogiro. Se volete scusarmi."
L'agente così riprese a camminare, lentamente ma meglio di prima, uscendo alla fine dalla casupola e dirigendosi verso la sua abitazione.
"Speriamo che stia bene. Gladstone, ci stia attento lei." Lo riprese l'altro.
"Non tema Travis, è in buone mani."

Smith tornò a casa, si tolse la giacca e la gettò sul pavimento.
L'ingresso dava proprio sul soggiorno, ben arredato e curato. Delle librerie erano state collocate ai lati di un caminetto, durante l'inverno quasi sempre acceso. Quadri adornavano le pareti, raffigurazioni di guerre e di mari in tempesta davano un tocco in più al tutto. Una vecchia ma ancora robusta scrivania era posta sul lato destro del soggiorno, proprio sotto una finestra che contava almeno di quattro vetrate, opposta al camino.
Una poltroncina, comoda anche se datata, era al centro del soggiorno, di poco spostata verso sinistra. Smith alle volte ci si sedeva, cercando di sgomberare la mente e riordinare i pensieri, cosa di cui ora aveva proprio bisogno.
Le altre stanze presentì nell'abitazione erano modeste, non troppo grandi né troppo piccole. Vi erano una stanza matrimoniale, un bagno e una cucina, oltre a quell'immenso soggiorno.
"dio, se sono esausto..." sussurrò fra sé e sé, avvicinandosi al caminetto per ridargli nuova vita.
Si accovacciò, piegandosi sulle ginocchia, e mentre accendeva la legna si mise a pensare.
Le scene del crimine non avevano granché in comune, Whitechapel era per la maggior parte vicoli e strettoie, e finora le vittime erano tutte donne. Ma allora, cosa è cambiato?
Smith ci pensò a lungo, Terry Blues era il primo uomo che Jack avesse mai trucidato, ufficialmente parlando.
Ma perché? Le domande erano tante, troppe. Gli occhi di Smith fissi sul fuoco che si innalzava, lo strepitio del legno che ardeva, che lo cullava.
La Volpe aveva fatto un nome, ma adesso anche quello pareva inutile, inutilizzabile.
Ma forse la sua casa nascondeva qualche indizio, forse Terry Blues nascondeva qualche indizio. O magari quella povera anima si è ritrovata nel posto sbagliato al momento sbagliato... ha visto qualcosa che non avrebbe dovuto?
Sospirò, tornò in posizione eretta e si diresse verso il bagno.
Una volta entrato poggiò le mani sul lavandino, reggendosi a esso. Abbassò il capo, lo rialzò qualche istante dopo guardandosi nell'unico specchio presente nell'abitazione.
Perché lo fa?
Ma poi distolse lo sguardo, così come distolse i pensieri. Deve esserci davvero un motivo per essere il demonio?
Aprì l'acqua, era fredda, per non dir gelida. Mise le mani sotto il flusso, a coppa, portò al volto e si sciacquò.
Con gli occhi ancora chiusi andò a cercare con la mano destra, a tentoni, un qualcosa con cui asciugarsi, ma non trovò nulla.
Che strano. Non si fece però troppe domande sul dove fosse finito l'asciugamano, agitò solamente le mani per asciugarle un poco per poi ripassarle sul viso.
Le varie luci presenti nell'abitazione erano calde, soffuse, alla fine erano solo lampade a olio, anch'esse affisse alle pareti o poggiate su qualche mobilio in giro per la casa.
Questo tipo di illuminazione lo calmava, placava il suo animo e la sua mente, quasi quanto lo strepitio del fuoco.
Ritornò nuovamente nel soggiorno, sentendo alle volte il pavimento cigolare sotto i suoi piedi. Le assi dello stesso erano in legno di rovere, più moderno rispetto al resto della casa, ma mostrava già qualche segno di cedimento.
A questo punto Smith avvicinò la poltroncina ulteriormente al camino, si sedette e si fece cullare dal soave canto delle fiamme, cadendo così dopo qualche minuto in un sonno profondo, profondo come l'abisso, e tormentato, tormentato dagli incubi.

L'eleganza dell'assassinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora