3. 𝑮𝒐𝒅𝒔 𝒊𝒏 𝒕𝒉𝒆 𝒘𝒐𝒓𝒍𝒅, 𝒊𝒔 𝒕𝒉𝒊𝒔 𝒓𝒆𝒂𝒍?

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𝙰 𝚌𝚑𝚒 𝚜𝚒 𝚜𝚎𝚗𝚝𝚎 𝚜𝚘𝚕𝚘, 𝚌𝚑𝚎 𝚙𝚘𝚜𝚜𝚊 𝚝𝚛𝚘𝚟𝚊𝚛𝚎 𝚌𝚘𝚗𝚏𝚘𝚛𝚝𝚘 𝚒𝚗 𝚞𝚗 𝚌𝚒𝚎𝚕𝚘 𝚙𝚒𝚎𝚗𝚘 𝚍𝚒 𝚜𝚝𝚎𝚕𝚕𝚎.

~𝙰𝚕𝚎𝚡

Schiudo gli occhi, la stanza è inondata dalla pura luce mattutina. Fuori dalla finestra un venticello s'insinua tra i rami degli alberi, soffiando dolcemente. Le coperte e le lenzuola sono tutte spiegazzate, segno che mi sono spostata parecchio durante la notte, per cercare uno spazietto freddo.

Un'aroma di biscotti alla cannella invade l'aria facendomi venire l'acquolina in bocca. Senza pensare, mi dirigo verso la cucina e quello che vedo lascia le parole da qualche parte disperese... Una ragazza vestita molto bene ha appena sfornato dei biscotti. La tavola è apparecchiata in modo ordinato, una tovaglia bianca semplice fa da sfondo ad un vaso colmo di fiori selvatici, raccolti dal bosco. Un vassoio in ceramica aspetta impaziente di essere riempito con quei deliziosi biscottini, sto fremendo. Ci sono quattro tazze, due con il latte caldo, le altre con uno strano liquido dorato, il quale ha un sentore pungente di spezie antiche. Dei tovagliolini di carta rosa fanno contorno a dei muffin al mirtillo appoggiati di fronte ai quattro posti apparecchiati.

«Buongiorno stellina. Dormito bene?» la donna di prima mi si palesa davanti in un batter d'occhio, muovendosi con una velocità impressionante. Ha una piccola macchietta di farina sul naso, la mia bambina interna sorride. «Salve anche a lei. Potrebbe spiegarmi perché è in casa mia? Sa, ho controllato la porta per ben due volte in una notte, ed era sempre chiusa» dico, senza preoccuparmi. Il che era molto strano, visto che di solito prendo la prima cosa che ho a portata di mano e la scaravento addosso al malcapitato, anche se ci sono alte probabilità di non beccarlo.

«Beh piccola Selly, io sono una fatina» Resto allibita, ma lei continua: «Una di quelle dee greche, con i poteri» e detto ciò la mia mandibola ha ufficialmente toccato terra. «Ieri sera hai sentito un odore di bosco, no? Beh, ero io che avevo deciso di fare irruzione in casa tua, però mi sono fatta perdonare con questi biscotti, no?» E mi rivolge un sorriso smagliante. «Comunque non credo di averti detto chi sono: Piacere, Artemide!» Non ci credo, svengo. Non può essere vero. «Eccoti la prova» e detto ciò, un arco luminescente spunta nelle sue mani.
I miei occhi vedono bene, si è letteralmente materializzato.

«O mio dio» queste tre parole sgorgano come vomito. Non so cosa dire, è tutto ciò a cui posso aspirare di dire, per ora. Mi tengo salda al tavolo di legno, fissando Artemide in persona appoggiarsi con nonchalance al bancone.

A riscuotermi dallo stato di trance è il trillo vivace del campanello, che mi fa sobbalzare. Scuoto la testa e posò lo sguardo su Artemide. Lei mi fa un leggero cenno ad andare ad aprire. Annuisco poco convinta e mi dirigo all'ingresso. Apro la porta, e due figure mi si palesano davanti; una conosciuta molto bene, l'altra affatto.

Non faccio altro che saltare addosso a Caleb, nonché mio migliore amico da dodici anni. Mi stringe stretta, e insipiro il suo odore muschiato, sentendomi subito a casa. Con lui, riesco ad essere me stessa.
Non so bene, e come se con gli altri io non voglia condividere la mia passione per i libri, per paura di giudizi negativi.

«Scusa piccoletta, potresti lasciarmi passare? Ho molta fame, e quando la mia Eddy cucina, io non resisto» Un uomo ben piazzato mi sorpassa impaziente andando verso la cucina.

«Caleb, tutto bene? Non ti ha rapito quel tizio, vero?» domando preoccupata. Sarà anche palestrato e duro quanto vuole, ma il mio migliore amico è un tenerone.
«No, tranquilla Selly, mi ha solo svuotato mezzo frigo, ma non è successo nulla di illegale»
«Beh, anch'io sento un buon odore nell'aria, corro!» e mi abbandona anche lui lì, con una giusta causa però: il cibo.

Seguo i suoi passi e mi vado a sedere a tavola. Faccio per occupare il mio solito posto, ma questo tizio enorme si adagia con la grazia di un felino sopra la mia sedia, facendola scricchiolare sotto il suo peso. «Scusa, potresti spostarti? Quello è il mio abituale posto di tutte le mattine» chiedo gentilmente, rivolgendogli mezzo sorriso.

«Scusami tanto carina, ma qua d'ora in poi ci sarò io ogni mattina. Io sono Apollo, e casa tua diventerà il quartier generale di tutto questo folle piano.»

𝙿𝚛𝚘𝚙𝚑𝚎𝚌𝚢, 𝒊𝒍 𝒑𝒐𝒕𝒆𝒓𝒆 𝒅𝒆𝒍 𝒍𝒊𝒃𝒓𝒐 𝒑𝒆𝒓𝒅𝒖𝒕𝒐Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora