5. 𝑨𝒓𝒆𝒔 𝒂𝒏𝒅 𝒔𝒉𝒆

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<<Quindi mi stai dicendo che dovremo girare tutta la Grecia per trovare un tipo pazzo che ti dà degli indovinelli senza risposta?>> domanda Caleb, leggermente confuso dalla situazione.

Una volta arrivata in salotto, ed esser stata perforata dall'occhiataccia di Apollo e la sua alta autostima, lui e Artemide avevano iniziato a raccontarci il piano. Consisteva nel fiondarci dritti in Grecia con il primo volo in aeroporto e una volta arrivati metterci a cercare un certo uomo cieco e con la barba grigia lunga; io ero molto scettica a riguardo, bensì ci avessero assicurato che esistesse questo tizio. Proseguivano dicendo che lui ci avrebbe dato la soluzione per trovare questa cosa, e così avremmo salvato il mondo. Sebbene avessi capito tutto, e ci avessero spiegato il piano nei minimi dettagli, una domanda mi frullava in testa, e prima di soddisfare il dubbio di Caleb non esitai a porla ai due dei. <<Ma perché tra tutte queste persone avete scelto proprio noi? Cos'abbiamo di speciale? Insomma, io faccio la bibliotecaria e passo il tempo a leggere, mentre il mio migliore amico fa->> prima di finire, Apollo m'interrompe <<Cara Selene Grayson, non sono venuto qua a rispondere alle tue inutili domande. Vi abbiamo scelto perché pensiamo entrambi che abbiate un potenziale maggiore rispetto agli altri per compiere questa missione. Smettila di pensare, e agisci. Comunque, se pensavi di uscire con quei leggings ti sei sbagliata, attrai troppi sguardi>> sputa tutto d'un fiato guardandomi carico d'ira, anche se sparisce e arriva al suo posto l'imbarazzo quando si accorge dell'ultima parte detta ad alta voce. Artemide evita di incrociare il mio sguardo torturandosi le unghie smaltate di rosa fluo con brillanti. Io, incapace di stare nella stanza per più di questi quaranta minuti me ne vado, non prima di tirarmi giù con decisione il maglione e assicurandomi di essere ben coperta.

Senza scarpe né ciabatte pelosette salgo le scale per arrivare in mansarda. E' la mia isoletta felice, le pareti stipate di libri, due poltroncine rosse dall'aria usata, un tappeto grigio riciclato dal negozio di vintage e una piccola cuccetta per il mio gatto grasso, scucita in alcuni punti e macchiata in altri. Seppure sia una gran bella stanza, il pezzo forte arriva dopo, aprendo la porta finestra dall'altro lato delle scale: un balconcino con una sedia e un tavolino in legno, con vista sul fiume ghiacciato avvolto dai pini verde intenso. Posso sentire in lontananza le risate dolci dei bambini, i quali pattinano divertiti con i guantoni enormi dati dalle madri.

Mi appoggio al vetro della portafinestra scivolando fino a terra, le guance e il naso pizzicano dal freddo e sono sicura che diventerò rossa come un pomodoro

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Mi appoggio al vetro della portafinestra scivolando fino a terra, le guance e il naso pizzicano dal freddo e sono sicura che diventerò rossa come un pomodoro. Chiudo gli occhi e mi lascio andare, una lacrima sfugge alle ciglia umide, e mi ritrovo ancora una volta a immaginarmi in una famiglia amorosa e affettuosa, dove la mamma mi sorride ogni mattina e prepara dei pancake soffici, con la marmellata alla prugna. Sono così immersa nei pensieri che non mi accorgo nemmeno della presenza poco distante, che sorseggia pigramente una tisana fissandomi insistentemente.

Mi risveglio dallo stato di trance solo quando la figura mi dà un colpetto alla spalla, e focalizzo lo sguardo su di essa. Ovviamente chi poteva essere se non l'ultima persona che volevo vedere in quel momento? Apollo sbadiglia e mi porge la tazza fumante, come ad invitarmi a finire il tè. Lo incenerisco con gli occhi e torno a contemplare il paesaggio, ignorandolo. <<Guarda che morirai congelata se resti qui ancora a lungo>> sdrammatizza, anche se non mi sfugge la lieve preoccupazione campeggiagli negli occhi. "Ovvio, prima mi urlava addosso e ora è venuto qui per consolarmi? Che stupido" <<Se non hai altro da fare che fissarmi ora puoi andartene>> pronuncio in tono gelido, scandendo bene l'ultima parola. <<Nah, preferisco starmene qui>> esordisce, facendomi spuntare un lieve sorriso appena accennato. Sfortunatamente se ne accorge, e sorride di rimando orgoglioso. <<Pensa un po', ho appena fatto sorridere la donna più seria del mondo. Che c'è, ora mi mangi? Tremo!>> esclama lui, divertito. Questa volta ridacchio, e lo guardo indispettita. Apollo ride di rimando, ed è forse solo una mia impressione, ma per una frazione giuro di averlo visto fissarmi le labbra. Scuoto la testa, come a scacciare un brutto pensiero, e ritorno a fissare il panorama. Inizio a tremare e mi tiro le maniche del maglione fino a coprire le mani intere, mentre sfrego i piedi con indosso dei calzini di lana per avere u po' di calore.

Sento il dio scivolarmi vicino, incollandosi al mio fianco. Mi sposto a disagio, ma lui acchiappa con la mano il fianco e mi stringe senza dire nulla. Qualche minuto dopo, nel quale mi sento decisamente meglio, mi fa una domanda. <<Vuoi vedere un trucchetto da maghi?>> puntando i suoi occhi verso la mia direzione. Annuisco curiosa, fissando le sue mani che iniziano a fare degli strani movimenti, tipo incantesimi. Riproduce con le dita un cerchio, soffiandoci sopra come a scacciare una qualche zanzara, penso; ripete il processo altre tre volte, per poi far schioccare le dita della mano sinistra e sorridere soddisfatto. Nel suo palmo adesso, c'è una piccola sferetta di fuoco, la quale emana calore.

Piano piano, come una piuma, si avvicina e mi si ferma di fronte, e io non posso fare a meno di vedere lo sguardo sorpreso di Apollo. La piccola sfera ha una specie di animo proprio, infatti sembra invitarmi a prenderla in mano. <<Sai,>> esordisce Apollo <<le sferette di solitamente mi restano vicino, quasi sempre in mano, avendo paura delle anime vicine>> dice, <<ma questa volta è strano, lo spirito al suo interno ti sta invitando a prenderlo in mano>>. E mi guarda, probabilmente incuriosito dalla mia futura reazione.

Con cautela allungo le mani e prendo la sfera, che mi si adagia delicatamente in mano, senza scottarmi come pensavo avesse fatto. Ora che la guardo meglio non è arancione come a primo impatto, ma ci sono delle striature dorate, altre color miele. Delle piccole palline rosate fluttuano al suo interno. Mi protendo in avanti, provando a vedere se abbia qualche odore, e inspiro. <<Pioggia, colonia costosa, gel per capelli e peli di cane>> pronuncio questa frase incerta, non sapendo spiegare bene il perché una pallina di fuoco si spruzzi il profumo. Sento Apollo irrigidirsi al mio fianco, d'improvviso; lo guardo, e vedo un'emozione passeggera attraversagli gli occhi celesti. E' veloce, come un lampo, e penso di essermelo quasi immaginata, perché si ricompone subito, come se non fosse successo nulla.

 E' veloce, come un lampo, e penso di essermelo quasi immaginata, perché si ricompone subito, come se non fosse successo nulla

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<<Cosa significa?>> domando, tornando a fissare la pallina. <<Ogni spirito di fuoco ha un odore diverso, in base alla persona che sceglie. Ogni aroma appartiene ad una persona differente, la quale è l'anima gemella della figura che ha trovato, inconsapevolmente, questa sferetta>> dice. <<A noi dei scappano molte di queste, per quanto disattenti siamo. Solitamente però c'è uno di noi che lo fa apposta, per creare scompiglio tra gli umani, provocando tradimenti lasciando qualche sferetta qua e là>> e pronuncia quest'ultima frase con un'espressione poco simpatica. <<E chi sarebbe, questa persona biricchina? Se è Artemide mi arrabbio>> lo avverto, facendogli spuntare mezzo sorriso. Poi il suo sguardo si rabbuia: <<Ares.>>








𝑺𝒑𝒂𝒛𝒊𝒐 ✨𝚊𝚞𝚝𝚛𝚒𝚌𝚎✨

Car* piccol* divinità, oggi siamo al quinto capitolo della storia ⭐

Mi sono divertita a scrivere questo capitolo, perché da qui i nostri protagonisti lasciano a casa la tranquillità, e vanno incontro a tante belle avventure 🦋

Non vedo l'ora di pubblicare il prossimo capitolo, a presto!

~Alex ♥️

𝙿𝚛𝚘𝚙𝚑𝚎𝚌𝚢, 𝒊𝒍 𝒑𝒐𝒕𝒆𝒓𝒆 𝒅𝒆𝒍 𝒍𝒊𝒃𝒓𝒐 𝒑𝒆𝒓𝒅𝒖𝒕𝒐Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora