7. 𝑻𝒂𝒍𝒌𝒊𝒏' 𝒂𝒃𝒐𝒖𝒕 𝒕𝒉𝒆 𝒑𝒂𝒔𝒕..

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𝙽𝚘𝚝𝚊 𝚙𝚛𝚎-𝚌𝚊𝚙𝚒𝚝𝚘𝚕𝚘
Vi consiglio di ascoltare questa canzone mentre leggete, vi darà una migliore esperienza ♥️


<<Esatto! Così irrispettoso, vero?! Infatti ho detto in modo molto minaccioso di non farlo più, però non mi ha ascoltato e ho dovuto rovesciargli addosso un secchio d'acqua. Beh, in realtà non un secchio vero e proprio, ho fatto comparire l'acqua dal nulla e puf, ecco fatto.>>

Annuisco a Posy sovrappensiero e continuo annoiata a sfogliare le pagine, provando a carpire possibili informazioni. E' passata più di un'ora da quando siamo qui, eppure io e gli altri non abbiamo ancora trovato nulla. Possibile che nessun libro parli della potente magia di quella cosa che ci hanno raccontato Artemide e Apollo? Sbadiglio e guardo le righe della pagina scontrarsi tra loro, e realizzo di avere molto sonno. Non passa molto tempo e mi ritrovo addormentata sul tavolo.

Scendo le scale, la mia pancia brontola sconsolata. Forse avrei dovuto mangiare quei broccoli a cena... Ma erano terribili e verdi! Avevo visto un cartone alla TV dove il protagonista ne mangiava uno e si trasformava in un vegetale. Sento delle voci provenire dal salotto e mi rannicchio subito su uno dei vecchi gradini, prestando attenzione a non scricchiolare l'asse di legno consunta. Perché c'è un borsone a terra? Andiamo in vacanza? Impossibile, mamma e papà non volevano; mi avevano detto che non c'era abbastanza denaro. -Non possiamo farlo, sai che soffrirà.- Di che cosa sta parlando la mamma? Cinnamon si è fatto male? Forse dovrei scendere a vedere... -Sì, ma è l'unico modo possibile, vedrai che da grande capirà.- Papà Toby sembra triste, ha un tono di voce che non capisco, sembra che voglia piangere ma non può. Mi copro le mani con il lungo maglione nero pesante, odora di sole e fiori, come mamma Meg. Sorrido, e sfrego le dita dei piedi le une contre le altre. -E con questo abbiamo finito. Pronta ad andare?- Andare dove? Vengo anch'io? Adesso salgono e mi chiamano, vacanza a sorpresa! Invece li vedo andare verso la porta. Mamma inizia a piangere, prende un fazzoletto dalla tasca e soffia piano il naso. Papà le mette un braccio in vita, e la stringe a sé. Girano la chiave nella serratura ed escono di casa. Vorrei seguirli, eppure qualcosa mi frena, come a dirmi di rimanere qui a guardare la porta che si richiude. Scendo le scale e vado alla finestra, scosto la tenda beige e polverosa e fisso la macchina rossa sparire oltre l'angolo della strada. Bambini e ragazzi della mia età e più grandi girano per le case, bussando e chiedendo dolcetti. Vedo un gruppo di bambine vestite da zucche arancioni, mentre un ragazzo grande le segue travestito da fantasma. Guardo il calendario, mentre una lacrima scende solitaria sulla guancia. 31 ottobre. Una strega con un lungo naso mi sorride dal quadrato bianco numerato. Trascino con fatica la mia poltrona preferita vicino alla finestra, e vado in cucina a raccattare un qualsiasi snack. Trovo un sacchetto di patatine fritte aperto, e probabilmente già scaduto. Non importa, qualsiasi cosa poteva andar bene.

"Caro diario, sono passati tre giorni. O almeno credo, non capisco se to dormendo o sognando. Mamma Meg e papà Toby non sono ancora tornati, probabilmente hanno un lavoro duro. Cinnamon non vuole più mangiare le sue scatolette di tonno, sono triste. Oggi ho aperto il frigo e c'era solo la pizza congelata, l'ho lasciata al sole perché il forno non funzionava. La vicina Marge mi ha dato dei biscotti fatti da lei, dice che mi sarebbero stati utili, e poi mi ha abbracciata. Ho gli occhi rossi, mi fanno male; forse dovrei smettere di piangere. Perché io?"

"Caro diario, è passata una settimana. La vicina ha chiamato qualcuno, sono arrivati due signori vestiti di nero a casa. Mamma mi aveva detto tante volte di non aprire agli sconosciuti, ma sembravano molto seri, facevano un po' paura. Sono nella loro macchina, hanno detto che mi avrebbero portata in un posto migliore."

"E' passato un anno, sono triste. La signora Elizabeth mi fa male ogni volta che non rispetto le regole. Mi chiude nello stanzino buio e mi lascia lì per tanto tempo, urlo e graffio la porta, ma nessuno apre. Mi gira nella testa la stessa frase: non potrai mai essere normale! Lei è cattiva. I signori in nero si erano sbagliati. Qui, nessuno si trova in un posto migliore. Ogni faccia che vedo è pallida, gli occhi di tutti qui sono spenti. Non voglio diventare così anch'io. Ho paura. Non voglio smettere di sognare."

"Ce l'ho fatta, sono stata adottata. Tutto questo però è strano, è venuta una coppia che ha chiesto proprio di me. Capelli neri, estremità bianche e occhi ambrati, alta un metro e sei calici di bronzo e circa quattordici anni. Sono felice, eppure mi sento rotta dentro, come un puzzle con il pezzo mancante. Ecco, forse è la normalità che mi manca. Non ho mai smesso di sognare e uscire di nascosto ogni notte dal dormitorio condiviso per guardare le stelle, che scintillavano apposta per me, dandomi forza nel resistere."

<<Guys, qui c'è qualcosa che non va. Selly non si sveglia, ho provato diverse volte a chiamarla!>> Voci indistinte si mescolano assieme. <<Chiamala di nuovo, dai.>> Questa volta capisco chi parla, è Apollo. Apro lentamente gli occhi e mi guardo in giro, tante facce mi fissano preoccupate. L'unica persona che non mi guarda nemmeno di striscio è Ares. Anzi, sta facendo un giochino sul telefono, disinteressato a quello che sta succedendo qui. <<Sto bene, lasciatemi fare un giro, toro subito.>> E' tutto quello che riesco a dire. <<Sicura? Vengo con te, non c'è problema.>> <<Tranquilla Eddy, è tutto a posto.>>

Mi alzo barcollante e trovo subito le mani di Apollo a sorreggermi. Mi guarda preoccupato, io gli faccio capire che non ce ne bisogno. Me ne vado lungo il corridoio, sento un paio di occhi fissarmi da dietro ma non m'interessa. Sparisco dietro l'angolo e mi lascio scivolare lungo il muro. Grosse lacrime minacciano di uscire, ma provo a ricacciarle indietro. Fallisco, e inizio a piangere in silenzio, sperando che gli altri non mi sentano. Non potrai mai essere normale! Mai e poi mai! Sei un'inutile ragazzina. Aveva ragione. Non sono normale, sono rotta, incompleta. Non potrò mai essere spensierata come Caleb.

Sento qualcuno mettersi di fianco a me. Degli occhi verdi mi studiano con attenzione, mentre Ares mi prende la mano. Non dice nulla, come se sapesse già che qualcosa non va, eppure non mi costringe a parlarne. Appoggio il capo sulla sua spalla, e comincio a fare respiri profondi. Riesco a calmarmi, addormentandomi nuovamente.

𝙿𝚛𝚘𝚙𝚑𝚎𝚌𝚢, 𝒊𝒍 𝒑𝒐𝒕𝒆𝒓𝒆 𝒅𝒆𝒍 𝒍𝒊𝒃𝒓𝒐 𝒑𝒆𝒓𝒅𝒖𝒕𝒐Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora