Capitolo 2 - Una questione di cucchiai

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Il mattino successivo, la luce del sole che filtrava dalle tende colpì Harry sulle sue folte ciglia, rubando ai suoi occhi gli ultimi attimi di meritato riposo.
Aveva faticato ad addormentarsi, nonostante la lunga doccia tiepida che si era regalato. L'aria era afosa, forse troppo umida, ma erano stati i pensieri a tenerlo sveglio.
Nudo, sdraiato sul letto si era girato e rigirato, inseguendo senza sosta la porzione di materasso ancora fresca, sperando che il sonno potesse mettere a tacere la sua frustrazione.
Avrebbe voluto bersi un tè, ma forse toccare quelle teiere ancora imbustate non sarebbe stato pienamente d'aiuto.
Stava albeggiando ormai l'ultima volta che si costrinse a guardare l'ora senza toccare il telefono, poi finalmente le palpebre si fecero pesanti.

Al risveglio si stropicciò gli occhi per strappare i resti di stanchezza dal proprio volto, infine decise di alzarsi.
Infilò un paio di calzoncini corti abbandonati sulla panca ai piedi del letto, una t-shirt e poi scese in cucina per prepararsi la colazione.
Era affamato, tutto sommato un buon segno.
Le teiere invece erano ancora lì, sul tavolo, nella busta che il commesso aveva preparato per lui: un segno decisamente meno buono del primo.

"Al diavolo" borbottò Harry, poi ne prese una, la lavò e infine la riempì d'acqua.
Era poi una teiera, fortunatamente gli imbarazzi del giorno prima sembravano essersi dissolti come i ricordi di un brutto sogno, alle prime luci del mattino.

"Dunque, tè nero dello Yorkshire" disse tenendo il conto con le dita "una goccia di latte e...e... un cucchiaino di zucchero" aggiunse mestamente guardandosi attorno.

I precedenti proprietari gli avevano lasciato in eredità diversi utensili, molti dei quali dalle funzioni pressoché sconosciute. Avevano però impacchettato e traslocato nella loro nuova abitazione ciò che sarebbe servito loro nel quotidiano. I cucchiaini da tè, tanto per fare un esempio.

Harry aprì ogni singolo cassetto dei mobili della cucina, frugò tra il ciarpame di cui di lì a poco si sarebbe liberato, ma nessun cucchiaino da tè o da caffè rispose all'appello.

Senza contemplare alternative prese il telefono e iniziò a spulciare i principali store online, cercando di negare i messaggi che l'universo gli stava mandando.

"Mai più, ricordi? Non mi freghi così banalmente" disse parlando al nulla, come se l'universo che desiderava ignorare fosse in realtà il suo interlocutore.

"Mai più."

Due ore dopo nessun cucchiaino era ancora stato acquistato, al contempo però una pila di vestiti si era man mano accumulata sul letto, mentre Harry fissava l'armadio, in tutta la sua gloria.

"Non so cosa mettermi" sbottò, tranciando di netto i convenevoli.
"Buongiorno anche a te, fratellino, ho dormito bene, grazie, anche la colazione è stata degna di nota, qui tutto bene al lavoro, tu?" disse lei, accompagnando la sua risposta con un velo piuttosto spesso di sarcasmo.
"Gemma. Mancano i cucchiaini, non so come vestirmi, deve sembrare un 'passavo di qui per caso, ero in giro per altre commissioni, ma tu che mi stai guardando sentiti pure libero di pentirti amaramente per avermi preso per il culo, quantomeno non nel modo che avrei voluto'. Che suggerisci? Forse devo andare a fare shopping".

Gemma strabuzzò gli occhi con esasperazione, conscia del fatto che Harry non avrebbe potuto lamentarsene non potendola vedere.

"Skinny bianchi, camicia azzurra con le stelline, ciao Harry, usa le precauzioni".

La linea cadde, lasciando il ragazzo riccio interdetto.

Prese quindi dall'armadio, senza pensarci troppo, gli skinny jeans suggeriti e li indossò, saltellando sul posto per riuscire a farci sgusciare dentro le sue gambe lunghe. Li calzò come un guanto sul sedere, poi aggiustò il suo pene dietro ai bottoni, guardandosi di profilo più volte per valutare quanto fosse esplicita ed evidente la sagoma.
I rami di felce tatuati sul basso ventre erano completamente scoperti e mettevano in evidenza la muscolatura a V dei suoi addominali.
Prese infine la camicia con le stelline e la abbottonò solo dallo stomaco in giù, lasciando in bella vista le rondini e la falena tatuate sul suo corpo definito.
Soddisfatto si aggiustò i lunghi capelli, scuotendoli con una mano, per ravvivarne il volume.

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