Capitolo 6 - Cosa succede?

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Quando Harry aprì gli occhi, impiegò qualche attimo di troppo a riconoscere il proprio salotto di casa. Le grandi vetrate, impietose, l'avevano riportato al mondo reale, contrariamente alla sua volontà.
Frastornato e ancora assonnato cercò di capire come mai avesse dormito sul divano e perché avesse addosso una tovaglia da cucina.
Solo la fitta provata nel posare i piedi sul pavimento fu la goccia che fece traboccare improvvisamente il vaso dei ricordi.

Senza darsi il tempo di metabolizzare il proprio flusso di pensieri, si guardò attorno allarmato, ma in quella casa, come temeva, non c'era traccia di Louis né alcun segno chiaro e riconoscibile del suo passaggio.
Solo alcuni piccoli dettagli gli confermarono di non essere stato solo tra quelle mura.

Sulla sedia vicino all'ingresso erano stati impilati i suoi jeans bagnati e la camicia di cotone, mentre le scarpe erano state collocate, allineate tra loro, vicino alla porta.
La corrente doveva essere tornata autonomamente, perché nel silenzio irreale di quel risveglio, il ronzio costante del frigorifero era stato il suo unico e triste buongiorno.

In altre circostanze forse avrebbe riso della scelta improbabile di essere stato coperto con una tovaglia da cucina, magari ci avrebbe trovato anche qualcosa di tenero, ma in quel momento fu l'imbarazzo ad avere la meglio.

"Dio, cos'ho fatto" mormorò quando la realizzazione lo travolse.

Stretto nel telo che ancora aveva addosso, dopo aver recuperato il telefono dai pantaloni del giorno prima, fece subito partire una chiamata.

***

Louis, quella mattina, mando un messaggio a Zayn dicendo di non sentirsi bene e che avrebbe preferito non andare al lavoro.
Effettivamente gli facevano male le ossa, l'acquazzone del giorno prima l'aveva forse arrugginito un po', ma dentro di sé era consapevole fosse solo una scusa per non affrontare la realtà, tantomeno se stesso.

Il ragazzo pakistano, però, appena lo lesse bussò con le nocche alla sua porta, poi entrò spavaldo, senza attendere che gli venisse concesso il permesso.

"Prima che tu faccia storie, vorrei rammentassi di aver fatto ben di peggio" esordì Zayn, accomodandosi sul bordo del letto.
"Già" fu l'unica risposta.
"Già? Tutto qui? Niente cose tipo 'tu non fai mai un cazzo di interessante, difficilmente avrei potuto interrompere qualcosa', niente di niente?"
"Già"
"Merda è grave questa. Che cazzo hai combinato? Hai ucciso qualcuno? Sei un ricercato? Avevano finito il tuo tabacco preferito?" indagò Zayn, facendo leva sulla ben nota drammaticità del coinquilino.
"Niente reati, mi troverai qui al tuo ritorno."

Louis era avvolto nel lenzuolo, rannicchiato, con le spalle rivolte all'amico, sembrava minuscolo. Non c'erano tracce della sua solita audacia.
Il pakistano in silenzio alzò il lembo di stoffa che lo proteggeva e si infilò sotto, poi con un braccio avvolse Louis, tenendolo stretto contro il proprio petto. Le dita rimasero intrecciate tra di loro all'altezza dell'addome.

"Che succede Lou? Parlami..."
"Ho fatto una cazzata colossale"
"Ne hai fatte molte, sei proprio sicuro sia così grave?"
"Sì"
"Va bene, troveremo una soluzione. Che hai fatto Lou?"
"Sono andato a letto con Harry."
"Non così inaspettato, ma continua. È stato così orribile?" lo incitò Zayn, accarezzandogli la mano col pollice, dolcemente.
"È stato assurdo, Zay, è stata l'esperienza più bella della mia vita, ma è come se non fosse successa."

Zayn tacque per quelli che sembrarono minuti interminabili, inspirando profondamente, posando il proprio naso sulla nuca dell'altro ragazzo.

"Ti prego. Guardami."

Zayn sciolse l'intreccio delle loro mani, per aiutare l'amico a girarsi, affinché potessero osservarsi in volto. Louis aveva gli occhi rossi, devastati dall'assenza di riposo.

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