Capitolo 9 - Perché me lo stai dicendo, Louis?

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"Credevo te ne fossi andato"

Avvolto in una leggera coperta, Harry rimase sull'uscio a osservare Louis, seduto di spalle sotto al pergolato. Delle sottili volute di fumo si snodavano dalla sigaretta tra le dita.

"E invece sono qui" rispose il ragazzo dopo una lunga boccata che gli riempì i polmoni di nicotina. Il posacenere accanto testimoniava che Louis fosse lì da più tempo di quanto Harry avesse immaginato.

Un silenzio carico di attesa si insinuò tra i due.

Quando Louis quella mattina si mosse alla ricerca di una posizione che desse sollievo alla sua schiena, percepì una morsa lieve attorno all'addome diventare più stretta e calda.
Colto alla sprovvista aprì di scatto gli occhi, ritrovandosi lo sguardo invaso dalla luce del giorno.
Una massa morbida di ricci castani gli ostacolava la visuale, emanando un inconfondibile profumo di fiori e vaniglia. Il riccio aveva la testa appoggiata sul suo petto. Dedusse che stesse ancora dormendo solo grazie ai piccoli sbuffi che ritmavano il suo respiro.
Non erano mai stati così vicini, non si erano mai visti così da vicino, quantomeno con la consapevolezza di esserlo.

Lo stimolo di dover svuotare la vescica corse in suo aiuto, togliendolo da quell'impasse. Avrebbe voluto stringerlo, toccare delicatamente la sua pelle con piccoli movimenti circolari, restare così accoccolato a respirarne i sospiri. Era conscio però che risvegliarsi l'uno tra le braccia dell'altro senza aver prima discusso della serata precedente e di quella prima ancora avrebbe complicato le cose tra loro senza rimedio.

Delicatamente sgusciò lontano dalle braccia invitanti di Harry.
Lo fece con tutte le premure, per non strappare il ragazzo riccio dal limbo che avrebbe potuto godersi ancora per un po'.

Quando raggiunse l'uscio che dava sul pergolato, gli sbuffi sottili di Harry terminarono senza che Louis potesse realmente accorgersene, senza che potesse percepire il gelo che avvolse il ragazzo riccio quando notò lo spazio vuoto accanto a sé.

"Vuoi che ti prepari un tè?" domandò Harry, incerto se avvicinarsi.
Louis rise amaramente, aggrappandosi all'ironia come ultimo baluardo prima della resa dei conti. "Mi stai offrendo il famoso servizio completo, Principessa?"

Un ghigno tirato lo fece raccogliere in se stesso, con una delusione in volto che Louis non avrebbe mai visto. Sperava fosse rimasto per affrontarlo, non per far finta che nulla fosse accaduto. Di nuovo. "Ho capito, me ne torno a dormire, chiudi quando te ne vai".

"Ho 25 anni, la vigilia di Natale ne compirò 26" confessò Louis senza alzare lo sguardo. Un tremore non giustificato dalla temperatura gli scosse le spalle. "Odio i festeggiamenti, però. Tienilo a mente. Li odio con tutto me stesso."

Harry arrestò i suoi passi, trattenne il fiato, poi ruotò il capo nuovamente verso il ragazzo seduto di spalle. Sembrava minuto e fragile ora.

"Perché me lo stai dicendo, Louis?" tentennò Harry, con la voce pronta a spaccarsi in mille frammenti.
"Perché spero che tu scelga di restare." sollevò le spalle Louis, le difese ormai ridotte in brandelli.

Gli occhi di Harry divennero lucidi.
Avrebbe mai pensato di giungere sull'orlo del pianto più profondo per una data di nascita?
No, decisamente, ma da quando aveva conosciuto quel commesso impertinente nulla sembrava più seguire logiche consolidate.

Stava ancora trattenendo il respiro, timoroso che la più piccola vibrazione avrebbe fatto scoppiare la bolla in cui si erano rinchiusi.

Poi mosse un passo e le gambe gli tremarono.
Mosse un secondo passo e infine un terzo, andandosi a sedere al fianco di Louis, condividendo con lui il telo in cui si era avvolto dopo il suo risveglio.

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