04 - I know i'm half responsible...

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ALEXANDER

«Alex?» sentii chiamarmi dall'ingresso.

Diana era appena tornata, ancora ferma sulla soglia della porta.

«Non credevo di trovarti ancora sveglio»

«Com'è andata?» le domandai. Sembrava non aspettarsi quella domanda, quindi rimase un silenzio per un tempo indefinito prima di iniziare «Be'... non è andata come mi aspettavo»

Le feci segno di sedersi sul divano, e lei mi diede retta.

«Siete stati fuori tutta la giornata» affermai.

Accennò un sorriso, e iniziò a giocherellare con i pollici.

«Ci siamo divertiti, è stato un bel regalo»
Ah, giá. Oggi è il suo compleanno.

«Un po' di tempo fa, mi hai detto una cosa»

Lei sembrò capire immediatamente, «Non sembrava importarti»

Sbagli, mi importa eccome.

L'unica speranza a cui rimanevo appeso era quella. Sapere che lei continuava a sperare che le cose potesse andare meglio. Aveva rinunciato ai suoi desideri per dare piú spazio ai miei, che non avevo il coraggio di esprimere.

«Non hai mai smesso di farlo?» domandai.

Lei in tutta risposta, negò con la testa.

Nessuno aggiunse piú nulla, ma a volte il silenzio vale piú di mille parole. Riuscivo a sentire la tentazione di sputarmi addosso tutto quello che le passa per la testa, ma non lo fa.

È sempre stata cosí, trattenuta. Io invece, ho sempre detto quello che mi passava per la mente. A costo di ferire le persone, infatti ne ho pagato le conseguenze.

Fu Diana a rompere per prima il silenzio.

«Conosci Lynn, quindi» disse voltandosi verso di me.

«Ci siamo conosciuti all'università, prima che lui abbandonasse»
Lei annuí, e abbassò la testa.

«Ho sperato con tutto me stesso di starmi sbagliando, quando ho visto la sua macchina parcheggiata e tu con le chiavi. Ma non è cosí, giusto?»

I nostri sguardi entrarono in collisione, e trovai tutte le risposte che cercavo nei suoi occhi.

«Alex, io non intendevo darti la colpa»

Il mio corpo divenne improvvisamente di ghiaccio.

«Diana, se tu quel giorno avessi detto qualcosa, qualsiasi cosa, tua madre non avrebbe fatto quello che ha fatto, e forse ora saremmo ancora in camera tua, a mangiare, di nascosto, i dolci della dispensa»

Non mi sapevo esprimere nel migliore dei modi. Riuscivo solo a pensarle, le risposte.

Quel giorno tutto si fermò, io, secondo Kaitlyn trascinai Diana nel buio insieme a me. Quando le trovarono quei pochi grammi di droga che aveva, credette che ad avergleli dati, fossi ovviamente stato io. Quando in realtà non avevo nemmeno mai toccato una sigaretta.

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