02 - Inside me, there's only you

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Diana Hall: otto anni
Alexander Hall: undici anni

«Ho detto di lasciarmi stare!»
Mi dispiace, Alex. Vorrei intervenire. Ma una cosa che non riuscirò mai ad ammettere, è che ho paura. Tanta, Alex, non lo immagini nemmeno.

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'Perchè hai spalancato la mia porta?'
Forse mi vuole fare del male. Tremo al solo pensiero. Riesco a malapena a sopportare che lo faccia a mamma e papá, non anche a me. Per favore.

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«...okay?» Chiede papá. Non lo so, è okay?
Ho il telefono fisso tra le mani, non ho sentito cosa mi ha detto. Che devo fare?
Una lacrima.
Papá, che devo fare?
Due lacrime.
Sul telefono fisso è composto il numero del 911.
Tre lacrime.
«Basta, vi prego.» Un sussurro flebile esce dalla mia bocca.
Quattro lacrime.
Cinque lacrime.
«BASTA, VI PREGO!» Stavolta un urlo. Forte. Deciso. Chiaro. Ma che non viene sentito da nessuno.
Fisso il telefono. Tre numeri. Capaci di straziarmi il cuore, fino a sentire solo un ammasso di nodi nel petto.

Mi svegliai sudata, alzai la testa verso l'orologio sul comodino. Erano le 3.34.

Mi alzai dal letto barcollante e entrai in bagno.

Azionai la levetta dell'acqua fredda e mi ci bagnai i polsi, e poi il viso.

Mi spostai verso l'ampia finestra e guardai il cielo stellato.

All'improvviso notai un minuscolo fascio di luce attraversare la volta celeste, e realizzai si trattasse di una stella cadente.

Chiusi gli occhi e desiderai. La stessa cosa di sempre, la stessa cosa che desideravo da quando avevo nove anni.

Perchè dentro di me, ci sei solo tu.

«Desidererò sempre per te, Alex»

«Promettimelo»

«Lo prometto»

«E io spero che non smetta mai di farlo, mia piccola stellina»

Sorrisi, ma stavolta lo feci davvero. Questo pensiero sembrava l'unica cosa giusta, in un mare di cose sbagliate.

Perchè nonostante tutto, io sarei sempre appartenuta a lui, e lui sempre a me.
Perchè nella mia testa eravamo ancora dei bambini, quando ancora le promesse erano tutte intatte. E io ero felice.

Tornai a letto e, finalmente, riuscii ad addormentarmi. E per la prima volta dopo tempo, non feci brutti sogni.

«Diana!»

Mi svegliai stropicciandomi gli occhi.

«Che c'è, ma'»

Dio mio, ma che ore erano?!

«Sono le sette e mezza, c'è un ragazzo che chiede di te alla porta, alzati. Veloce»

Mi lanciò un'occhiataccia e li capii che era meglio alzarmi al più presto.

Misi una vestaglia e mi diressi al piano di sotto. Chi mai poteva volermi vedere alle sette e mezza?

«Lynn? Cosa diamine ci fai qui?»

«Posso entrare?»
Pessima idea, davvero una pessima idea.

«Meglio di no...»
«È importante, Diana»

«Pft, va bene. Vieni»
Lo condussi fino in camera mia e accostai la porta.

«Dimmi, avanti»

«Me ne sto andando, mi stanno cercando, devi restituirmi la roba» disse ammiccando.

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