Dall'inizio

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Il mio più grande desiderio fin da quando ero bambina era quello di diventare la fotografa ufficiale della Formula 1.
Un sogno che condividevo con mio padre. Mi sono innamorata di questo sport grazie a lui, quando avevo solamente 5 anni mi portava sempre alle gare di Silverstone.

Scusate, ma chi non sognerebbe di viaggiare per tutto il mondo con venti piloti affascinanti?

Come si dice? Fly down, non è vero? Quindi questo mio grande sogno l'ho messo da parte, ma non perché fosse impossibile, forse un pochino. Ma perché non potevo più condividerlo con lui.

Purtroppo i miei genitori hanno perso la vita in un incidente stradale mentre festeggiavano il loro anniversario.
Mia madre era solita dire che erano destinati a stare insieme perché erano nati lo stesso giorno, alla stessa ora e nello stesso ospedale.
Si erano sposati anche in quel giorno.
5 novembre.
Io ero da poco maggiorenne.

La mamma credeva nel destino. Credeva che ognuno di noi sia collegato mentalmente e fisicamente a qualcun altro, come la teoria del filo rosso. Come lei e papà.
E io ora credo nel destino e in ciò che sarà.

Nessuno dei parenti di mia madre o di mio padre voleva prendersi cura di me dopo la loro scomparsa.
Allora, grazie all'aiuto degli assistenti sociali, sono andata dall'altra parte del mondo. In Nuova Zelanda.
Andai lì, per tre mesi come vacanza studio, la mia famiglia ospitante è stata tale, mi hanno trattata come una seconda figlia.
Con la figlia siamo diventate inseparabili. Anche quando tornai a Silverstone, quando potevamo ci sentivamo.

Quando li ho contattati e ho spiegato la situazione, non hanno esitato a dirmi di sì. Erano così felici di avermi di nuovo, e questa volta per sempre.

Dunque, eccoci qui. Da due anni sono in compagnia della mia migliore amica Henrietta, ma preferisce essere chiamata Hettie. Ormai la porto sempre con me nel lavoro che faccio. Cioè, la fotografa personale del gruppo più in voga in Nuova Zelanda.

Sto visitando posti come desideravo, grazie ai concerti. Anche se per ora stiamo girando tutta la Nuova Zelanda, questo non significa che non viaggeremo per il mondo prima o poi. Spero prima che poi, più per me che per loro.

Mi rendo conto che Hettie è sempre molto entusiasta di ogni concerto, mentre io non lo sono.
Forse è perché non apprezzo molto il cantante. Gli altri componenti del gruppo sono anche abbastanza simpatici.
Per quanto riguarda il loro manager, non è che lo odi, diciamo che riesco a sopportarlo. È enigmatico.

Nonostante le mie esperienze di vita, mi rendo conto che ho difficoltà a socializzare con le persone.
Ho un carattere piuttosto schietto, sono molto sarcastica e solo con le persone a cui tengo sono dolce. Quindi solo con la mia nuova famiglia.
Ma per il resto del mondo sono "una ragazza troppo sbruffona". Così mi hanno descritto.

Grazie a Hettie, sono riuscita ad affrontare la perdita dei miei genitori.
Non è una cosa che si possa superare completamente, ma si cerca di andare avanti.
Infatti, esattamente un anno e mezzo dopo essermi trasferita qui a Wellington, ho cambiato cognome.
Ora faccio ufficialmente parte della famiglia McMillan.

Con un po' di timore ho iniziato a chiamare i genitori di Hettie mamma e papà.
Quando lo dissi per la prima volta, entrambi si commossero fino alle lacrime e mi abbracciarono. Pensavo che si sarebbero arrabbiati, ma non è stato così.
Ho scoperto che Minnifred molti anni fa era incinta, ma purtroppo al sesto mese ha avuto un aborto spontaneo e da lì non ha più voluto riprovare ad avere un figlio.
Quindi, come dicono loro, sono un dono di Dio. Anche se per avermi sicuramente non volevano quello che è successo ai miei.

Riassumendo la mia vita, ora posso essere felice. Non ho il lavoro che tanto desideravo da bambina, ma comunque scatto foto e questo mi basta. Anche se nella maggior parte di queste, il soggetto non è dei migliori, ricordo sempre che l'ho fatto per la mia migliore amica.

Posso anche dire che sto cercando di far nascere un rapporto tra quei due, ma non è proprio semplice. Cioè potrebbero diventare semplice se Hettie non fosse uscita da una relazione tossica e l'uomo di Neanderthal non avesse giocato carte false con lei.
L'uomo di Neanderthal è il cantante del gruppo.
E che il cantante odioso non fosse così odioso... con me. In effetti, è risaputo che il ragazzo deve piacere prima alla migliore amica che alla diretta interessata.

Ho l'obbligo di proteggerla in ogni circostanza.

Lui mi sopporta solo perché scatto belle foto e stranamente al manager, come lo chiamo io "francesino", piace come lavoro quindi non si liberano di me.

Ho stretto amicizia con il resto del gruppo, tra cui c'è una ragazza che suona la batteria. Si chiama Odelia, ma non ama il suo nome quindi si fa chiamare Delia. È molto simpatica e ci siamo coalizzate per prendere in giro l'uomo di Neanderthal: Neville.
Che si fa chiamare Nev. Sono cugini.

Oh qui c'è proprio la tradizione di abbreviare i nomi.

Hettie mi dice sempre che Neville è un nome vittoriano. Tuttavia, non vedo nulla di vittoriano in lui.

Quindi c'è Ezekiel, Kiel per gli amici.
Sembra una persona piacevole e intelligente, ma teniamolo per noi.
Poi c'è Rurik, Rik. È per metà russo. All'inizio può sembrare scontroso e arrabbiato, ma in realtà è molto simpatico.

E poi c'è Étienne, non ha soprannomi ma a me piace chiamarlo come ho detto prima francesino. È il manager del gruppo, è francese appunto. Si è trasferito per allontanarsi dai genitori.
Beh, sembra avere due personalità. A volte è gentile e premuroso, altre volte sembra un'altra persona, sempre fatta, perché sì, si fuma le canne ed è scorbutico.

Il gruppo si chiama Addicted e sono amati in tutta la Nuova Zelanda. Stanno anche guadagnando popolarità a livello internazionale.
Le loro canzoni sono meravigliose. La maggior parte di esse sono scritte da Nev, e mi dispiace ammetterlo, ma è davvero bravo.

In realtà, ho un altro sogno. Cioè, era il sogno di mia madre e spero di realizzarlo. Vorrei visitare l'Italia.
Spero vivamente che gli Addicted spopoleranno in tutto il mondo, così potrò conservarlo nel mio rullino personale.
Perché ho due macchine fotografiche.
Una me la regalò mio padre, a cui tengo più della mia stessa vita, e un'altra che uso principalmente per lavorare.
Una è una Canon, l'altra è una Nikon.

Non è chiaro quale sarà il mio futuro, ma ciò che conta è scattare fotografie.

Amo le fotografie, esse conservano i momenti inalterati. Tutti i ricordi, le promesse pronunciate e le discussioni rimangono lì, e nulla e nessuno può cancellarli.

Sebbene i ricordi possano far male, vedere una persona in una foto ci porta automaticamente a rivivere tutte le emozioni provate quel giorno.

Per me questa è magia.

Ti scatto una canzone. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora