25 Sorprese

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Lorenza

È giunto il giorno della partenza per la Francia.

Sono emozionata, è un eufemismo. Un altro viaggio, un'altra avventura da intraprendere, nuovi luoghi da fotografare con la mia Canon.

Questa macchina fotografica mi è stata regalata da mio padre quando avevo sedici anni, prima di partire per la vacanza studio in Nuova Zelanda.
Per questo motivo la utilizzo principalmente per i viaggi. Per immortalare le meraviglie di cui siamo circondati.

Mamma e papà McMillan non hanno fatto molte storie per questo viaggio, nemmeno per New York.
A differenza di Hettie, a me lasciano più libertà perché vogliono trattarmi come mi trattavano i miei genitori.
Ho sempre detto che non dovevano farlo. Perché ormai ero parte integrante della famiglia 

Ho portato con me una grande valigia e una borsa a mano, sperando che mi bastino per questi soggiorni.

Al massimo, comprerò qualcosa.

Sono in salotto con i miei e Hettie ad aspettare il taxi che ho prenotato per portarmi all'aeroporto. Il viaggio durerà ventitré.

Ventitré ore su un aereo. Non so se avremo scali, il francesino non mi ha detto nulla a riguardo.

Non è la prima volta ovviamente che faccio un viaggio così lungo, ma ho fatto così tanti scali quando partii per Silverstone che era un viaggio anche il viaggio.

Qualsiasi cosa sarà, andrà bene. Ha pagato veramente tutto lui. Mi ha solo detto di essere puntuale.

<< Mi riporti qualcosa?>> mi domanda mamma.
<< Cosa vorresti? Saremo fuori un mese, quindi sicuramente non potrò riportarti le baguette >> dico ridendo.
<< Non voglio cibo. Portami un souvenir, qualcosa con cui sorprendermi. Poi a New York mi porterete qualcosa entrambe.>>
<< Anche a me!>> concluse papà.

<< Agli ordini>> rispondo facendo un saluto militare.

Parlando ancora sentiamo suonare il citofono.
<< È già arrivato il taxi?>> domando, Hettie mi risponde alzando le spalle.

Apro il portone, inizio a prepararmi e quando sto per aprire la porta davanti non mi ritrovo il tassista ma Étienne.

Sta con il dito vicino al campanello, sempre impeccabile, vestito con una classica tuta e un giubetto leggero nero.

<<Cosa ci fai tu qui?>> è la prima cosa che gli chiedo.
<<Ti sono venuto a prendere per andare in aeroporto. Dobbiamo prendere un aereo, ti ricordo.>>
<<So che dobbiamo partire. Solo che non mi aspettavo di vederti. Avevo chiamato un taxi.>>
<<Qual è il problema? Non lo fai più venire. Forza, andiamo, che facciamo tardi, sennò.>>
<<Ma...>> non so che dire.
<<L'ho chiamato già! Vai, Ren, puoi andare senza problemi!>> esclama Hettie. Mi giro dalla sua parte e la fulmino con lo sguardo.

<< Che maleducato che sono! Signora e Signor McMillan, mi presento, sono Etienne Leroy, il manager del gruppo Addicted >>
Il francesino tende la mano sia alla mamma che al papà che accettano più che volentieri.

Chissà che strane idee si stanno facendo.
<< Piacere nostro, figliolo. Mi raccomando con la nostra piccola Ren. Ma non per lei, per te. Può essere un peperino quando vuole >> e papà gli fa l'occhiolino.
<< Papà! >> Lo richiamo indispettita
<< Non si preoccupi, ho capito che Ren non è come le altre >>

Intervengo prima che mia madre possa parlare.
<< Vabbè, noi andiamo. Ci sentiamo per telefono. Ciao famiglia!>>
Prima di rispondermi, mamma, papà e Hettie si guardano negli occhi ed esclamano
<< Kia mahara ki nga whakatupato>> ricorda le precauzioni

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