XXIII. Incoronato

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Non l'ho voluto io questo. Ho fatto ogni cosa che mi hai chiesto, e con tutte le mie forze. Ma non basterà né a te, né a mio padre.
Questo era l'unico pensiero che attraversava la mente del principe mentre camminava. Le guardie reali avevano creato un corridoio umano, innalzando le loro spade e incrociandole. Dopo che Aegon attraversava quel passaggio, le spade scendevano chiudendogli la strada.

Aegon camminava a passi lenti, il mantello che si trascinava dietro di lui come un'ombra pesante. Il clangore delle armature delle guardie, il suono degli stivali sulla pietra, tutto questo si mescolava in un rumore indistinto, soffocato dalla confusione dei suoi pensieri. Non si era mai sentito così solo, così inadeguato.

Aveva sempre creduto di non essere capace di esprimere neppure i suoi pensieri, di vivere la propria vita seguendo i suoi desideri e la libertà.

La folla si accalcava ai bordi della strada, ma i loro volti erano sfocati, le loro grida di acclamazione apparivano prive di senso. Non lo conoscevano in fin dei conti, perché erano lì pronti a urlare e ad applaudire al suo passaggio?

La sua mente tornava a Myra, la sua Myra. Ricordava il suo sorriso, la dolcezza dei suoi occhi quando lo guardava. Ripensò a quei giorni di isolamento in cui l'aveva conosciuta senza alcun limite. Si pentì di non averle detto che anche lui provava qualcosa. Si pentì di aver sposato Heleana. Si pentì di non essere scappato con Myra. Lei era stata l'unica a farlo sentire amato, l'unica a vedere oltre il titolo, oltre il ruolo che era destinato a giocare. E ora quella Myra non c'era più, ridotta al silenzio per colpa sua, per la crudeltà di sua madre. Alicent Hightower, sempre così fredda, così rigida nelle sue aspettative.

Aegon si sentiva soffocare. Era una situazione troppo grande per lui. La corona di Aegon il Conquistatore non era un simbolo di potere per lui, ma un peso schiacciante. Non si sentiva pronto, non si sentiva degno né adeguato. La sua vita era stata un susseguirsi di fallimenti, di delusioni e sconfitte. Come poteva lui, un uomo spezzato, guidare un regno?

Ma mentre marciava verso il Septon, qualcosa iniziò a cambiare. La folla si faceva più fitta, le loro voci più forti, le loro acclamazioni più intense. Aegon alzò lo sguardo e vide migliaia di occhi puntati su di lui, volti che esprimevano speranza, aspettativa.

Gli unici occhi che realmente desiderava incontrare non erano lì. Si chiese se in quella folla Myra fosse presente, se avesse un briciolo di speranza in lui o se stesse provando compassione.

L'unica persona che l'aveva guardato così era stata Myra. Nessun altro aveva mai riposto delle aspettative in lui. E lei era una serva, una popolana. Non aveva mai avuto alcuna ragione per stimarlo, eppure ricordava i suoi baci e le sue carezze come l'unica dimostrazione di amore.

L'amore però era un fardello più pesante di quella corona. Non era destinato all'amore intenso e profondo, ma la sorte aveva deciso che lui sarebbe diventato Re dei Sette Regni.

La sua sorellastra, Rhaenyra Targaryen, non aveva ancora ricevuto alcuna notizia circa la dipartita di suo padre. Quell' incoronazione stava avvenendo sotto gli occhi del popolo, ma ugualmente in gran segreto.

Per la prima volta, si rese conto che quelle persone non vedevano il fallimento che lui sentiva di essere. Vedevano un re, qualcuno in cui riporre la loro fiducia.

Un fremito attraversò il suo corpo. Un sentimento nuovo, un'energia sconosciuta. Voleva essere degno di quella fiducia. Voleva essere migliore. Doveva esserlo. Per loro, per se stesso.

Sentì crescere la determinazione nel suo petto. Lui doveva essere un uomo migliore, persino di suo padre. Doveva essere un re migliore, doveva portare stabilità al regno e grandezza al suo popolo.

Passo dopo passo, la sua incertezza si tramutava in sicurezza. Raggiunse il Septon con il cuore che batteva forte nel petto, non più per la paura, ma per la speranza.

Aegon si fermò un attimo, respirò profondamente e avanzò verso l'altare. Sentiva ancora il peso del suo passato, delle sue debolezze, ma ora c'era qualcosa di nuovo. Una volontà di ferro, un desiderio ardente di riscatto. Si voltò a guardare la sua famiglia, tutta lì riunita per l'occasione. Sua madre, la regina Alicent, gli baciò la fronte e si inchinò a lui. Heleana abbassò lo sguardo e il capo, Daeron che per l'occasione era salito in groppa a Tessarion ed era arrivato giusto in tempo per l'evento lo guardava con un sorriso. Aemond abbassò la testa, dandogli la sua approvazione.

D'un tratto voltò il capo verso il Septon e intravide Myra, che reggeva un cuscino e al di sopra c'era la corona del conquistatore.

Dammi il tuo favore, Myra. Ed io sarò un uomo migliore. Promise a sé stesso. Quando la serva si inginocchiò e il Sommo Septon sollevò la corona, Aegon alzò lo sguardo e incontrò gli occhi di coloro che lo avrebbero seguito.

Sarò un uomo migliore.
Sarò un figlio migliore.
Sarò un fratello migliore.
Sarò un padre migliore.
Sarò un re migliore.

Quando la corona si posò sulla sua testa, Aegon non sentì più il peso schiacciante del dovere, ma la forza della responsabilità. Era il loro re, ed era pronto a combattere per loro, per il futuro dei Sette Regni. La folla esplose in un grido di gioia, e per la prima volta, Aegon si sentì all'altezza del titolo che portava.

Sfoderò la sua spada Fuoco Nero e la innalzò, sorrise e la folla andò in visibilio.

In quel momento, mentre il sole si rifletteva sulla corona e le urla della folla si fecero più concitate Aegon capì che il suo viaggio non era finito. Era appena iniziato. E questa volta, era pronto ad affrontarlo con tutto il coraggio e la determinazione che riusciva a raccogliere. Non sarebbe stato perfetto, ma avrebbe dato tutto se stesso per essere il re che il popolo meritava.

I'm the king.

I'm the King - Aegon II Targaryen Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora