- Io voglio Harrenhal. - dichiarò Aegon al concilio ristretto.
Tutti i presenti che sedevano al lungo tavolo rimasero ammutoliti da quelle parole. Il re sembrava determinato.
- E tu, Lord Larys, non provi un po' di sdegno nel sapere che il tuo castello è stato conquistato da Daemon Targaryen? La tua casa! I tuoi denari! - ringhiò ancora rivolgendosi al maestro dei sussurri che non abbassava lo sguardo ma lo fissava con saccenza.
Nessuno pareva intimidito da lui, neppure quando aveva cacciato suo nonno Otto Hightower destituendolo dalla carica di primo cavaliere.
- Quel castello cade a pezzi e tutti i miei possedimenti sono al sicuro. Harrenhal non è un problema. - spiegò questo con aria calma.
- E allora dov'è Ser Criston Cole con la mia armata? Dove sta marciando? - chiese guardando la mappa che era stata affissa al muro.
- Verso Riposo del Corvo. Come io gli ho chiesto. - dichiarò Aemond il guercio, facendo il suo ingresso con un sorrisino sfacciato dipinto sul volto.
Aegon strabuzzò gli occhi e strinse le nocche così forte da farle diventare bianche. La stanza era satura di tensione mentre i due fratelli si fissavano inaciditi. Alicent Hightower guardò i suoi due figli con sufficienza, sembrava in grado di giudicarli persino quando dormiva.
- Voi due state... confabulando? Alle mie spalle? - mormorò Aegon realizzando la cosa. Aveva già inteso che il cavaliere e il principe fossero in combutta, ma dirlo così esplicitamente davanti a tutti lo fece sentire inutile.
Fu allora che Aemond Targaryen decise di rispondere ad anni di prese in giro, ridicolizzando il re. Aegon aveva sempre umiliato suo fratello davanti ai suoi amici, spesso anche davanti ai suoi familiari, con battutine poco gentili. Nonostante ciò aveva sempre avuto grande stima per lui, forse anche un po' di invidia. Aemond era più alto, più massiccio fisicamente, aveva un drago centenario e poi era feroce in guerra. Gli voleva bene, in fin dei conti.
Il guercio iniziò a parlare in Alto Valyriano, ma Aegon non capì quasi nulla di quelle parole. Si concentrò sulle poche che riconosceva, mordendosi le labbra e strizzando le meningi per raccapezzarsi e comprendere cosa Aemond gli stesse dicendo. Quando il fratello minore terminò di parlare, Aegon vide tutti i membri del concilio ristretto guardarlo. Tutti si aspettavano una risposta.
Aegon non era mai stato uno studioso. Non si concentrava mai in niente e tutti gli anni di addestramento non erano valsi a nulla per lui.
Mise in ordine quelle poche parole che ricordava e chiese goffamente in Alto Valyriano "Posso avere la mia... guerra?". Aemond emise un verso di sufficienza.
Fu una vera e propria umiliazione. Si rese conto di quanto a nessuno importasse la sua opinione. L'avevano messo sul trono affinché loro stessi regnassero. L'avevano costretto a una vita che non desiderava. E lo ritenevano inutile.
La conferma di questa realizzazione avvenne poco dopo, quando sua madre e lui parlarono.
- A nessuno importa della mia opinione. A nessuno importa cosa penso! - si lamentò lui, con una coppa di vino tra le mani.
- Cosa pensi, Aegon? Quella gente che siede nel tuo concilio ha esperienza in guerra e nella vita, al contrario tuo. Sarebbe saggio osservare e imparare da loro. - lo riprese freddamente sua madre, senza sedersi difronte a lui.
- Cosa dovrei fare, madre? - domandò allora lui, la disperazione nei suoi occhi.
- Niente. - rispose soltanto lei. Poi si sistemò il vestito e lo lasciò solo.
Aegon rimase seduto per un tempo indefinito, lo sguardo fisso sulla coppa di vino vuota. Le parole di sua madre riecheggiavano nella sua mente come un'eco beffarda: "Niente." Era un re, ma gli era stato detto di non fare nulla.
Non aveva realmente potere.
L'umiliazione che aveva provato di fronte al concilio ristretto e le parole in Alto Valyriano di Aemond lo avevano ferito più di quanto volesse ammettere.
Sono solo un burattino nelle loro mani. Pensò sentendo l'amarezza crescere in lui come un veleno lento ma mortale.
La sua opinione non contava nulla. Era ritenuto un incapace, un inutile impedito.
E quale modo avrebbe trovato per dimostrare il contrario?Non avrebbe accettato di rimanere passivo, seduto su quel trono che sentiva sempre più come una catena al collo che si stringeva passo dopo passo e finiva per soffocarlo. Doveva fare qualcosa, e l'unica cosa che lo rendeva ancora un vero Targaryen era il suo drago. Sunfyre.
Sarebbe andato in guerra, avrebbe preso il controllo del proprio destino, avrebbe condotto quella battaglia e l'avrebbe vinta. Avrebbe dimostrato a tutti di essere un re. Un vero re.
Con quella decisione presa, si alzò in piedi, determinato come non mai. Le sue mani si mossero con sicurezza mentre indossava l'armatura, il metallo freddo e pesante contro la sua pelle. Era l'armatura di Aegon il Conquistatore, il suo antenato. Era quasi una seccatura avere il suo stesso nome, poiché tutti si aspettavano da lui le stesse grandi cose.
Ogni pezzo che fissava al suo corpo sembrava un passo in più verso la libertà, verso la dimostrazione che non era solo un re debole e inetto.
L'armatura era pesante, fredda e resistente in puro acciaio Valyriano.
Mentre attraversava i corridoi della Fortezza Rossa, diretto verso la fossa del drago, sentiva crescere in lui una strana sensazione di potere. La paura si mescolava con l'adrenalina, ma non esitava.
Quando raggiunse l'ingresso della fossa, chiamò a gran voce il nome del suo drago. Questo avanzò veloce spingendo la testa enorme contro il petto di Aegon, strisciando il muso contro l'armatura. Aegon accarezzò la pelle scagliosa della bestia, sorridendo per quel gesto spontaneo. Sunfyre e Aegon si amavano, il loro rapporto era solido.
Poi sentì un suono dietro di sé e quando si voltò rimase a bocca asciutta.
Myra, la sua fedele servitrice, era lì, i suoi occhi pieni di supplica. Non poteva parlare, non più, ma il suo sguardo e i suoi gesti erano inequivocabili. Le sue mani tremanti gli si aggrapparono al braccio, e Aegon poté sentire il peso della sua disperazione. La ragazza scosse la testa con forza, le lacrime che scorrevano liberamente sulle sue guance.Aegon la guardò, il suo cuore che si stringeva al vedere il dolore di Myra. Sapeva quanto lei fosse legata a lui, quanto avesse sofferto in silenzio per non gravare su di lui. Sentiva il calore del suo abbraccio e il dolore che essa provava, ma la sua decisione era ormai presa. Con delicatezza, ma con fermezza, si liberò dalla sua presa, posandole una mano sul viso per asciugare le lacrime.
Seppur sbronzo, continuava a pensare in modo lucido. Non barcollava mentre camminava, ma c'era una quantità notevole di alcool nel suo sangue.
- Tornerò vincitore, Myra. Te lo prometto. - sussurrò abbozzando un sorriso.
- Ti amo, Myra. - riuscì a dire. E fu la prima volta che Aegon parlò così.Il pensiero di non rivedere più Myra gli sfiorò la testa e gli attannagliò lo stomaco, ma era troppo orgoglioso per rinunciare alla sua impresa.
Myra non si contenne e pianse, poi scosse di nuovo la testa, cercando di trattenerlo, ma Aegon la abbracciò un'ultima volta, stringendola a sé con tutta la forza e il calore che poteva. Poi si allontanò, senza guardarsi indietro, sapendo che se lo avesse fatto, la sua determinazione avrebbe potuto vacillare.
Raggiunse Sunfyre, il maestoso drago dorato, che lo guardava con occhi penetranti e pieni di sentimenti. Senza esitazione, Aegon si arrampicò sulla sella, sentendo il potere che solo i Targaryen potevano ottenere stando a cavalcioni sul dorso dei draghi. La bestia emise un ruggito potente, quasi come se sentisse la determinazione del suo cavaliere.
- Voliamo, Sunfyre. - comandò Aegon con voce ferma.
Con un battito possente delle ali, Sunfyre si sollevò da terra, e Aegon sentì il vento sferzare il suo volto. Mentre il drago si alzava sempre più in alto, la Fortezza Rossa e Myra diventavano solo punti lontani. Sotto di lui, il mondo si estendeva vasto e selvaggio, un campo di battaglia che lo attendeva.
Aegon Targaryen, il re che non voleva essere, si diresse inconsapevole verso un destino crudele.
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I'm the King - Aegon II Targaryen
FanficAegon II Targaryen ha compiuto tanti errori nella sua vita. È un personaggio spezzato, che non ha mai ricevuto amore nella sua vita e sa essere terribilmente crudele. Poco prima della dipartita del suo non tanto amato padre, Viserys I, conosce per c...