XLVIII. Amarezza

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- Tornerà, vero? - domandò Aegon. Era rivolto verso la finestra, seduto a cavalcioni su uno sgabello. I suoi occhi lasciavano trasparire tutta quell'aspettativa e la preoccupazione che tentava di mascherare.

- Vostra Altezza, dobbiamo avere fiducia in lei. A quest'ora dovrebbe essere già di ritorno. - rispose Ser Larys che si era accomodato su una lettiga con un piccolo tomo stretto tra le mani. Aegon si chiese come diavolo facesse a leggere al buio, alla luce di una fioca candela ormai giunta al termine della sua vita.

- Non è di Myra che non mi fido. Il Cannibale è un drago selvaggio... non mi fido di lui. Un drago che mangia altri draghi. Solo questo dovrebbe farti capire davanti a cosa siamo. E se si ribellasse al suo volere? -
D'un tratto Aegon ripensò a quella volta che lui stava aspettando la sua amante mentre lei era stata rinchiusa nei sotterranei e torturata per colpa sua. Il senso di disgusto pervase il suo stomaco. E se anche questa volta lei si fosse fatta male per colpa sua?

- Il legame tra un cavaliere e il suo drago è indissolubile, Vostra Altezza. Dovreste saperlo meglio di me. Non esiste un solo drago in tutto il continente occidentale, dai tempi di Aegon il Conquistatore ad aver tradito il proprio cavaliere e sono sicuro che Myra sarà in grado di controllare il Cannibale. -

Aegon sbuffò a quelle parole. Avrebbe voluto fare tutto da solo. Ripensò a Sunfyre, alle sue condizioni. Pian piano stava ricominciando a muovere l'ala rotta, proprio come lui stava ricominciando a camminare. Il loro avanzare era lento, ma deciso. 

Un ringhio profondo squarciò il silenzio della notte quando il Cannibale atterrò con un tonfo fuori dalle mura della Fortezza. La terra tremò leggermente mentre Ser Larys si alzò lentamente dalla lettiga, con lo sguardo fisso alla finestra. 

Il cuore di Aegon accelerò, e senza pensarci, si alzò di scatto dallo sgabello e si affrettò verso l’ingresso.

La fioca luce delle torce illuminava appena il cortile, ma bastò per vedere Myra discendere dalla sella del Cannibale con un movimento fluido, stringendo a sé la piccola Jaehaera. Il drago, enorme e nero come il cielo notturno, rimase immobile alle sue spalle, il respiro lento e profondo. 

- Grazie agli dei! - mormorò tirando un sospiro di sollievo mentre si avvicinava, gli occhi fissi su sua figlia. Jaehaera gli corse incontro, con il vestitino verde che aderiva al suo corpicino. Era felice di rivederlo e non sembrava affatto spaventata dalle cicatrici profonde che segnavano il suo viso. Allargò le braccia correndogli incontro, si formò un sorriso sincero sulle sue labbra.

Un tempo, Aegon l'avrebbe presa in braccio e l'avrebbe fatta "volare" intorno a sé. Proprio come faceva con Jaehaeris. Ma il dolore, per quella somiglianza e quella perdita erano ancora vivide in lui.

Si limitò a chinarsi un po', lasciando che la bambina lo abbracciasse e poi le accarezzò i capelli biondissimi.
- Sei al sicuro, figlia mia. - mormorò lui lasciandole un bacio delicato sulla fronte per poi alzare lo sguardo e concentrarsi su Myra.

La serva aveva un'aria afflitta e affannata. Ma il dettaglio che saltò subito agli occhi del Re, fu vedere che Maelor non era tra le sue braccia. Il piccolo aveva solo due anni e di certo non poteva corrergli incontro come Jaehaera.

- Maelor? -chiese, guardando oltre la spalla di Myra, cercando con lo sguardo suo figlio che forse era dietro di lei. Myra non rispose subito, il volto nascosto dall'ombra, e il cuore di Aegon cominciò a battere più forte, il sollievo sostituito da una crescente inquietudine. 

- Maelor dov'è? - ripeté, la voce più acuta, le mani che si stringevano attorno a quelle della piccola Jaehaera. 

Myra abbassò lo sguardo, frustata e mortificata all'idea di non essere riuscita nel suo intento e in quel momento Aegon capì.
- No... - sussurrò, indietreggiando di un passo. - Cosa ne è stato di mio figlio? Dov'è Maelor?! - sbraitò ancora.

Il viso di Jaehaera diventò d'un tratto freddo e i suoi occhi viola si piantarono in quelli scuri di Myra. Alzò il braccino e la indicò.
- Lei lo sa. Non voleva che guardavo. -

Ser Larys si fece avanti con l'andatura claudicante, la sua espressione preoccupata, e chiese sottovoce: - Cosa è successo? -

Myra alzò lo sguardo, i suoi occhi azzurri pieni di un dolore che cercava di trattenere. - Non sono riuscita a salvarlo. - disse con un filo di voce. - La folla lo ha... lo ha... - decise di non usare il verbo uccidere, come una piccola premura nel confessare quell'orrenda notizia. - lo ha preso, prima che potessimo raggiungerlo. -

Il mondo di Aegon sembrò crollare in quel momento. Lasciò Jaehaera e si voltò di scatto, camminando a grandi passi verso le porte della sua stanza.
- No! - urlò, la voce incrinata dalla disperazione.
- È colpa mia! Tutto questo è colpa mia! -
Si chiuse dietro le pesanti porte, lasciando Myra e Ser Larys immersi nel silenzio, mentre Jaehaera rimaneva ferma, confusa e spaventata, i suoi piccoli occhi che cercavano un conforto che nessuno, in quel momento, poteva darle.

Myra portò la piccola Jaehaera a letto e le raccontò una favola, si assicurò che dormisse e poi entrò nella stanza del re. Si sdraiò accanto a lui e ascoltò il battito irregolare del suo cuore, mentre singhiozzava e piangeva per quel figlio ormai defunto. Non chiese altro quella notte, non volle sapere cosa aveva visto Myra e non volle parlarle per più di una settimana. Quell'incubo non sarebbe mai finito.

I'm the King - Aegon II Targaryen Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora