VII. Impensabile

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Myra si riposò per una settimana, fu pagata lo stesso e questo attirò solo le ire delle altre cameriere. Si ritrovò ben presto a chiudersi nella sua cameretta e a sperare che nessuno avesse voglia di vederla.

Invece fu Raska a presentarsi a lei. Quando vide la giovane che sgattaiolava dalle cucine fino ai sotterranei, le afferrò il polso e la bloccò di colpo.

- Stai rischiando, Myra. Tu non sai niente di Dyana. Tu non sai cosa è capace di fare quel ragazzo. Adesso si mette a fare il buono? Con te? - ringhiò facendola sobbalzare.

Myra tentò di liberarsi dalla presa, ma Raska la trattenne con forza. La paura e l'ansia erano evidenti negli occhi della giovane, che si contorceva come un gatto per cercare una via di fuga.
- Non voglio avere problemi, Raska. Non ho scelto io di servirlo, non gli ho detto proprio niente. Voglio solo restare fuori da tutto questo. - disse Myra, la voce tremante.

Raska la fissò intensamente, gli occhi pieni di determinazione e preoccupazione.

- È proprio questo il problema, Myra. Nessuna di noi può restare fuori da tutto questo. Non con Aegon in giro. Non fidarti di lui, mai. E non credere che fare la gentile con lui funzionerà. Ci abbiamo provato tutte. - rispose, abbassando leggermente la voce, ma senza mollare la presa.

Myra abbassò lo sguardo, sentendo il peso delle parole di Raska. Sapeva che c'era del vero in ciò che diceva, ma la paura la paralizzava.

La settimana di "ferie" trascorse in fretta e lei tornò a lavorare per Aegon. I due non parlarono quando si incontrarono, non trovarono la forza di dire nulla se non di scambiarsi sguardo fugaci.

Notò una cosa strana, quel giorno. Aegon ordinava poco cibo a colazione da quando si era fatta male. Non le diceva esplicitamente di fare attenzione, ma su quello era diventato intransigente. Il vassoio pesava molto meno adesso.

Nell'ultimo periodo era anche peggio del solito. Passava il suo tempo seduto su una sedia, appoggiato con il busto all'enorme tavolo di legno centrale. Guardava il nulla, pensava al nulla e non diceva nulla. Era alienato da qualsiasi situazione.

Dopo qualche tempo, fu Myra a rompere quel silenzio.

- Mio principe, desiderate qualcosa? - chiese a bassa voce, mentre se ne stava in piedi e con le mani dietro la schiena.

Aegon alzò di poco il capo e la fissò svogliatamente.

- Sto per sposarmi, Myra. E il pensiero mi distrugge. -

Poche parole, ma orrende. Perché mai il pensiero di sposarsi lo faceva restare così male?

- Potete scegliere la vostra sposa? O potreste anche non sposarvi... - tentò lei ingenua, distogliendo lo sguardo da lui.

- Non posso decidere niente. Non posso fare niente a riguardo. Tra una settimana o due sarò sposato con mia sorella. E dovrò sfornare tanti marmocchi per garantire la successione. -

Myra rimase in silenzio per qualche istante, cercando di assorbire l'informazione. Le dinamiche della famiglia reale le erano sempre sembrate complesse e oppressive, ma vedere Aegon così vulnerabile le faceva male. Ripensò alle parole di Raska e scosse il capo. Non doveva provare compassione per lui.

- Capisco... - mormorò infine, senza sapere davvero cosa dire. - Dev'essere difficile per voi. -

Aegon fece un suono che era una via di mezzo tra una risata amara e un sospiro.

- Difficile è un eufemismo. Siamo tutti pedine in un gioco che non abbiamo scelto. Mio padre è mezzo morente, disteso nel suo letto e l'unico nome che ripete è quello della mia sorellastra. Non ha mai chiesto di me, in tutti questi anni. -

Myra sentì una fitta di compassione per lui, nonostante tutto quello che aveva subito e visto. C'era un abisso tra loro, eppure in quel momento sembrava di intravedere una frattura nella corazza di Aegon.

- Se c'è qualcosa che posso fare per aiutarvi... - iniziò timidamente, ma Aegon la interruppe con un gesto della mano.

- Non puoi fare nulla, Myra. Nessuno può. -

L'atmosfera tornò a essere opprimente, il silenzio pesante come un macigno. Ma Myra non voleva arrendersi a quella desolazione.

- Forse parlare con qualcuno potrebbe alleviare il vostro peso, anche solo un po'... Vostra madre ad esempio. O vostro fratello. - suggerì, sperando di offrire un barlume di conforto.

Aegon la fissò per un lungo momento, poi distolse lo sguardo.

- Per mia madre sono un errore e per mio fratello sono inutile. Non riuscirei a sconfiggerlo con la spada neppure se lui avesse perso anche l'altro occhio. E mia madre non riuscirebbe a volermi bene neanche se i Sette Dei glielo chiedessero. - sospirò pesantemente. - Parlerò con te, allora. Raccontami qualcosa, qualunque cosa. Distrai la mia mente per un po'. -

Myra annuì, pensando rapidamente a cosa dire. Decise di raccontargli una storia della sua infanzia, un ricordo felice che sperava potesse portare un po' di luce in quella stanza buia.

- Quando ero piccola vivevo al di là delle terre del fiume, insieme alla mia famiglia. Mio padre aveva un gregge di pecore e mia madre vendeva unguenti. Mio fratello ed io passavamo il tempo correndo su è giù per le colline, dissetandoci rubando il latte alle mucche del vicino. Qualche volta io e lui passavamo il tempo sdraiati sotto al sole e aguzzavamo la vista facendo finta che le nuvole fossero i draghi: Balerion, Caraxes, Syrax, Meleys, Vaghar e poi quando la sera e le nuvole si tingono d'oro a causa del tramonto io vedevo sempre Sole di fuoco. Il drago più bello mai esistito. Mio fratello continuava a ripetere che non potevo sempre nominare lui, mi prendeva in giro dicendo che non conoscevo altri nomi di draghi. Diceva che Vaghar fosse il suo drago preferito, che fosse il più potente. - sorrise a quel pensiero, ricordando quanto la sua vita fosse più semplice.

Aegon ascoltò in silenzio, un'ombra di un sorriso che sfiorava le sue labbra.

- Deve essere stato bello, vivere con quella semplicità. E avete mai visto un vero drago? - disse piano, come se stesse assaporando il racconto.

Myra annuì, sentendosi un po' più vicina a lui.

- Non prima di venire qui. -

Rimasero in silenzio ancora per un po', ma questa volta l'atmosfera era meno pesante, quasi come se la condivisione di quel piccolo frammento di felicità avesse creato una connessione tra loro.

- E hai mai visto Sole di fuoco dal vivo? - domandò curioso. Non aveva mai pensato che da qualche parte ci fossero dei bambini che giocavano in quel modo e che sognavano di vederlo volare.

- Certo, mio principe. È il vostro drago del resto. - commentò lei con un sorriso.

- E poi cos'è successo alla tua famiglia? - domandò a bassa voce. L'aveva ascoltata dimenticandosi dei suoi problemi, di ciò che tutti si aspettavano da lui. Si perse a fissare le morbide labbra sottili della serva, assuefatto da quella storia.

- I draghi hanno mangiato il gregge di mio padre, non potevamo restare più lì e abbiamo deciso di spostarci nella capitale per vivere meglio. Papà è morto l'anno scorso a causa di una malattia, mamma invece mi ha fatta assumere al vostro servizio. Non la vedo da allora. - quella fu la parte più difficile da raccontare, ma ci riuscì.

- Grazie, Myra - disse infine Aegon, con una sincerità che lei non si aspettava.

- Di nulla, mio principe - rispose lei, sentendo che forse, in quel momento, aveva fatto qualcosa di buono.

Scosse il capo mentre usciva: si stava affezionando a lui. E questo poteva portarle solo guai.

I'm the King - Aegon II Targaryen Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora