La crema inglese impazzisce
Quella che doveva essere una gioiosa occasione di ritrovo tra parenti e amici si è rivelata la più umiliante esperienza della mia vita.
La sola cosa positiva, quella che mi ha impedito di attaccarmi alla canna del gas appena rincasata, è che nessuno sapeva cosa era avvenuto.
La location per la Giornata dell’Annientamento della Mia Autostima è stato un lussuoso albergo sperso nella campagna attorno Milano.
Quando ci ripenso, non posso fare a meno di visualizzare una crema inglese mal riuscita. Non stupitevi; quando lavori con il cibo, finisci per usare come termine di paragone delle ricette.
Chiunque abbia mai provato a preparare in casa la crema inglese sa che razza di infima bastarda sia.
La maionese, se impazzita, almeno possiamo tentare di recuperarla usando velocemente un frullatore a immersione. Ma una volta impazzita la crema inglese vi resta solo una gran rabbia e la pattumiera da svuotare.
Inizialmente sembra tutto facile. Versi in una pentola 250 ml di latte, aggiungi una scorza di limone e una bustina di vanillina. Girandoli, porti tutto a bollore. Metti da parte il latte mentre in una ciotola sbatti quattro tuorli d’uovo con 150 grammi di zucchero. Appena sono ben amalgamati aggiungi al latte e metti tutto su fuoco medio-basso, mescolando senza interrompere.
È lì, sul fornello, che scatta la trappola. Basta lasciare il tutto sul fuoco un secondo di troppo perché il frutto del vostro paziente lavoro finisca in vacca.
Distraetevi e invece di una crema che vela il cucchiaio vi ritroverete con un sacco di grumi uovosi che galleggiano in acqua giallastra.
Lo spettacolo più deprimente del mondo.Quando ancora non sapevo quello che mi aspettava, pensavo alla giornata come al Fidanzamento Ufficiale di mia cugina Lisa.
E credevo sinceramente che mi sarei divertita.
Più che altro, ero determinata a divertirmi. Quando hai un’attività in proprio trascorri così poco tempo fuori dall’ambiente lavorativo che nei rari giorni liberi diventi paranoica nel trovare ogni occasione per goderti un po’ di divertimento.
Ero stata ottimista. Mia madre mi tese un agguato praticamente all’ingresso, generosa di critiche come suo solito. Professionista dell’ansia, soffocante per natura e pessimista per vocazione, ha da tempo eletto il rendermi insicura scopo primario della sua esistenza.
“Ma non potevi vestirti un po’ meglio?” è stato il suo benvenuto.
Sospirai, abituata alla sua calda accoglienza “È un tailleur pantalone. È classico.”
“E perché sei senza accompagnatore? Non potevi trovarne uno, almeno per oggi?” si guardava intorno, disperata, lanciandosi nei suoi consueti lamenti funebri per il mio status di single “Lo so cosa pensa la gente. Ha trent’anni ed è sola come un cane. La cugina di venti si fidanza quando lei a trenta è ancora single. Adelaide non ha ancora sistemato la figlia ma la sorella ha già sistemato la sua…”“Mamma.” ho sibilato, scocciata “Siamo nel XXI secolo. Nessuno sistema più le figlie. E a nessuno importa se ho o non ho un accompagnatore per…”
“Sandrina!” trillò una voce, appartenente a una cugina di si e no sedicesimo grado che vedevamo solo in occasioni analoghe a quella.Grassoccia, rubizza e presumibilmente già alticcia mi strizzò le guance prima di baciarle due volte “E allora? Ti sei fatta bagnare il naso dalla cuginetta, eh? E quando ce lo porti anche tu un fidanzato da vedere, eh?”
Mamma levò gli occhi al cielo in un silenzioso: Te l’avevo detto.Abbandonai le speranze di divertirmi, mi stampai un grosso sorriso fasullo in faccia e pregai solo di sopravvivere.
Molto generosamente, mio padre si sacrificò offrendosi come diversivo, consentendomi così di squagliarmela e raggiungere il gigantesco parco dove era allestito il pranzo all’aperto.
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Caccia al principe azzurro
RomantikTre mesi fa venni invitata alla festa di fidanzamento di una parente, ed ebbi la sfortuna di scoprire come parlava di me alle mie spalle...la protagonista ha una sola missione: accaparrarsi un uomo che chiunque le invidierebbe, per la soddisfazione...