Arrivano le fate madrine

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Il Pigiama delle Brutte Giornate.
Per chi non sa di cosa si tratta, è il più vecchio, sfilacciato e sformato pigiama che conservate. Qualunque elastico o cucitura ha perso resistenza da tempo e il tessuto è ridotto a uno scolorito ammasso di fili tenuti su per miracolo, al punto che dovete reggere i pantaloni con le mani a ogni passo per non trovarvi chiappe al vento. Ma è la cosa più calda e comoda del mondo.

A letto, quattro-cinque dolci filarono giù per la gola senza nemmeno sfiorarne le pareti. Feci zapping sui canali. Porcheria, porcheria. Doppia porcheria.

No, per il mio umore occorrevano le munizioni pesanti.
Da che ero single, videogiochi e dvd da nerd non erano più nascosti nella scatola falsamente etichettata Fatture in fondo all’armadio perché la mia metà non li scoprisse, ma stavano tutti in bella vista sul comò a fianco della tv.

Avviai l’unico film in grado di distrarmi da ogni pensiero: Cenerentola. Versione Disney.
Si, e se qualcuno ha da protestare, lo sfido a pensare a qualcosa che realmente lo tira su di morale. C’è differenza tra quello che diciamo sia il nostro antidepressivo naturale e quello che in realtà lo è.

Non c’è niente di chic nell’aver bisogno di una coccola interiore. Non c’è da vergognarsi. Basta che funzioni.

Solo che nessuno lo sbandiera ai quattro venti.

Alcuni minuti dopo, semisepolta nelle coperte, ero in un mare di lacrime, tracannavo la birra e i pasticcini mentre i topini sullo schermo si contendevano chicchi di grano con le galline… e un urlo rovinò tutto quanto.
“Che è successo? Hai rivisto Francesco?”

Le mie due migliori amiche stavano sulla porta della camera e fissavano inorridite la scena a cui stavano assistendo.
Sembrava il replay di pochi mesi prima, quando ero stata mollata di punto in bianco con parole al veleno.

Mi maledissi per aver lasciato il copione della chiave al solito posto, nel vaso davanti alla porta del vicino.

Le ragazze mi strapparono alla notte di pianto disperato che avevo messo in programma, prendendo il controllo della situazione con la massima efficienza.

Tempo dieci minuti e mi trovavo seduta al tavolo di cucina con Daniela che metteva su l’acqua per una tisana bollente e Giulia cercava di estorcermi quanto era accaduto, porgendomi fazzolettini.

“Spero ti faranno avere delle fotografie da usare come prova.” fu il commento di entrambe alla descrizione della festa.

“Hai spiato? Tu?” la sorpresa quando la storia iniziava ad avvicinarsi ai maledetti bagni.

“Beh, un po’ severe ma nei tuoi confronti sono state gentili.” il resoconto di quanto si erano dette le Quartini.

Alla fine dell’esposizione del discorso di Lisa e compagnia bella aleggiò nell’aria un silenzio di tomba.
Daniela e Giulia combattevano estreme battaglie interiori per non balzare sul tavolo urlando improperi verso mia cugina… e probabilmente trattenevano delle risate.

Era tutto molto tragico, si, ma innegabilmente comico!
Il tipo di cosa che auguri non capiti mai a te stessa ma fa sbellicare se succede ad altri.

“Oh, Cucciola!” Giulia mi abbracciò “Vorrei riempirla di schiaffi! Ma chi si crede di essere?”
“Giusto, te lo dico io cosa sa fare lei, se la carriera che si è scelta è accalappiare uno qualunque in grado di pagarle i contributi e l’istituto di bellezza.” attaccò subito Daniela “E’ una stupida, superficiale e vuota mocciosetta. Quando lei avrà trent’anni non sarà nulla di nulla.” mi prese la mano che stringeva la tazza di tè al limone bollente “Tu le volevi bene, vero?”

Annuii. Era la cosa che faceva più male. Se fosse stata una vecchia prozia a parlarmi alle spalle, una parente che non vedevo mai, ci avrei quasi riso sopra, mi sarebbe scivolato addosso.

Ma io ero davvero affezionata a Lisa. Ci legava un mucchio di ricordi d’infanzia. Si prova vero dolore solo se a ferirci è una persona che amiamo.

Da quanto aveva detto potevo solo dedurne che lei di me se ne fregava, mi trovava irritante e se mai fosse venuta a trovarmi sarebbe stato per scroccare la torta di nozze.

Caccia al principe azzurro Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora