L'importanza dell'impiattamento

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Perché una cena sia dichiarata riuscita non basta servire agli ospiti una selezione di buon cibo.

Il piatto deve soddisfare due sensi: gusto e vista.

È lo stesso principio che inconsciamente applichiamo a noi stessi quando siamo alla ricerca di un partner.

Non importa quanto ci riteniamo buoni, sentiamo il bisogno di offrirci con il miglior aspetto possibile, convinti che questo aumenterà esponenzialmente l’apprezzamento del prodotto, ossia di noi stessi.

Il primo passo per rintracciare il principe della mia vita era anche il più facile.

Modificare l’esteriorità non necessita un grande impegno.

A parte quello economico e temporale.

E comporta un sacco di sofferenza fisica.

Va bene, richiede un impegno incredibile, ed è una notevole rottura di scatole. Inutile negarlo.

Ma questo non doveva scoraggiarmi.

Miravo a diventare il tipo di donna appetibile per un certo genere di uomini, quel genere che solitamente adotta come metro di valutazione l’avvenenza.

Su Google avevo rintracciato l’estetista più vicino a casa mia che faceva orario continuato. Scelta strategica, in quanto prevedevo la necessità di diverse ore per finire il restauro della mia bellezza e paventavo di dover uscire nelle strade milanesi a notte fonda, sola. È quasi sinonimo di guai.

Le due estetiste cinesi non batterono ciglio di fronte alle mie richieste, ma dentro di loro dovette scatenarsi un acuto pentimento per aver abbandonato la Cina.

Iniziai con la depilazione. Non brasiliana, per istinto di sopravvivenza.

Tutto il resto del mio corpo subì la tortura della ceretta, così che un’ora dopo mi sembrava di avvertire odore di bruciato provenire dalla mia pelle.

Ma non c’era tempo per piangere, o meglio, lo feci ma le estetiste se ne fregarono. Nel loro mestiere succede spesso di assistere a pianti dirotti.

Durante lo sfogo della mia sofferenza lavorarono su piedi e mani. Intanto, il getto di vapore puntato sul viso già infiammato dopo la ceretta sopraccigliare mi faceva sudare abbondantemente.

In quelle condizioni, riuscii a rispondere agli sms di Daniela, Giulia e Sofia, desiderose di scoprire cosa stavo facendo.

Purtroppo la telefonata di mia madre non si chiuse rapidamente.

“Ma perché non ci sei andata l’altro ieri? Non potevi presentarti tutta bella alla festa? Non hai visto com’era carina tua cugina?” belò subito, pronta a lanciarsi nel consueto balletto della madre di una figlia socialmente inadeguata.

Solitamente mi sarei scusata, avrei chiesto perdono e detto qualunque cosa servisse a metterla di buon umore.

Ma non ero in vena. Anzi, la sua osservazione mi fece bollire il sangue.

“Va bene, mamma. Se vuoi che somiglio di più a Lisa, lo faccio. Da domani mollo il lavoro e passo il tempo a fare shopping. Ma tu e papà dovrete mantenermi come fanno i suoi con lei, hai capito?”

Credo che solo schiaffeggiandola avrei potuto colpirla in modo più inaspettato.

In casa mia ci sono poche, fondamentali regole, tra cui non ribattere mai la mamma, mai fare osservazioni negative sui suoi parenti e mai, mai farle notare quanto sa essere soffocante.

“Ma cosa dici?”
“La verità. Sai perché Lisa è sempre tanto in ordine? Perché non lavora, non aiuta in casa e non fa niente di niente. Mi vuoi come lei? Benissimo. Ma non puoi pretendere che sia come lei e mi spacchi anche la schiena al lavoro. Allora? Cosa vuoi che faccia?”

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