Obbiettivo, mutamento, territorio di caccia

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 Il mattino seguente ci volle la mano di Dio per alzarmi.

In bocca sentivo sapore di segatura, il cuore batteva al rallentatore e Giulia russava con la testa in fondo al letto, i piedi quasi in faccia a me.

Daniela, dovendo rientrare per forza in serata a causa della figlia che si sarebbe chiesta dov’era finita mammina, non aveva bevuto e alle nove e mezza il marito era passato a prenderla.

Almeno mi pareva di ricordare che fosse andata così.

L’occhiata di livore rivolta a noi per il suo status di astemia forzata mi era rimasta impressa, ma il resto della serata era un susseguirsi di spezzoni fino al crollo di Giulia sul letto nel senso opposto al consueto e io che la spingevo di lato per dormire, cantando qualcosa degli 883. Forse Tieni il tempo.

 Bere fino a tardi quando sai di doverti alzare alle sei del mattino dopo non è molto furbo, specialmente se sai di essere soggetta al peggior doposbronza dell’universo.

Nel mio caso oltre a un’emicrania lancinante dovevo vedermela con ricordi fatti a brandelli.

Sfortunatamente della festa di fidanzamento ricordavo tutto.

 “Giulia, devo andare al lavoro.” mugugnai, trascinandomi al bagno “Giuly? Mi senti?”

 “Maledetto bastardo.” biascicò in risposta “Tutti i prinscipi sciono bastardi.” si tirò la coperta sulla testa e riprese a russare.

 Presi due Moment sperando fossero davvero Act. Mi vestii a occhi socchiusi, con il corpo pesantissimo e la testa in fiamme. Rinunciai al trucco. Sarei ricorsa alla trousse d’emergenza che tenevo in ufficio, prima che fossero arrivati i clienti con appuntamento.

 Regolai la sveglia alle undici, perché Giulia iniziava a lavorare solo nel pomeriggio e ricacciai il conato di vomito nelle mie viscere quando tentò un balzo verso la libertà, istigato dall’odore dolciastro che usciva dal cestino della spazzatura.

Dovevo asciugare lo stomaco, quindi mi costrinsi a mordicchiare una fetta di pane. Sul tavolo notai anche diversi fogli pieni di cancellature e macchiati di spumante.

Tre dall’aspetto migliore erano impilati sulla credenza. Forse per uno sprazzo di ricordi inconsci, scorsi i titoli.

 Le intestazioni, scritte a lettere cubitali, recitavano: Obiettivo, Mutamento, Territorio di caccia.

 Che avevamo pensato? In cosa mi stavo cacciando?

 Li misi in tasca e uscii, preferendo aspettare di sentirmi meglio per leggerli, e soprattutto per concentrare le energie nello sforzo di ricordare l’intera serata. Speravo che la vitalità cittadina mi avrebbe distratta finchè i Moment non avessero agito sull’emicrania.

 Milano alle sei è già in piena attività, ma mancano all’appello le madri e i bambini, che entro le sette e mezza invaderanno ogni strada. È il momento ideale per pendolari e viaggiatori che vogliono scrollarsi di dosso il sonno residuo o fare colazione in un bar. 

 Il tram era pieno per metà di donne e uomini in completi formali, più i soliti barboni raggruppati in fondo. Presi posto e mi godetti la prima fermata senza pensare.   

 Quando ripartimmo, la testa mi pulsava ancora, ma la medicina iniziava a fare effetto. Presi un foglio e lo scorsi.

                   TERRITORIO DI CACCIA

1) Lavoro: se non c’è nessun papabile tra i colleghi/superiori, non lasciar perdere quelle occasioni che ti permettono di conoscere gente che conta (feste dei commercianti, sindacati, fiere con tavole rotonde).

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