Capitolo 22

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60 minuti prima dell'allarme.

Raven non riusciva a dormire quella sera, i pensieri le affollavano la mente, Bellamy era morto, Tara era morta, molta della loro gente non era riuscita a sopravvivere al virus che li aveva infettati.

Per molto tempo era stata convinta che fosse stata tutta una macchinazione della gente di Anya, per molto tempo era stata arrabbiata, ma almeno la rabbia era stata uno scudo, un qualcosa di tangibile che la distraeva dal dolore. Ma ora, senza nessuno da incolpare, la rabbia era svanita, lasciando spazio alla sofferenza e al vuoto della perdita.

Echo nella stanza affianco alla sua era riuscita a prendere sonno, Abby le aveva dato una mano con delle pillole che potevano farla stare meglio, ma Raven non era disposta a scendere a tali compromessi, lei doveva riuscire a farcela con le sue forze, non aveva bisogno di aiuto.

Si rigirò ancora una volta nel letto, poi sbuffò, frustrata e si alzò di scatto. Si vestì e decise di andare a correre, almeno avrebbe scaricato la tensione. Indossò delle scarpe comode e senza pensarci troppo uscì di casa.

Una leggera brezza fresca la investì appena uscì di casa. Prese un respiro a pieni polmoni e iniziò a correre, senza una meta precisa. Passò dalla postazione di guardia di Rosita e la salutò con un cenno della mano, lei fece altrettanto, continuò poi il giro del perimetro delle mura, il sudore che le scorreva lungo tutto il corpo sembrava alleviare, seppur momentaneamente, le sue pene. Si sentì sollevata.

La fatica iniziava a farsi sentire, ma decise di non fermarsi, i muscoli delle gambe iniziarono a bruciarle, ma invece di rallentare aumentò il passo, sentiva le piante dei piedi prenderle fuoco, ma non si fermò fin quando un crampo al polpaccio non la obbligò ad interrompere la sua corsa.
Non aver scaldato i muscoli le era costato caro, si sedette su un muretto con il fiatone e cercò di massaggiare il polpaccio per alleviare il dolore.

I pensieri le affollarono nuovamente la testa.

Perché sentiva di potersi fidare di Anya? Stava davvero dicendo la verità? Non la conosceva affatto eppure era stata pronta a difenderla con la sua gente, ma Anya stessa aveva ammesso di essere stata in grado di continuare a sopravvivere solo grazie alla menzogna, e se anche stavolta stesse bluffando in qualche modo?

Poteva davvero essere sicura che quel virus fosse stata solo una fatalità? O forse era di nuovo una menzogna architettata ad hoc? La gente di Anya era fuori dalle mura, ma potevano davvero essere sicuri che non li avrebbero attaccati in qualche modo? Non avevano armi, ma questo non escludeva la possibilità che potessero essere una minaccia.

Perché solo Anya si era fatta ammanettare e portare dentro? La sua gente era tutta quanta fuori dalle mura. Tutti tranne Madison. La madre di Alicia.

Non era in fondo una strana coincidenza? Quella ragazzina che era entrata a far parte del loro gruppo pochi giorni prima, aveva adesso ritrovato la madre che pensava morta da anni? Qualcosa non tornava, Raven sentì il cuore accelerare il suo battito nonostante la fatica per la corsa e il dolore per il crampo stessero diminuendo, avevano forse commesso un grave, gravissimo errore a fidarsi di quella gente? In fin dei conti lei stessa non si era fidata di Alicia per diverso tempo, era stata forse troppo ingenua a far cadere i suoi dubbi così in fretta? Elyza era accecata dall'amore, ma lei? Perché pure lei si era fidata così in fretta?

No, qualcosa non tornava, doveva per forza parlare con Anya e capire cosa stava succedendo e se ci fosse un reale pericolo imminente per loro. Si rimise quindi in marcia, leggermente zoppicante ed arrivò fino alla prigione, entrò senza il garbo di fare piano qualora Anya stesse dormendo e scese le scale a due a due, arrivando davanti alla cella della donna.

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