Capitolo 12

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Nel mezzo della notte Alicia si svegliò e si rese conto che Elyza non era più in stanza con lei. Si alzò dal letto con agitazione, sentiva che qualcosa non andava e controllò in bagno, poi in cucina e nella grande sala, ma di lei nemmeno l'ombra. Notò la porta di casa aperta e sperò che fosse uscita per fumare una sigaretta. Scattò fuori, ma tutto quello che riuscì a vedere fu soltanto una coltre di fitta nebbia, talmente densa che a stento riusciva a vedere a pochi metri da sé. Si sentì completamente disorientata.

"Elyza" chiamò, ma la voce non le uscì dalla gola, l'aria era come rimasta incastrata nei suoi polmoni.

La cercò con gli occhi, non la trovò e la sua ansia aumentò a dismisura, dove era finita? Scese i gradini del porticato, rischiando di cadere per la fretta e si trovò in mezzo alla strada. Non riusciva a vedere nessuna delle case vicine, ma si decise a prendere una direzione casuale.

"Elyza" provò di nuovo a urlare, ma senza sortire il risultato sperato. Ancora una volta la sua voce era come bloccata.

Si rese conto di essere a piedi nudi e sentì il calore rilasciato dall'asfalto dopo una giornata di sole intenso. I sassolini cominciarono a farle male, ma non vi fece caso, tanto era feroce la sua ricerca. Non sapeva dove andare, non sapeva come farsi sentire e non riusciva ad orientarsi, era terrorizzata ma non tanto per sé stessa, aveva il terrore e la sensazione che qualcosa non andasse, come se una minaccia stesse incombendo su Elyza e come se qualcosa di terribile le fosse successo.

Camminò per interi minuti, poi improvvisamente la nebbia si diradò e un boato squarciò l'aria intorno a lei. Non era riuscita a capire da dove provenisse esattamente, ma era chiaro che fosse il colpo di un'arma da fuoco.

Scoprì di essere in mezzo al nulla, per quanto aveva camminato? Aveva varcato i cancelli di Alexandria senza nemmeno rendersene conto? Non c'era nessuno a fare da guardia? Tutto questo era maledettamente strano e tremendamente angosciante.

Si voltò lentamente, il suo istinto le diceva che sarebbe stato meglio non farlo, ma non lo ascoltò. Vide Elyza, in mezzo alla strada, accasciata a terra, un'ombra davanti a lei, una pistola puntata contro.

"NO!" gridò, ma niente uscì.

Corse a perdifiato, le sembrava di non riuscire mai a raggiungere la sua meta e intanto vedeva l'ombra allontanarsi, non riusciva a riconoscere chi fosse, ma sapeva che era lei che aveva sparato ferendo Elyza.

Le gambe le facevano male e sentiva i piedi sanguinare per i detriti di asfalto sconnesso che si trovava a calpestare mentre cercava disperatamente di correre sempre più velocemente.

Riuscì a raggiungere Lex quando l'ombra era ormai sparita e si buttò a terra sulle ginocchia, incurante del dolore che si era provocata cadendo violentemente, non le importava assolutamente niente di sé stessa. Con il fiatone che le faceva percepire l'aria come pesante intorno a sé prese il volto della bionda tra le mani, stava ancora respirando e la guardava con gli occhi iniettati di sangue e terrore. Dal foro del proiettile sul suo petto fuoriusciva copioso il sangue quasi nero della ragazza, Alicia fece pressione e provò ad arrestare l'emorragia, le sue mani si inzupparono di quel liquido caldo e denso.

Voleva urlare, voleva strillare, voleva chiamare aiuto.

Elyza cominciò a perdere sangue dalla bocca, i suoi occhi continuavano a fissare quelli di Alicia con terrore e mentre quest'ultima le sorreggeva il capo con un braccio e con l'altra mano le premeva sulla ferita, Lex le carezzò il volto, asciugando le sue lacrime silenziose che scendevano inesorabili dai suoi occhi spenti, ormai privi di qualsiasi forma di colore.

Alicia le baciò il palmo della mano, che in un attimo, cominciò a scivolare via, priva di forze, mentre gli occhi di Elyza si chiudevano e la sua bocca esalava l'ultimo respiro.

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