Capitolo 2

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Ho già imparato diverse cose su questo posto, la prima di queste è che ha regole ferree.
Alle ventitré di sera si spengono le luci, il giovedì sera tutti hanno il permesso di uscire (l'unico della settimana) e la colazione è alle otto.

Anche se non sono tenuta a rispettare questi vincoli, mi sento in dovere di farlo.
Sono già un pesce fuor d'acqua qui dentro, fare come mi pare non mi sembra un buon metodo per integrarmi.

È già passata una settimana dal mio arrivo all'Hideout, e oltre a piccoli disguidi con alcuni di loro, non mi sono ancora trovata in pericolo di morte.
Anche se stare rinchiusa sei ore nell'aula di biologia al buio ha davvero messo a dura prova la mia pazienza, poi non è successo nulla di più grave.

Gli amici di Miranda sembra si stiano abituando alla mia presenza, non che sorridano quando mi vedono o mi coinvolgano chissà quanto nelle conversazioni, ma hanno smesso di lanciarmi frecciatine sul fatto che sono la figlia di Perkins, e già questo è stato un gran passo.

In realtà l'Hideout non è niente male, o almeno me ne sto convincendo.
Le lezioni di matematica sono veramente di un livello alto, il professor Prescott lascia esercizi capaci di tenermi sveglia almeno fino allo spegnimento delle luci, e le sue lezioni sono abbastanza integrative.
Durante i miei orari in classe siamo veramente pochi: con me di conoscente c'è solo Miranda e Cameron, gli altri due alunni li vedo di rado fra i corridoi.

Cameron è l'unico fra i ragazzi che tenta di instaurare un rapporto con me, e a volte i suoi interventi per coinvolgermi mi lasciano stupita.

«Che ne pensi, Mia?» getta lontano la cicca della sigaretta, ed io lo guardo con una guancia spiaccicata sulla mano.
«Alla riserva?» arriccio il naso «Dovrei chiedere a mio padre»
Miles porta entrambe le mani alle guance, strozzando una risata, Miranda lo scuote da una spalla e Beverly alza gli occhi al cielo.

Appena finite le lezioni ci ritroviamo sempre alle poltrone fuori nel portico, ed io li ascolto mentre si organizzano su cosa fare il prossimo giovedì, ma non mi aspettavo di certo invitassero anche me.

«La smettete di ridere?» mi difende Miranda «La ragazzina ha ancora diciassette anni, deve chiedere il permesso per uscire» mi punta con la penna con la quale stava scrivendo la relazione di storia dell'arte.
«Non è per questo» scuoto la testa «È che tutti a Mesonville sanno che alla riserva si radunano persone...» poco raccomandabili stavo per dire, ma poi mi ricordo in mezzo a chi mi trovo.
Sono loro le persone poco raccomandabili in questione.

«Pericolose?» finisce Beverly in una risata, e Cameron prende parola subito dopo.
«Starai con noi, magari non siamo la compagnia migliore del mondo, ma ormai tuo padre si fida di noi» allarga le gambe, accomodandosi sulla poltrona al mio fianco «Vero, Miranda?»
«Esatto» lo appoggia lei «Sei al sicuro con noi»

La riserva di Mesonville è quel tipico posto in cui tutti i genitori della città vietano ai loro figli di andare. È quel tipico posto di cui senti solo voci, che viene nominato quando gira voce sia accaduto qualcosa di brutto e che si usa nelle battute quando si vuole mettere paura al nuovo vicino di casa.
Ma Mesonville a quanto pare è più piena di posti frequenti da cattivi di quanto immaginavo.

«E poi puoi ancora respirare tranquillamente fin quando quelli non tornano» aggiunge Miles, catturando di nuovo la mia attenzione.
«Avranno proprio intenzione di non lasciarmi in pace?» mormoro con un tono un po' ilare, anche se non so ancora di chi si sta parlando quando si nominano i famosi "quei due".
Ho smesso di chiedere e di aspettarmi una spiegazione.
«Non scherzare con loro, Mia» mi riprende Miranda, terribilmente seria «Possono rovinare ogni tuo singolo giorno qui dentro».
Cameron annuisce, in assenso.
«Stringi i denti per un po', vedrai che poi si stancheranno di tenerti il fiato sul collo»

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