Capitolo 4

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C'è qualcosa che non va nell'Hideout.

Apparentemente sembra una scuola normale, con persone normali, docenti normali e lezioni normali, ma bisogna passare più di una settimana qui dentro per capire il vero meccanismo di quest'istituto.

Quando c'è silenzio, quando i corridoi sono vuoti, quando l'allarme antincendio non suona per più di due ore, allora c'è qualcosa che non va.
E da quando Killian e Damien hanno messo di nuovo piede qui dentro, le cose si sono fatte ancora più strane.

È come se regnassero silenziosamente, senza farsi sentire, quasi come se muovessero loro i fili dall'alto.
È come se fossero nelle bocche di tutti senza essere presenti, come se perfino i docenti siano loro succubi.

Damien e Killian incombono intenzionalmente timore in tutta questa gente, sembra che non avessero aspettato altro che tornare qui e fare ciò per cui sono nati: comandare.

«Conosci qualcuno che guida una moto, qui dentro?» la mia domanda prende di sprovvista Miranda, che chiude l'armadietto al suo fianco e ci posa divertita una spalla sopra.
«Perché? Cerchi qualcuno?» mi punta curiosa col mento, ed io scrollo le spalle.
«No, era solo una domanda»
«Quasi tutti qui guidano moto, Mia, soprattutto nel gruppo di Killian e Damien»

Annuisco lentamente, chiudendo con il lucchetto il mio armadietto dopo averci ficcato dentro i libri di biologia dell'ora precedente.
Quel ragazzo dal casco nero non è mai più comparso nella mia stanza, non ho mai più sentito il rombo delle moto e non mi è più apparso in sogno.
Sembra come se, in realtà, mi fossi immaginata quelle due volte in cui l'avevo visto.

«Ma tu pensi sempre?» Cameron tamburella due dita contro la mia tempia, ed io sobbalzo fingendomi divertita.
«Non ho preso il caffè stamattina, mi sento ancora addormentata» sbuffo, guardando Miles che posa un gomito sulla spalla di Miranda.
«Lo so» mormora Cameron, tirando fuori da dietro la schiena un bicchiere alto e fumante.
«L'ho preso prima di andare via» mi spiega, per poi porgermelo senza aggiungere nient'altro.
Lo afferro titubante.
«Ti ringrazio» balbetto, ma lui ha già rivolto l'attenzione agli altri.

«Ci sono novità?» tossicchia Miles, «Con quei due?»
«Si, Mia li ha incontrati ieri» Miranda risponde velocemente, per poi beccarsi un'occhiata via da parte mia.
Mi sono pentita di averglielo raccontato oggi, durante la colazione, dato che ne ha appena fatto un affare di Stato.
Non mi sembra poi così tanto grave, insomma... mi aspettavo che mi avrebbero presa un po' di mira, ma non sono stati nemmeno così pericolosi.

«Che ti hanno detto?» Cameron scatta con la testa nella mia direzione, ed io osservo il coperchio sul mio bicchiere.
«Niente di preoccupante, solo che non mi vogliono qui» sospiro «Ma me l'aspettavo» preciso.

«Non ti vogliono qui» una nuova voce si aggiunge fra le nostre, e Beverly sbuca fuori dalla schiena di Cameron.
«Strano, di solito sono piuttosto contenti di avere intorno dei novellini» mi guarda con degli occhi affilati e incuriositi.
«A te hanno dato fastidio?» farfuglio «I primi tempi?»
Lei sembra pensarci su, con le labbra arricciate, per poi negare.
«Si concentrano solo su chi trovano stimolante» apre un sorriso, come se fosse in realtà felice che io sia una di quelli su cui hanno deciso di riporre la loro attenzione.
«È solo perché sei la figlia di Perkins» sogghigna Miles.
«Quindi se non lo fossi, non sarei una persona così interessante» ridacchio sotto i baffi, godendomi la sua espressione un po' imbarazzata.
Gli altri ridacchiano sottovoce.
«Non è quello che intendevo» scuote la testa, mentre Miranda invece gli annuisce e Cameron nasconde il viso dietro la mia schiena per ridere.
Non gli do tutti i torti, però.

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