Capitolo 7

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Delle dita mi toccano la spalla con insistenza.
«Svegliati»
No.
Sto facendo un bellissimo sogno su una grandissima casa luminosa, e se mi svegliassi non riuscirei più a ripartire da dove ero rimasta.
Non posso svegliarmi.
«Mia» insiste la voce «Cazzo, ti vuoi svegliare?»

E quando mi rendo conto che la voce femminile che mi chiama non è l'unica che sento, spalanco gli occhi con forza, ritrovandomi delle iridi scure piantate addosso.
Beverly.
«Vieni con noi?» mi fa cenno con la testa, indicandomi la porta, e il mio sguardo la raggiunge intercetta Miles, Miranda e Cameron che mi aspettano sull'uscio con impazienza.
Sono vestiti di nero e reggono alcuni caschi da moto.
Vero, oggi è giovedì.

Mi afferro il labbro fra i denti, e porto una mano fra i capelli fingendo stanchezza.
Sono stata tutto il giorno nella mia stanza, senza mettere piede fuori nemmeno per i pasti.
Ci sono giorni in cui non ho voglia di vedere proprio nessuno, e non esiste alcuna spiegazione logica a questo mio atteggiamento.
Capita e basta, e non mi costringo ad avere rapporti sociali.

«No, sto male» farfuglio ancora addormentata, e Beverly tira uno sbuffo pesante.
«Tira su il culo e vieni con noi»
«Mia, dai o ci perdiamo la gara!» mi strilla sottovoce Miranda, da lontano, ed il mio cuore compie un sussulto.
Giusto, oggi gli outsiders gareggiano nel giro della morte.
Casco nero gareggia.

Mi prendo qualche secondo per pensare sul da farsi: se combattere la mia momentanea asocialità o darle retta e rimanere sotto le coperte.
Ma qualcosa mi spinge a pensare che questa sera io e lui parleremo di nuovo, e d'un tratto la voglia di dormire abbandona del tutto il mio corpo.

«Iniziate ad andare, vi raggiungo fra poco» li liquido con un movimento della mano, e Beverly non se lo fa ripetere due volte.
«Ti aspettiamo sul retro» mi informa Miles, e qualche minuto dopo sono di nuovo sola nella mia stanza, avvolta dal buio della notte.

Mi tiro giù dal letto carica come una molla, indosso dei semplici jeans larghi e una maglia un po' slabbrata bianca, e raccolgo i capelli in una veloce coda alta.
Devo ancora abituarmi a vedermi con questo taglio di capelli firmato Damien Reid.

Non appena spalanco la porta, però, una figura non mi permette più di avanzare nemmeno di un passo.
Rimango talmente stupita dalla sua comparsa che a poco mi ingoio la lingua.
Indietreggio di colpo e per poco cado di chiappe per terra.

«Ciao» mi fa un cenno con la testa ed io riprendo a respirare dopo aver ripreso fiato.
«Pensavo mi stessi aspettando giù, con gli altri» abbozzo un sorriso un po' imbarazzato, grattandomi la nuca.
Dopo aver piantato la sua proposta di uscita fra noi c'è quasi un velato imbarazzo ogni volta che ci rivolgiamo la parola.
Cameron avanza tranquillamente nella mia stanza.

«Volevo chiederti se avevi voglia di gareggiare con me, stasera» si infila le mani nelle tasche, con le spalle un po' sollevate.
Le parole di casco nero mi rimbombano nella testa ogni volta che lo guardo.
Ha ucciso la sua ragazza.
Ma poi i sensi di colpa salgono perché sento di star giudicando qualcuno solo per delle dicerie che girano sul suo conto.
Non ho la certezza che lui abbia fatto del male.

«Gareggiare? Non sono pratica con le moto» arriccio un po' il naso, sentendo il bisogno di far svolazzare la maglia per ricevere un po' d'aria fresca.
Mi mette un po' in soggezione il modo in cui mi guarda.
«Starai dietro la mia schiena, non sarai ai comandi» ridacchia un po', facendomi comparire sul volto un sorriso mesto.
«Tu sei sicuro di aver abbastanza esperienza per il giro della morte?» assottiglio lo sguardo.
«Quasi mi ferisce quanto mi sottovaluti»
Premo le labbra strettamente fra di loro, facendo finta di pensarci su.

«Si può fare» annuisco con forza, afferrando il cellulare nel mio comodino.
«Sei sicura?»
«Assicurato» lo convinco, raggiungendolo alla porta.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 18 ⏰

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