Capitolo 9

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“Addio.”

La voce di quel ragazzo era ipnotizzante. Aveva un timbro caldo, che sembrava cullare la mente quando arrivava alle orecchie. Forse fu per quello che capì effettivamente quel che significavano solo quando lui si era già distanziato di un paio di passi.

"Come hai detto?"

Assieme alle parole, sputò fuori tutta la rabbia che le stavo invadendo il corpo. Si morse il labbro, sentendo un sapore ferroso pizzicarle lievemente il palato.

Il ragazzo si fermò. Le sue spalle muscolose si alzarono e abbassarono lentamente, in un gesto talmente plateale che le parve quasi di sentire il suo sbuffo esasperato.

"Io devo portare a termine la mia missione. Voi non solo sareste un intralcio, ma attirereste attenzioni sgradite. I denti del darkai sono preziosi, costano una cifra che non potete nemmeno immaginare. Nel cercare il guaritore e chiedergli aiuto, qualcuno verrà a sapere cosa portate con voi. E non verranno a chiedervi gentilmente se avete voglia di regalarglieli."

Si voltò a fissarla, con quegli occhi color nebbia che sentiva trapassarle l'anima.

“Mi dispiace. Vorrei davvero aiutarvi, ma il mio dovere viene prima di tutto. Se vuoi un consiglio, lascialo qui e pensa a uscire dalla palude. Tanto, non riusciresti a salvarlo.”

Benché la sua voce fosse calda, quelle parole la gelarono. Forse per la prima volta nella sua vita, si sentì incapace di reagire. Ma durò poco. Tempo che il ragazzo facesse un paio di passi, e Selean udì la rabbia ruggirle dentro. Si alzò stringendo compulsivamente i pugni e in un paio di ampie falcate raggiunse il ragazzo. Incapace di controllarsi, sfogò parte della sua rabbia tirandogli un pugno violento alla spalla, probabilmente facendosi più male lei che lui.

"Ehi!"

“Coso, drizza le orecchie e ascoltami bene. Io non ho capito cos’è questa missione di cui blateri, ma ho capito che sei un fifone che non vuole prendersi le sue responsabilità.”

“Guarda che…”

“Taci! Non mi interessa sapere cosa ne pensi! Qui c’è in gioco la vita di Stecco, la vita del mio migliore amico. Ma da sola non posso farcela, quindi mi serve l’aiuto di un lurido essere come te. E ti posso assicurare che tu mi aiuterai, oppure io ti sbatterò quella faccia da scemo nella melma finché non affoghi o non arriva un sassesa a mangiarla!”

Sotto quella mascella perfetta si allargò una smorfia, un ghigno che era una via di mezzo tra un sorriso e una provocazione.

“Sei una bestiolina con la testa dura. Ma la verità è che io me ne andrò da qui assieme alla testa di questo darkai, unica cosa che mi interessa. Se provi a obbligarmi con la forza, io reagirò. E penso che sappiamo tutti e due come finirà.”

Si era avvicinato a quella ragazza dal corpo ancora pieno di un fango incrostato, che iniziava a emettere un lieve odore di muffa. Incrociò il suo sguardo, in cui gli occhi marroni dardeggiavano come legni secchi a cui è appena stato dato fuoco. Come quel focolare che zampillava davanti a lui, i genitori e i fratelli…

“Padre, partiremo domattina.”

Le fiamme ondeggiarono, creando ombre macabre che sembravano agitarsi in danze confuse sulle pareti. Un grande quadro, adombrato dalla notte ormai calata, fu sfiorato da alcuni spruzzi di luce del focolare, creando immagini più simili a un incubo che al banchetto rappresentato.

Il padre alzò il calice e bevve un lungo sorso. Quando lo riappoggiò solennemente sullo scranno alla sua sinistra, un dolce odore di vino e miele si sparse lungo tutta la stanza.

“Figlio, hai parlato al plurale. Hai già ascoltato il parere dei tuoi fratelli?”

Il fratello maggiore percorse la stanza con lo sguardo, guardando prima la sorella e poi lui, fermandosi per un attimo a fissarlo.

Lo Stregone delle Ombre - Il viaggioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora