Capitolo 6

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"Silenzio, non ti muovere."

Notte sembrò capire le sue parole, poiché si appiattì sul terreno fangoso con le orecchie pelose ritte sulla testa, fissando l'amico coi grandi occhi neri.

"Bravo. Speriamo sia la volta buona."

L'aria pareva vibrare nell'attesa. Sembrava persino non portasse più il solito odore melmoso, che ormai si era piantato nelle sue narici tanto da non abbandonarlo nemmeno quando dormiva la notte.

Strisciò un ginocchio lungo la palude, avvicinandosi al punto in cui sperava di trovare la sua preda...

...ed emise uno sbuffo irritato quando un piccolo animale, dal corpo appiattito ricoperto da una sottile peluria grigiastra, emerse dal fango e scattò via da loro, saettando sulla superficie acquitrinosa a una velocità persino difficile da individuare a occhio nudo.

Notte si alzò dalla sua posizione accucciata e tirò su una zampa, guardandolo con uno sguardo dubbioso con cui sembrava chiedergli perché non stavano correndo dietro a quel piccolo essere saettante.

"È uno sguilla. Non penso esistano animali altrettanto veloci su Ergaf, perderemmo solo energie tentando di inseguirlo."

Diede un buffetto sulla testa di Notte e si alzò, scostando il largo mantello e riponendo la spada nel fodero. Mentre le braghe marroni gocciolavano sul terreno la fanghiglia, si chiese quanto ancora sarebbe stata lunga la sua caccia.

Ricorda, non sarà una semplice caccia. Non dovrai trovare la tua preda, dovrai trovare te stesso.

Un profumo dolce, simile a un fiore appena colto, accompagnò il riecheggiare di quelle parole nella sua testa. Una scia di profumo che accompagnava sempre il passaggio di sua madre lungo i corridoi.

Ma se non riesco, significa che non sono ancora in grado di trovarmi? Significa che non sono ancora pronto?

Sconsolato, prese un pezzo di pane dalla bisaccia. Ne strappò un pezzetto, che lanciò a Notte, e mise l'altro in bocca.

Eppure il compagno non accennò a chinare il muso per prendere il pezzo da terra.

"Beh? Fai lo schizzinoso? Sarà duro come la pietra, ma non abbiamo molto altro."

Notte fece alcuni piccoli passi indietro. Guardava un punto fisso e non distoglieva lo sguardo.

"Cosa succede?"

Tese le orecchie, cercando qualche suono diverso dalla solita calma pomeridiana che impregnava la palude. Qualcosa che non fosse il solito fruscio tra le liane, qualcosa che variasse il solito odore umidiccio.

Un blop nella melma.

Un secondo.

Si accucciò, tornando a immergere le braghe ancora umide nella palude. Il mantello lo avvolse, come abbracciandolo. Con la mano sinistra lo scostò ed estrasse lentamente la spada, tentando di non far stridere l'elsa sul fodero. Notte si nascose rapido dietro di lui, le orecchie basse.

Sarebbe stata la volta buona?

Dalla melma saltò fuori un sassesa, il corpo strisciante che balzava sulla palude per immergersi poco dopo.

Non poteva crederci!

Oltre alle sue ricerche personali, aveva chiesto nei villaggi vicini come trovare un sassesa. Tutti erano concordi; apparivano facilmente nelle Grandi Paludi, sempre in cerca di prede. Per tenerli lontani bisognava fare rumore, altrimenti apparivano di frequente.

Lui, che voleva cacciarne uno, aveva passato tre giorni nelle Grandi Paludi senza creare rumori, attendendo solo che uno di loro apparisse, un'attesa che doveva essere breve. Invece non ne aveva visto nemmeno uno per tre giorni di fila!

Lo Stregone delle Ombre - Il viaggioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora