Ergaf
Terre degli Uomini del Sud
Grandi Paludi
"Volevi uccidermi?"
Aveva il cuore che batteva più forte del tamburo di Ianerat, il cantore che veniva al villaggio per le feste.
"Scusa, Stecco, non volevo..."
Selean, che era sbucata poco prima dal buio della palude, rischiando di farlo morire di paura, aveva la voce seriamente preoccupata. Eppure quella frase si bloccò a metà e le sopracciglia, incurvate in una piega apprensiva, si strinsero debolmente facendo assumere alle lentiggini del volto un'espressione rabbiosa.
"Avrei dovuto ucciderti davvero! Scemo di un... di un... Cosa stai facendo?! Dove te ne stai andando?! Ti rendi conto di quanto mi hai fatto preoccupare? Sono giorni che aspetto di sapere qualcosa, di sapere se stai bene, giorni che non dormo e passo la notte a fissare l'infermeria, e la tua prima preoccupazione è di inoltrarti nella palude di notte?!"
Stecco aveva visto Selean arrabbiata varie volte. Pensandoci, si arrabbiava spesso. Ma mai con quella furia. Stava diventando tutta rossa, tanto da essere visibile anche nel buio della notte. Lui provò a farfugliare qualcosa, qualche scusa, ma emise solo versetti striduli. Lei parve non apprezzare quei biascichii terrorizzati perché si avvicinò di un passo e lo colpì con un paio di schiaffi sulle braccia, che riecheggiarono tra le paludi acquitrinose e gli strapparono un urlo di dolore.
"Ehi Selean, calm..."
"Non provare a dire di calmarmi! Io ti uccido! Ho aspettato per giorni! PER GIORNI! Di sapere qualcosa, di avere una notizia. E tu sei qui bello tranquillo che vai a zonzo per la palude?"
Un altro schiaffo lo raggiunse, questa volta sulla guancia, producendo un pizzicore che fu immediatamente sostituito dal calore dell'abbraccio con cui Selean lo avvinghiò.
Rimasero così per alcuni secondi; lei che lo abbracciava stretto, tenendosi in piedi sulle punte, e lui che restava impalato, le braccia lungo i fianchi, avvinghiato dal suo leggero odore di legno bruciato, che sapeva di casa, senza capire cosa cavolo stesse succedendo.
Qualcosa di bagnato iniziò a inumidirgli il collo, poco prima che l'amica iniziasse ad accompagnare quelle lacrime con singhiozzi misti a parole.
"Non ti svegliavi più... passavano i giorni... e non ti svegliavi... avevo paura..."
Singhiozzò a lungo, con singulti violenti che non richiesero di fare altri rumori per tenere lontani i sassesa. Quando finì, fu Stecco a dover spiegare cosa stesse succedendo, come le spiegazioni date al suo risveglio lo avessero sconvolto. Infine, mentre tamburellava distrattamente con un legnetto un sasso, le spiegò che stava scappando.
Gli occhi grandi di lei erano tornati a fissarlo con serietà, senza più le lacrime a renderli lucidi. Una ciocca di capelli ramati le copriva le lentiggini della guancia destra.
"Ti fa male questa... cosa blu e gialla che hai dentro?"
"In realtà è quasi piacevole, un lieve pizzicorio."
"La senti di nuovo pronta a esplodere?"
"Credo di no. Sembra quasi che stia cercando di allargarsi nuovamente, di riempire ogni spazio disponibile."
Selean gli diede un pizzicotto con aria assorta, come tentando di sfiorare quella cosa che si agitava nel suo corpo. Erano vicini, e poteva ancora vederne le guance solcate dalle lacrime, o sentirne il delicato odore di legno bruciato, che gli ricordava il focolare nella casa di suo padre. Da tempo... beh, da tempo era felice di cercare attimi in cui guardarla, senza che lei se ne accorgesse. Ora poteva farlo, niente li avrebbe disturbati.

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Lo Stregone delle Ombre - Il viaggio
Fantasy* ogni lunedì * In un mondo devastato da quattro terribili malattie che sembrano senza cura, riuscire a condurre una vita normale è difficile. Eppure ci si prova, giocando con gli amici, condividendo la vita col proprio padre adottivo, trascorrendo...