Capitolo 7

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Un darkai!

Il pensiero paralizzò per un attimo la sua corsa. Aveva seguito la direzione delle urla, superando gli alberi contorti e riempiendosi le narici del loro odore spugnoso, tanto simile alla fragranza di muschio che aveva sempre percepito nel cortile di casa dopo un'intensa giornata di pioggia.

Aveva la spada spianata dinnanzi a sé, pronto a qualsiasi evenienza, ma non si era aspettato di vedere il corpo serpentino di un darkai innalzarsi sulla palude.

L'animale puntava una sagoma avvolta nel fango, che si muoveva confusa. Una seconda figura, che sembrava un ramo contorto tanto era secco e slanciato, stava correndo verso la bestia come se avesse il fuoco sotto i piedi.

Cosa stai aspettando?

Si riscosse, ricordandosi perché fosse in quella maledetta palude. Quel darkai era molto meglio di un sassesa.

Si lanciò di corsa, con Notte che guaiva e si nascondeva tra la ramaglia umidiccia da cui erano sbucati.

La scena divenne confusa. La bestia aveva sguaiato i lunghi denti affilati e si era lanciata, pronta a mordere. Il ragazzino secco, con un balzo inverosimile, si era lanciato e aveva colpito la figura infangata, facendola ruzzolare per diversi metri. Da terra aveva persino alzato un sorrisino scemo, prima che i denti gli infilzassero il fianco trapassandolo da parte a parte.

L'urlo che si alzò fu disumano. Un latrato che racchiudeva dolore, sorpresa, rabbia. Più che vedere i denti trapassare quel corpo secco, fu quell'urlo a contorcergli lo stomaco e a fargli salire un conato di bile, tale che gli sembrò quasi di sentire un odoraccio vomitevole nelle narici.

Coprì gli ultimi metri pestando violentemente i piedi sul fango della palude. Come sperava, il darkai liberò dalle sue fauci il corpo svenuto del ragazzino e volse la testa, lunga quanto il suo avambraccio, verso di lui. Ricordava di aver studiato che quella bestia non aveva occhi, ma aveva recettori lungo il corpo serpentino con cui percepiva i rumori sui fanghi della palude.

Alzò la spada, contento di aver attirato la sua attenzione e sperando di non doversene pentire.

L'animale si mosse immediatamente nella sua direzione. Solo uno scatto istintivo gli permise di spostarsi all'ultimo, i denti affilati del darkai che tagliavano la nebbiolina della palude a pochi palmi di distanza.

Appoggiò un ginocchio a terra per attutire la corsa e si rialzò immediatamente in piedi, il cuore che pulsava sulle tempie per il pericolo appena corso.

Vuoi schiattare subito? Non sei più ad allenarti in una comoda palestra, vedi di svegliarti!

Si diede uno schiaffo sulla guancia, come per sottolineare quel pensiero che gli aveva attraversato fulmineo la mente, e piantò i piedi nel terreno molle.

La testa dalla bocca circolare, irta di denti, si gettò nuovamente nella sua direzione. L'istinto gli urlò di gettarsi a lato.

In battaglia, ogni emozione è uno strumento che devi riuscire a sfruttare. Il più importante è il tuo istinto. Devi sentirlo, ascoltarlo, e fare esattamente quel che ti suggerisce, ma con due secondi di ritardo.

Di meno, e l'avversario avrà tempo per difendersi e attaccare di nuovo.

Di più, e sei morto.

Le parole del suo maestro d'arme gli solcarono la mente, assieme al ricordo dell'odore di metallo che sempre circondava quell'uomo dal volto squadrato.

Il primo secondo passò, con l'istinto che urlava talmente forte nella sua mente da procurargli un noioso ronzio nel cervello.

Lo Stregone delle Ombre - Il viaggioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora