#1|the start of everything-parte1

90 25 35
                                    

sono sempre stata quel tipo di ragazza con l'aria da innocente, perfetta in ogni cosa, gentile con tutti, rispettosa verso gli altri, insomma la tipica figlia che tutti vorrebbero.

Lo sono stata, sì, ma fino ad un certo punto.
Fino a quando non ho incontrato loro,
fino a quando non ho aperto gli occhi e visto com'è il mondo reale e chi sono in realtà le persone che mi circondano.

10 anni fa

Finalmente sono a casa, la scuola è sempre stata una rottura per me, non per lo studio ma per gli amici.
Non ho mai avuto una migliore amica e nemmeno un' amica, mi sono sempre chiesta se il problema fossi io o gli altri.

Vado in cucina sapendo che la mamma probabilmente si trova li per prepararmi qualcosa da mangiare, e infatti avevo ragione.
-Ciao mamma- la saluto dandole un bacio sulla guancia mentre lei mi abbracciava
-Ciao tesoro, com'è andata a scuola?- mi chiede lei e come ogni giorno io rispondo con un semplice sorriso e rispondendo 'bene'.

Non le ho mai parlato della situazione a scuola, del fatto che non ho amici con cui uscire o fare i pigiama party come le altre bambine della mia età, perché so che tanto mi dirà che la famiglia è più importante degli amici e non ho bisogno di loro per divertirmi.
-Ho preparato la pasta in bianco, puoi apparecchiare la tavola per te e tua sorella? a proposito puoi andare anche a chiamarla?
Io preparo prima la tavola e poi vado in camera nostra dove si trova Silvy.

Abitiamo in un piccolo quartiere a Brooklyn, in un condominio, da quasi tre anni, prima invece abitavamo in un'altro appartamento, non abbiamo mai avuto una casa tutta nostra come le altre bambine, forse per questo non vogliono far amicizia con me, pensai mentre mi dirigevo verso la stanza che condividiamo.
Il nostro appartamento non è molto grande, la cucina e il salotto sono praticamente nella stessa stanza, il bagno si trova in fondo ad un piccolo corridoio dopo le due stanze da letto, abbastanza grandi per un armadio, un letto, una scrivania e lo specchio.

Lei era seduta sul letto a disegnare qualcosa sul suo quaderno, appena entrai nella camera da letto lei alzò lo sguardo verso di me sorridendomi e correndo ad abbracciarmi per salutarmi.
-Dai vieni che dobbiamo mangiare- le dico prendendola per mano.
Io e Silvy abbiamo due anni di differenza, io ho iniziato la terza elementare mentre lei va al primo anno però tutti ci scambiano per gemelle, ma io credo sia solo perché lei è alta quanto me.

Nostra madre ci pone il piatto di pasta davanti e iniziamo a mangiare come lupi affamati.
Dopo un quarto d'ora circa arriva anche nostro padre dal lavoro e si unisce a noi per mangiare.
Ad un certo punto papà dice:-Ah e comunque stasera andiamo dai Miller che ci hanno invitato a cena da loro.
-I Miller? stai scherzando spero.- risponde nostra madre con un viso preoccupato
-Chi sono i Miner?- chiede mia sorella mentre continuava a mangiare
-I Miller, mia cara, sono dei nostri vecchi amici con cui avevamo perso i rapporti e ora è arrivato il momento di ricominciare a riprendeli.- ci spiega papà
-Miner..Niller..-riprovò mia sorella
-Miller, sono i Mil-ler
-Milner
-Ok lasciamo stare- disse mio padre ridendo
-Perché avete perso i rapporti?- chiesi io
-È una lunga storia, non parliamo da anni dopo quello che è successo a vostro nonno- disse mio padre con espressione seria ma piena di rabbia. Poi si rivolse a me con un sorriso e mi disse:- anche loro hanno dei figli, ne hanno quattro, e potreste far amicizia sai- mi dice in modo dolce come se sapesse tutto ciò che non ho mai detto a nessuno, io gli sorrisi in cambio.

Arrivammo a casa dei Miller per cena, e impiegammo circa mezz'ora di tempo in macchina, appena scesi dall'auto non riuscì a respirare, avevo davanti a me una villa color bianco, enorme, ai lati della casa c'era un prato che partiva dal cancello principale da dov'eravamo entrati, fino alla porta d'ingresso, con al centro una strada in ghiaia abbastanza grande da poterci passare un'auto, in modo che non calpesti il prato.

Dalla porta d'ingresso della villa uscì un uomo, alto, dell'età di mio padre o anche più giovane di qualche anno, vestito in modo elegante con un una camicia bianca sotto una giacca nera e i pantaloni anche quelli neri. Era alto, robusto, ma amche molto affascinante. Dietro di lui arrivò anche la moglie e i figli. Tutti e cinque vestiti eleganti come noi. Mio padre aveva un blazer nero come quello del signor Miller, ma con la camicia nera, mia madre un vestito elegante fino ai piedi, color blu notte, invece io e mia sorella avevamo un vestito nero glitterato blu.

Si avvicinarono a noi - Buonasera Michael, sai mi aspettavo che non venissi- rise e strinse la mano a nostro padre
-Sai che non si dice mai no alle cene Alex- rise anche lui e poi lo sguardo passò su nostra madre che la guardò con uno strano luccichio negli occhi. Quando si rese conto che la stava fissando le rivolse un sorriso e le disse semplicemente -È un piacere rivederla signora Liverly-
mia madre gli fece un piccolo sorriso e ci presento ai Miller: indicò prima mia sorella -lei è Silvy la più piccola mentre lei è Victoria quella più grande-
io e mia sorella fecimo un sorriso e io rivolsi la mano al signor Miller -È un piacere conoscerla finalmente.- dissi con un piccolo sorriso, come mi avevano detto di fare i miei genitori.

Lui stupito mi strinse la mano e mi salutò iniziando a presentare la sua famiglia:-Lei è mia moglie Livia- quest'ultima ci rivolse un gran sorriso e strinse la mano di mio padre dicendogli che era un piacere rincontrarci; era molto bella, aveva i capelli ondulati neri, anche lei aveva un lungo vestito fino ai piedi nero e glitterato, con una piccola scollatura sul petto e spalline sottili con una collana argentata al collo e dei braccialetti e orecchini dello stesso colore.

Alex poi indico i suoi figli, anche loro vestiti di nero e tutti e quattro sembravano uguali tranne quello vicino al più alto, lui faceva paura: aveva un'espressione seria e gli occhi un po' stanchi, sembrava che percepisse il mio sguardo perché mi guardò come se volesse uccidermi, e a quell'occhiata io distolsi subito lo sguardo.
-Lui è Jackson, il più grande, poi Mason, Blake e Jessica, gli ultimi due sono gemelli-
io sorrisi a Jessica che ricambiò il sorriso.
Mentre Alex e Livia ci invitavano ad entrare e gli altri li seguivano, Jessica mi guardò dalla testa ai piedi, sorridendomi come per dire sei davvero carina.

Deception|l'ingannoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora