Prologo

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"Aubrey stai aiutando tua cugina a portare giù le valigie?" la voce di mamma riecheggiò per tutta la casa.
"Si mamma" le urlai di rimando. Presi due bagagli e iniziai a percorrere le scale a chiocciola. Pesavano tonnellate. Ma non pesavano quanto le cattiverie che mi sarebbero arrivate in tono bonario se non le avessi trasportate al piano di sotto.
Già immaginavo mamma dire "Certo che potresti essere un po' più come tua cugina. Almeno lei si rende utile".
Ormai ero diventata la seconda scelta persino di mia madre. Tutti preferivano lei a me, non importava cosa facessi per provare a compiacere gli altri. Sarei sempre stata inferiore. Sarei sempre stata la sua ombra. Non avrei mai potuto illuminarmi se lei non si fosse spostata. E fortunatamente lo stava facendo. Mio zio aveva ricevuto una proposta di lavoro in Inghilterra, per questo tutta la sua famiglia ristretta, compresa sua figlia, era costretta a trasferirsi. Finalmente avrei avuto la possibilità di uscire alla luce e non essere più solo la "cugina di Gracie".
E proprio mentre fantasticavo su come sarebbe stata la mia vita senza di lei, mentre percorrevo gli ultimi scalini, caddi. Davanti a tutta la mia famiglia.
Gracie, che a sua volta stava percorrendo le scale dietro di me lasciò le valigie che stava trasportando e accorse per venire a controllare che fosse tutto ok. O almeno così credevano gli altri. Io sapevo che lo faceva solo per farmi sfigurare.
"Aubrey stai bene?" chiese in tono pacato tendendomi la mano per aiutare ad alzarmi. Non la afferrai. Piantai i palmi per terra e feci forza per sollevarmi.
"Benissimo" dissi digrignando i denti.
"Oh tesoro se sapevi che non avresti potuto farcela avresti potuto lasciare le valigie a Gracie e Lee. Sai che facendo più attività fisica di te sono più forti." esclamò mia mamma sorridendomi. Facevo le stesse ore di sport che facevano loro, ma era inutile ricordarglielo. Sapevo che ribattere mi sarebbe costata solo una punizione e una ramanzina sul fatto che non avrei dovuto essere gelosa di mia cugina, quindi risposi solo con un "Già. Scusate."
Peccato che io non ero gelosa di lei. Ero solo arrabbiata. Anzi furiosa. La volevo fuori dai piedi.
Passai il resto del tempo seduta sul divano con i miei nonni, la mamma e zia col broncio mentre mio zio, Lee e Gracie caricavano la macchina. E fu solo quando mi alzai dal divano per salutare i mei zii e mia cugina in fase di partenza  che sentii il groppo che avevo in gola sciogliersi lentamente.
"Mi mancherai Abby" mi disse Gracie con le lacrime agli occhi mentre mi abbracciava.
"Anche tu mi mancherai Lacy" le dissi falsamente. Lacy ed Abby erano i nostri nomignoli, ce li eravamo dati quando eravamo ancora all'asilo. Sinceramente erano l'unica cosa che mi piaceva del nostro rapporto.
Quando gli zii finirono i saluti salirono in macchina. Piangevano tutti mentre li guardavano sparire lentamente dentro al veicolo e sfrecciare verso l'ignoto. Persino io. Ma il mio motivo era diverso. Finalmente potevo vivere la mia vita, potevo vivere davvero. E fu con questa convinzione che salutai con la mano per l'ultima volta l'auto in partenza, dando vita ad un nuovo inizio. Alla vera Aubrey Moore.

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