Gracie
Da quando ci eravamo trasferiti niente era stato più lo stesso. Al tempo avevo solo 6 anni e non capivo come la cosa avrebbe potuto influenzare la mia vita rendendola un vero schifo. Non immaginavo quanto questa sarebbe potuta degenerare in questi anni. Perciò quando mamma qualche giorno fa mi aveva annunciato che ci saremmo trasferite presto da mia zia Abigail a tempo indefinito feci salti di gioia. Letteralmente.
Era la notizia migliore che avessi ricevuto in anni.
Wildemoor non era certo New York, non era la città per cui si sogna tutta la vita di trasferirsi, era più un buco di culo sperduto sulla faccia della terra.
Ma era il mio buco di culo preferito.
Mi mancava tutto di quella piccola città. Lì la vita era più semplice e non c'erano complicazioni di alcun tipo.
Quando abitavo lì non mi mancava assolutamente niente e non vedevo l'ora di tornare a quella vita. Ero euforica per la partenza imminente ma anche spaventata.
E se ciò che mi mancava non fosse Wildemoor ma solo la voglia di tornare bambina? La voglia di tornare a pasticciare con i colori, di dire "ti voglio bene" alla mamma in modo spontaneo senza sentirmi forzata, di cantare a squarciagola per i piccoli quartieri inabitati?
Probabilmente lo avrei scoperto col tempo, cosa che non giovava a mio favore. Ero sempre stata impaziente e curiosa. La nonna me lo diceva sempre. Sosteneva che essere curiosi fosse un pregio ma che ogni tanto per il bene delle persone dovevo tenere a freno la lingua e smettere di fare domande.
Ecco un altro mio grande, anzi gigantesco, difetto. Non riesco a stare zitta. Mai. Amo parlare e non capisco la gente che passa la maggior parte della propria vita in disparte e in silenzio. Insomma la comunicazione è ciò che serve per vivere in fondo. Se una persona non parla come spiega quello che sente?
Un tempo a Wildemoor conoscevo una persona che non amava parlare, preferiva starsene rinchiusa tra i suoi pensieri incatenata ad un broncio che non le donava per niente.
Mia cugina Aubrey era bellissima quando sorrideva, non capivo perché non lo facesse più spesso.
Lei era forse la persona che mi mancava più di tutti.
Sin da quando eravamo bambine io nutrivo un affetto inestimabile verso di lei. Mi sentivo estremamente protettiva nei suoi confronti, eravamo cresciute insieme ed era come se fosse la mia sorellina minore.A volte però sembrava che lei mi detestasse. Che non mi volesse nella sua vita. Ed era strano, perché per tutto il tempo che avevamo passato insieme per me esisteva solo lei.
All'asilo erano tante le bambine che volevano essere mie amiche ma io non volevo altre amiche, avevo mia cugina e mi bastava. Nella mia testa io e lei eravamo una cosa sola. Un pezzo unico.
Ma nella sua? Non lo sapevo. Non ne avevo la più pallida idea. Soprattutto nell'ultimo periodo prima che andassi via continuava ad evitarmi e ricordo che alla me bambina faceva parecchio male il modo in cui fingeva che non esistessi.
Prima di ciò io e lei ne combinavamo di tutti i colori insieme. Una volta tagliammo tutti i capelli di una di quelle teste-bambola che usano le parrucchiere e li nascondemmo in una delle tante borse di mia mamma.
Naturalmente poi lei e la zia Abigail si arrabbiarono da morire. Ma fu estremamente divertente, io e Aubrey ci ridemmo su per un sacco di anni.
Oppure ricordo che ogni volta che andavamo dalla nonna portavamo i cd di high-school musical per replicarli. Avevamo imparato a memoria tutta la trilogia. Ci piaceva imitare le coreografie perché erano pazzesche e amavamo anche vestirci il più simile possibile ai personaggi per calarci meglio nella parte. Non ho mai capito perché ad un certo punto il nostro rapporto si fosse incrinato in quel modo.
Mi chiedevo spesso come fosse cambiata Aubrey nel corso del tempo. Era da quando mi ero trasferita che non avevo più sue notizie.
Le avevo mandato la richiesta su Instagram e Snapchat ma non l'aveva mai accettata.
Non avevo comunque mai pensato che lo avesse fatto di proposito. Ero sicura, anzi sicurissima, che probabilmente non le avesse viste. Magari si era fatta così tanti amici che le richieste sui social le facevano esplodere il telefono e aveva smesso di guardarle.
Spesso chiamavo la nonna ed era lei a parlarmi di mia cugina. Diceva che non andava a trovarla spesso ma che quando lo faceva le pareva felice. La nonna sosteneva che fosse diventata davvero bella ma su questo non avevo dubbi. Era sempre stata bellissima, sin da bambina.
Spesso mi chiedevo anche come fosse mio cugino ma succedeva meno, avevo sempre avuto un rapporto migliore con Aubrey. Eravamo più simili.
Qua in Inghilterra non ero riuscita a farmi molti amici, le ragazze non volevano stare con me perché sin dai primi giorni delle scuole superiori avevano notato quanto alcuni ragazzi si sforzassero di parlare con me e io gli davo corda.
Non pensavo che tutti gli esseri del sesso opposto che mi parlavano ci stessero provando, non era nel mio stile.
Cercavo solo di trovare del buono nelle persone e pensavo solo che volessero essere miei amici. Peccato che alla fine scoprii di aver commesso un errore, perché più erano i ragazzi a cui davo confidenza, più erano quelli a cui davo palo e più era la gente che smetteva di parlarmi.
Presto diventai abbastanza carina per essere sessualizzata ma non abbastanza per essere amica di qualcuno.
Nessuno mi voleva nel proprio gruppo di amici per via della mia etichettata di "frigida puttana dell'istituto". Cosa decisamente insensata perché quei due aggettivi che mi erano stati attribuiti erano letteralmente opposti ma spiegavano perfettamente cosa ero per gli altri.
Per i ragazzi ero una frigida, una che non te la dava neanche a pagare. Un ragazzo una volta provò persino ad offrirmi dei soldi per farmi cedere alle sue fantasie da depravato misogino. In risposta gli sputai in un occhio e gli tirai un calcio nelle palle.
Per le ragazze invece ero una zoccola, una che ci provava con tutti. Per questo avevano unito gli aggettivi, evidenziando la loro stoltezza. Fu per questo motivo che già dal primo anno mi promisi di concentrarmi sullo studio e di lasciar perdere tutto ciò che riguardava amicizie, relazioni ed esseri umani. Quando avrei finito l'ultimo anno me ne sarei andata al college e avrei provato a fare nuove amicizie direttamente lì stando attenta a non commettere gli stessi errori di qualche anno fa.
Quest'anno però sembrava essere il mio anno fortunato. La scuola sarebbe iniziata tra meno di un mese ma io tra qualche giorno sarei partita per frequentare un'altra scuola nel Nord-America.
Quando ero bambina sognavo sempre i miei anni al liceo. Sognavo di essere una cheerleader super popolare, ma mi ero promessa che se lo fossi diventata non avrei dovuto essere come quelle stronze nei film.
Volevo essere diversa, volevo essere gentile e aperta con tutti. Magari Aubrey mi avrebbe fatto fare tante conoscenze e sarei diventata ciò che avevo sempre voluto. Magari adesso sarebbe stato tutto come doveva essere. Come se non mi fossi trasferita. Come se quei 12 anni lontano dalla mia città natale non fossero esistiti.
O almeno così credevo.
🎀🎀🎀
Ciao stellinee,
il capitolo di oggi era veramente molto corto ma ci tenevo a pubblicarlo per introdurre un "nuovo" personaggio.Presto arriverà un nuovo capitolo un po' più lungo.
Nel frattempo vorrei sapere il vostro parere su Gracie.
Scatenatevi nei commenti.A presto,
Sunnie.
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Plot Twist
RomanceUna ragazza apparentemente normale. La sua gelosia. E un omicidio che non voleva commettere. Aubrey Moore chi è? E come farà a liberarsi di ciò che ha fatto? Sarà davvero l'insabbiamento di quell'oscuro segreto a salvarla o sarà quella che pensava e...