Caino

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Mercoledì, come ogni mattina dall'inizio di febbraio, si era recata al capanno di Xavier per la sua ricognizione giornaliera.
Xavier a gennaio aveva lasciato la scuola e la sua famiglia aveva spiegato che per problemi personali il figlio avrebbe intrapreso un percorso di studi da casa, per terminare comunque l'anno.
Il ragazzo non sembrava costretto ad andarsene e non disse nulla di più a Mercoledì e agli altri, nemmeno a Bianca, così la cosa venne accettata senza troppe moine, anche se qualche dubbio sul vero motivo di quella "fuga" c'era.
Xavier aveva così chiesto a Mercoledì, letteralmente in ginocchio, confessandole che fosse l'unica di cui si fidava in quella scuola, di  controllare che nessuno entrasse lì senza il suo permesso o rubasse i suoi dipinti.
Mercoledì aveva accettato solo perché quello sarebbe stato un posto perfetto per quando aveva bisogno di allontanarsi da tutti, anche dagli spiriti.
Così, poco prima dell'inizio della lezione di erbologia, aprì il lucchetto che chiudeva il capanno ed entrò a dare un'occhiata veloce.
Sembrava tutto tranquillo, ogni cosa al suo posto, tranne una. Una tela doveva essere caduta a faccia a terra da uno degli scaffali traballanti che Xavier aveva montato (un lavoro veramente indegno).
Mercoledì alzò gli occhi al cielo e si avvicinò al quadro, mentre Mano lo rigirava per lei.

Era da tanto tempo che Mercoledì non si stupiva di qualcosa, non era più abituata all'inaspettato.
Sulla tela c'era un dipinto molto particolare e la mano che lo aveva disegnato non sembrava per niente quella di Xavier.
Sulla tela c'era Eudora, era stata disegnata nella sua orribile forma naturale, ma poi notò dell'altro che fece quasi morire Mercoledì.
C'era anche Enid a terra nel dipinto, con gli occhi chiusi, come morta, mentre Mercoledì brandiva un'accetta ed erano stati disegnati dei brillanti sul corpo di Enid, che dovevano rappresentare delle preziose lacrime, probabilmente quelle che Mercoledì aveva versato quella fatale notte.

Come aveva osato dipingere un ricordo così privato di Mercoledì?

Prese velocemente la tela e senza pensarci la strappò, facendola in pezzettini così piccoli da rendere tutto irriconoscibile.
Mentre lo faceva, però, il suo cuore sembrava batterle troppo forte nel petto, come dopo una visione, ma non ne aveva avuta nessuna.
-Maledetta strega, perché mi fa ancora questo?- La domanda era rivolta a Mano, ma in realtà Mercoledì non voleva sentire la sua risposta perché sicuramente le avrebbe dato quella giusta, che già sapeva.

Traumi seppelliti sotto la sabbia che urlano.

Doveva evocare Eudora, doveva fare una seduta spiritica, parlarle e dimenticarla una volta per tutte.

Ma quel quadro le diede altro a cui pensare: chi diavolo lo aveva messo lì?
Aveva una bruttissima sensazione e pensò subito ad Enid, doveva tornare da lei.
Al diavolo Eudora.

Mercoledì doveva ancora imparare a gestire tutte le conseguenze dell'amore, cioè tutte le emozioni stupide che genera, anche quelle negative, come la gelosia, la preoccupazione eccessiva, l'ansia di sapere l'altra persona al sicuro.
Si colpevolizzava ancora per ciò che era successo con Eudora, perché lì non aveva protetto la sua Enid come doveva, anche se l'altra continuava a dirle che non era colpa sua e che non avrebbe potuto fare niente di diverso.

Così la più tetra figlia degli Addams rientrò dalle porte principali dell'Accademia, allarmata da un chiacchiericcio continuo e da una folla di ragazzine e ragazzini del primo anno che sembravano essere stati appena liberati da uno zoo.

Mercoledì, così piccola e mortale, riuscì a farsi largo tra la folla senza che nessuno la notasse, lasciando che Mano facesse il lavoro sporco, tirando qualche "spallata" e legando i lacci tra le varie scarpe di quella mandria di ragazzini, per farli cadere come dei sacchi a terra.

Quando il suo cammino si aprì, vide il motivo di tanta esaltazione.

C'era, ai piedi della scalinata principale, un ragazzo pallido, capelli corti e neri, vestito di altrettanto nero e oggettivamente di bell'aspetto. L'unica differenza che aveva con Mercoledì era il suo radiante sorriso e i suoi occhi di ghiaccio che tradivano la sua immagine cadaverica.

Quella sua oscura luce - Parte II - WenclairDove le storie prendono vita. Scoprilo ora